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    “LO SO CHE È UNA DECISIONE FORTEMENTE CONTROVERSA. NON L' HO PRESA ALLA LEGGERA” -  IL CAPO DELLA COLONIAL PIPELINE HA CONFERMATO DI AVER PAGATO IL RISCATTO AGLI HACKER CHE AVEVANO MESSO IN GINOCCHIO LA DISTRIBUZIONE DI PETROLIO IN AMERICA – LA CIFRA SI AGGIRA SUI 4,4 MILIONI DI DOLLARI: “NON NE VADO FIERO, MA E’ STATA LA COSA MIGLIORE PER IL PAESE” – JOE BIDEN AVEVA CHIESTO DI NON ASSECONDARE LE RICHIESTE DEI CRIMINALI, MA IL PRESIDENTE NON HA STRUMENTI PER INTERVENIRE IN “UN FATTO PRIVATO, AZIENDALE”…


     
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    Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

     

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    «Sì, abbiamo pagato il riscatto agli hacker: 4,4 milioni di dollari. Non sono contento, ma era la cosa migliore da fare per il Paese». Joseph Blount, amministratore delegato di Colonial Pipeline, conferma al Wall Street Journal la notizia pubblicata il 13 maggio scorso dall' agenzia Bloomberg . Ma sono parole comunque clamorose: è la prima volta che una grande società americana ammette di aver dovuto sottostare al ricatto dei pirati informatici.

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    Il 7 maggio l' allarme. Una parte dei server della società viene messa fuori uso da un attacco cibernetico. I dirigenti della Colonial sono costretti a interrompere le forniture di greggio, diesel, gas per uso domestico, combustibile per le basi militari e gli aeroporti civili sulla costa Est degli Stati Uniti. Circa 378 milioni di litri al giorno, il 45% del fabbisogno energetico che scorre in un gasdotto lungo 8.850 chilometri, dal Texas al New Jersey.

     

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    Il 13 riprende il servizio, anche se i disagi, specie nei distributori di benzina, continuano per giorni. Nel frattempo Blount, 60 anni, aveva dato ordine di pagare gli incursori: «Lo so che è una decisione fortemente controversa. Non l' ho presa alla leggera. Devo ammettere che non è stato piacevole vedere uscire i soldi dalla porta per finire a gente come questa. Ma era la cosa giusta da fare per il Paese».

     

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    Il manager racconta di riunioni frenetiche con gli ingegneri. Vengono inviati circa 300 tecnici sul campo per verificare che non ci siano stati danneggiamenti fisici agli impianti. Ma il risultato è scoraggiante: impossibile stabilire quanto danno avesse procurato il «cyberattack»; difficile stimare quanto tempo ci sarebbe voluto per ripristinare la normale attività di distribuzione.

     

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    A quel punto il Ceo, il capo dell' azienda, preferisce limitare le perdite: 4,4 milioni di dollari consegnati in bitcoin, a fronte dei codici per sbloccare il pannello elettronico di comando. Blount non ha rivelato l' identità della gang criminale. Resta il sospetto che gli autori del colpo facciano parte di «Darkside», un gruppo con base in Russia.

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    La scelta di Colonial mette in imbarazzo il sistema politico e giudiziario. A cominciare dalla Casa Bianca. Joe Biden aveva chiesto di non alimentare un fenomeno in crescita tumultuosa che ha colpito centri di ricerca medica, enti statali e locali, scuole. In media il riscatto richiesto si aggira sui 310 mila dollari. Nello stesso tempo, il presidente non aveva strumenti per intervenire in «un fatto privato, aziendale». Mancano leggi o, più semplicemente, schemi di contrasto concordati tra le industrie più esposte e l' Fbi.

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