Mattia Feltri Per “la Stampa”
MATTIA FELTRI
La querela mossa da Giorgia Meloni a Roberto Saviano dà un'idea del rapporto fra politica e giornalismo, ma soltanto un'idea. E un'idea abbastanza imprecisa, perché credo nessuno sappia che ogni anno di querele per diffamazione a mezzo stampa ne vengono sporte fra le sei e le settemila, cioè più o meno diciassette o diciotto al giorno. Il novanta per cento finisce in polvere, ma forse l'intento intimidatorio è raggiunto, e poi restano le altre sei-settecento.
Altro dettaglio diffusamente ignoto: quando si stilano le classifiche della libertà di stampa, in cui siamo regolarmente sotto l'Angola o il Nicaragua, la nostra posizione dipende soprattutto dalla pena al carcere, prevista appunto soltanto qui e in qualche paese di colonnelli. Dunque male i politici che querelano, e a raffica, peggio i politici che non depenalizzano.
MATTIA FELTRI
Ma - terzo particolare malamente trascurato - i fan della querela non sono solamente i politici, anche i magistrati. Io sono fra i massimi collezionisti europei di querele di magistrati - fin qui, toccando ferro, cento per cento di assoluzioni. Se querela un politico, talvolta si alza il coro greco. Se querela un magistrato, mai.
E proprio di pochi giorni fa è la notizia della condanna inflitta a Maurizio Costanzo - un anno di reclusione, pena sospesa purché risarcisca il diffamato con 40 mila euro - colpevole di critica, anzi diffamazione, del giudice che rigettò la richiesta di arresto per l'uomo che poi deturpò con l'acido Gessica Notaro. Complimenti a questo giudice, disse Costanzo invocando l'intervento del Csm. Ecco: un anno di reclusione. A proposito, come va in Angola?
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