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    JOE BIDEN, IL MATTARELLA D’AMERICA – CAZZULLO: UNA VITTORIA CONQUISTATA AL CENTRO. LA CAMPAGNA PRESIDENZIALE È STATA RIVOLTA AI REPUBBLICANI PERPLESSI DALLA SVOLTA IMPRESSA DA TRUMP. HA PARLATO IN PRIMO LUOGO AI CETI POPOLARI DEL MID-WEST, CHE CHIEDONO PROTEZIONE ECONOMICA. DA POLITICO ESPERTO, BIDEN SI È GUARDATO DAL FARSI TRAVOLGERE DALL' ONDA EMOTIVA DEGLI SCONTRI DI PIAZZA, DELLE STATUE ABBATTUTE. MERKEL, BIDEN CI RICORDANO CHE NELLA POLITICA MONDIALE IL CENTRO NON È MORTO…"


     
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    Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera

     

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    E se contro Trump avesse corso un candidato fresco, giovane, ma radicale e socialisteggiante? Forse sarebbe andato molto peggio di Biden. Manca la controprova; ma c' è un indizio. Prima della vittoria di Trump, il 2016 aveva riservato lo choc della Brexit.

     

    Un verdetto confermato dalle elezioni del dicembre 2019, affrontate - e stravinte - da Boris Johnson con lo slogan «Get Brexit down», togliamoci l' Europa di torno.

    I laburisti avevano un candidato né fresco né giovane, ma molto radicale e molto socialista, Jeremy Corbyn; che li ha condotti alla peggiore sconfitta di sempre.

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    Perché contrapporre a un populista di destra un populista di sinistra è rischioso, e può rivelarsi controproducente.

     

    I democratici americani non hanno commesso il medesimo errore. La macchina del partito - guidata ancora da Obama - ha manovrato fin dall' inizio per Joe Biden, che pure aveva iniziato malissimo il percorso delle primarie. Prima sono stati indotti al ritiro i moderati che potevano erodere i voti centristi: Amy Klobuchar, Pete Buttigieg - ora probabilmente ricompensato con un ministero -, Kamala Harris, che ha avuto la vicepresidenza. Poi, quando il prescelto è rimasto solo contro Sanders, il candidato socialista si è trovato in svantaggio, ed è stato convinto a desistere, anche con il pretesto della pandemia.

     

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    La campagna presidenziale di Biden è stata giocata tutta al centro. È stata rivolta ai repubblicani perplessi dalla svolta impressa da Trump. Ha parlato in primo luogo ai ceti popolari del Mid-West, che chiedono protezione economica ma tendono a essere conservatori in tema di diritti civili. Certo, Biden ha avuto e avrà bisogno anche dell' ala sinistra del suo partito, che è stata fedele più a lui che a Hillary quattro anni fa. Allora quasi nessuno pensava seriamente che Trump potesse vincere; e non tutte le componenti della base democratica si erano mobilitate, come hanno fatto stavolta.

     

    Ma, da politico esperto, Biden si è guardato dal farsi travolgere dall' onda emotiva degli scontri di piazza, delle statue abbattute, della contrapposizione anche violenta ai sedicenti miliziani di Trump. Se fosse entrato nel vortice dello scontro radicale, se avesse risposto al linguaggio estremo del presidente, il candidato democratico avrebbe accettato battaglia su un terreno sfavorevole, dove sarebbe stato battuto in partenza. Con i ritmi lenti, il tono sommesso, le parole d' ordine a volte scontate però mai incendiarie del moderato ha intrapreso un percorso non esaltante ma sicuro, che gli consente ora di dire: missione compiuta.

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    Questo non cancella una notte di passione, e questi giorni di incertezza. Trump si è confermato un lottatore, capace di tenere quasi tutti i voti repubblicani e di battersi anche negli Stati democratici. Ma la caduta dell' Arizona, lo Stato di Barry Goldwater e John McCain, brucia. La sconfitta che si profila in Georgia apre una prima crepa nel muro rosso del Sud.

     

    joe biden kamala harris joe biden kamala harris

    I repubblicani restano fondamentalmente il partito dei maschi bianchi: categoria dominante per secoli, ma che ora da sola non garantisce più l' egemonia; non a caso è dal 1988 (con la sola eccezione di Bush figlio nel 2004) che il Grand Old Party non ottiene alle presidenziali la maggioranza dei voti popolari. Un dettaglio ininfluente per il meccanismo elettorale, ma politicamente non così privo di significato; perché le congiunzioni astrali possono riuscire una volta (Bush jr nel 2000), due volte (Trump nel 2016), ma non sempre.

     

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    Il sovranismo non finisce certo oggi. È una tendenza mondiale, che alla lunga la pandemia - generando impoverimento e rabbia - può persino rafforzare. Questo vale in particolare per l' Italia, dove la destra (storicamente maggioritaria) è guidata da tifosi di Trump. Il fatto che sia stato eletto il secondo presidente cattolico nella storia americana non autorizza paragoni con le nostre vicende. Ma l' altro ieri la Merkel, ieri Macron, oggi Biden ci ricordano che nella politica mondiale il centro non è morto; e non è detto che sia un male.

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