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    ALPE DEL GIORNO DOPO - L’IMPRESA DI JULES MOLYNEAUX, IL BAMBINO SCOZZESE DI 11 ANNI CHE HA RAGGIUNTO LA VETTA DEL CERVINO INSIEME AL PADRE E A DUE GUIDE, DIVIDE GLI ALPINISTI: È GIUSTO TRASCINARE UN RAGAZZINO IN UN’ESPERIENZA COSÌ PERICOLOSA? IL PROBLEMA NON RIGUARDA SOLO LE DIMENSIONI DELLA SCALATA, MA ANCHE QUESTIONI CULTURALI, PEDAGOGICHE ED ETICHE - E POI C’È LA RESPONSABILITÀ DEI GENITORI…


     
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    Franco Brevini per www.corriere.it

     

    jules molyneaux in cima al monte cervino jules molyneaux in cima al monte cervino

    L'impresa di Jules Molyneaux, un bambino scozzese di 11 anni, che, insieme al padre e a due guide alpine, nei giorni scorsi ha raggiunto lungo la via svizzera la vetta del Cervino, sta facendo discutere. Ha senso portare un bambino ai 4478 metri di quello che un inglese definì due secoli fa «il più nobile scoglio d'Europa»?

     

    «Una bella esperienza - ha dichiarato lo scalatore in erba - anche se alla fine della salita mi sentivo le gambe di gelatina». Anche per lui indimenticabile l'alba in quota: «A metà strada per la vetta inizi a vedere tutto arancione dietro le Alpi. È fantastico».

     

    l'impresa di jules molyneaux sul cervino l'impresa di jules molyneaux sul cervino

    Suggestionato da un'arrampicata compiuta con la scuola di Ardrveck che frequenta, il piccolo Jules da due anni si preparava all'impresa e si è allenato anche nei giorni del lockdown. Particolarmente compiaciuto il padre Chris, anche se non si tratta di un record, in quanto una bimba di otto anni era già salita in cima dal più difficile versante italiano.

     

    «Le condizioni risultavano decisamente pericolose - ha dichiarato un po' sorprendentemente l'uomo - con parecchia neve e scariche di sassi. Il giorno in cui siamo saliti eravamo in dieci e una persona è morta. Un ragazzo è volato per quattrocento metri ed è stato recuperato in elicottero».

     

    Scalatori e guide divisi

    Divisi sulla singolare performance scalatori e guide alpine e le ragioni non mancano. Un'arrampicata su falesia può essere un gioco sicuro, piacevole ed educativo per i bambini, ma il Cervino non è una lunga falesia e lo scrivo dopo averlo salito due volte.

     

    jules molyneaux in cima al monte cervino jules molyneaux in cima al monte cervino

    Il problema non riguarda solo le dimensioni della scalata, che è probabilmente sconsigliabile per il fisico di un bambino, allo stesso modo in cui gli esperti suggeriscono di non avviare troppo precocemente i nostri figli all'attività agonistica. In giuoco ci sono in questo caso non soltanto questioni fisiologiche, ma anche culturali, pedagogiche ed etiche. Il Cervino non è un ammasso di sassi particolarmente alto, anche se alla fine di ciò si tratta.

     

    Il Cervino è un grande mito della storia dell'alpinismo ed è per questo che la gente lo sale. Come può capire tutto ciò un bambino di undici anni? Come fargli comprendere la sfida eroica dei pionieri, la lotta con i pregiudizi, l'epica della corsa tra Whymper e Carrel, la tragedia della discesa, le imprese del gotha dell'alpinismo, il crudele mito di una cima, che in poco più di un secolo e mezzo ha totalizzato il poco invidiabile record di cinquecento vittime? La tentazione di incanalare il figlio sulle orme delle proprie passioni è diffusa, ma un conto sono il calcio o il tennis, un altro l'alpinismo.

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    La responsabilità parentale

    Trascinare un bambino a una mostra sull'astrattismo russo ipotecherà probabilmente la sua futura passione per l'arte. Ma qui non si tratta solo di piccole vessazioni genitoriali.

     

    Per quanto si assumano tutte le precauzioni e ci si muova con le guide alpine, l'alpinismo resta un'attività pericolosa. Nelle scalate in alta montagna entra in gioco l'incolumità del minore e nessun genitore può decidere di esporre a dei rischi il proprio figlio.

     

    jules molyneaux in cima al monte cervino 3 jules molyneaux in cima al monte cervino 3

    Il suo compito è invece quello di proteggerlo. Se non lo fa e anzi aumenta deliberatamente tali rischi, viene meno a un suo preciso dovere.

     

    Questo non esclude che il figlio non possa un giorno salire il Cervino, ma lo farà quando, raggiunta la maggiore età, potrà essere lui stesso a decidere liberamente se valga la pena rischiare la propria vita per scalare una montagna.

     

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    Dunque alla fine a stabilire un limite invalicabile non sono né l'impegno e la difficoltà della prestazione, né la sfuggente complessità culturale dell'esperienza.

     

    A imporre a ogni genitore di fare un passo indietro di fronte a ogni esperienza di reale rischio per il proprio figlio è la responsabilità parentale.

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