MIA MARTINI
ivano fossati mia martini
(...) Per sua natura estremamente riservata, furono pochi gli amori vissuti sotto i riflettori. La relazione più nota è di certo quella con Ivano Fossati. I due si conobbero nel 1977. Si amarono, collaborarono, si detestarono e si dissero addio nel 1983. Mia Martini parlò della fine di questa relazione in un'intervista rilasciata nel 1990 a Ivana Zomparelli per il magazine ‘Noi donne'. Descrisse un sentimento soffocato dalla gelosia e la sua difficoltà a credere fino in fondo all'amore di un uomo che, a suo dire, si sarebbe rifiutato di renderla madre:
"Intanto era iniziato, su basi sanguinolente e catastrofiche il rapporto con Ivano Fossati. E avevo il mio bel da fare con questo campo minato. Avevo un contratto con un'altra casa discografica e ho dovuto romperlo a causa sua. Perché era geloso, dei dirigenti, dei musicisti, di tutti. Ma soprattutto era geloso di me come cantante. Diceva che mi voleva come donna, ma non era vero perché infatti non ha voluto nemmeno un figlio da me, e la prova d'amore era abbandonare del tutto anche la sola idea di cantare e distruggere completamente Mia Martini".
IVANO FOSSATI
nancy brilli ivano fossati
Bruno Viani per “la Stampa” - Estratti
«La verità è che in questo momento la musica sta attraversando un cambiamento che è paragonabile solo a quello dei primissimi Anni '60: chi c'era allora, quando io avevo 14 anni, ha potuto vivere 60 anni di carriera perché fondamentalmente in questi decenni non è mutato nulla. Oggi il mutamento è totale».
Ivano Fossati, classe '51, una storia sul palco interrotta senza rimpianti nel 2012, aveva già tenuto laboratori di cultura musicale all'Università di Genova e la scorsa primavera era stato insignito della laurea Honoris Causa. Oggi torna da professore e accetta di raccontare questa nuova sfida accademica.
(...)
È una scelta di campo, contrapposta alla musica considerata "alta"?
«L'ho detto ai ragazzi, di musica alta si parla sempre: ma noi parleremo anche di quella bassa, leggera e leggerissima che viene sempre tralasciata. Magari si ascoltano i Pink Floyd, e io ho conosciuto gente che ha ascoltato per tutta la vita solo i Pink Floyd e non ha capito nulla, ma figuriamoci Rita Pavone o Morandi. E allora noi parleremo anche di quella musica che magari non ti è mai piaciuta ma quando la ascolti per radio casualmente ti viene voglia di alzare il volume».
ivano fossati 3
Sono solo canzonette...
«Eppure ti prendono per il bavero, ti agganciano. Si impigliano nel cervello e nei sentimenti. Qualcuna finisce nel dimenticatoio, altre sono storicizzate e oggi sono la fotografia perfetta di un'epoca, non solo banalmente qualcosa che ti rimanda a un momento privato. Non dico che ciò che non piace debba improvvisamente piacere, ma è necessario essere consapevoli che esistono questi meccanismi e anche se ieri non le sopportavi oggi ti fanno alzare dalla sedia: canzoni che oggi magari ti infastidiscono e poi si impigliano nei tuoi neuroni e nei tuoi sentimenti»
(...)
Lei parla di momento cambiamento totale per la musica come negli Anni '60, cioè?
«La modalità della musica precedente è stata letteralmente cancellata dallo tsunami dei Beatles e dei Rolling Stones, io avevo 14-15 anni e noi ragazzini non ascoltavamo altro. Oggi lo posso dire, noi di Tenco non volevamo sapere nulla, non ci interessava nulla che non avesse un suono di chitarre elettriche. Fino ad oggi non è cambiato niente, la svolta è ora».
Cosa sono i giovani per lei?
«Forse per me sono la proiezione di quello che sono stato io, quindi in realtà abbiamo la presunzione di conoscerli e capirli, ma non è così. Siamo stati diversi e questo mi rende curioso, anche oggi che ho 72 anni e vedere le mie copertine nella sezione "Adult" mi fa sorridere, quasi fossero pornografici. Quando ho fatto la mia precedente esperienza tenendo laboratori universitari ho imparato da loro molto, lo dico davvero e senza retorica. Oggi qui ne ho visto molti di quei ragazzi che nel frattempo si sono laureati e mi fa piacere, è una bella sensazione di scambio culturale».
ivano fossati 2
Ha parlato di svolta segnata dalle classifiche ufficiali di diffusione della musica, 7 brani su 10 sono rap o trap.
«Sì, ovviamente ci sono delle fluttuazioni, ma siamo arrivati a questo. E non significa niente di male, solo è necessario prenderne atto. Cambia la struttura delle canzoni, cambia il modo di scriverle. Se metti fianco a fianco un brano di un cantautore e uno di un rapper, vedi che il secondo è quasi sempre una monodia che a volte va avanti su un accordo solo. Non è un giudizio, è sempre una presa d'atto».
ivano fossati
È musica anche questa?
«Sì ed esiste da tempi lontani, ha radici nella black music che in Italia è arrivata con un percorso più tortuoso attraverso l'Inghilterra. Ma anche i pezzi James Brown a volte sono una monodia».
La paura di molti genitori è che i brani inneggino alla violenza e siano sprezzanti nei confronti della donna.
«Sono contenuti che viaggiano spesso dentro questa musica, io certe volte resto senza fiato per il tipo di violenza che esaltano. Per capire, non per giustificare, dobbiamo considerare che anche questo viene da lontano, ha radici profonde in altre società che non sono la nostra. I cattivi maestri ci sono sempre stati, sta a noi cercare di non incontrarli».
ivano fossati fabrizio de andre
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