assange potrebbe leakare trump
Federico Rampini per la Repubblica
Julian Assange si rimangia la promessa. Non si consegnerà alla giustizia svedese per poi essere estradato negli Stati Uniti. Quel gesto, il fondatore di WikiLeaks lo offrì in cambio della grazia a Chelsea Manning, la fonte di 700.000 documenti top secret rivelati al pubblico nel 2010, condannata a 35 anni di carcere. Ma all’indomani del gesto di clemenza di Barack Obama, che da maggio restituisce la libertà a Manning, Assange fa marcia indietro.
MANNING
BRADLEY MANNING
La scusa sarebbe questa, secondo il suo legale Barry Pollack: “Obama ha concesso solo la commutazione della pena, non una vera grazia”. Di tono un po’ diverso l’annuncio sul sito di WikiLeaks, secondo cui Assange resta disponibile ma solo se riceverà garanzie che “i suoi diritti saranno rispettati”.
ASSANGE 4
L’ennesimo colpo di scena arricchisce la saga di Assange, il discusso promotore di una “rivoluzione della trasparenza”, che col passare del tempo ha finito per gravitare nell’orbita di Vladimir Putin e Donald Trump. Dal giugno 2012 Assange è rifugiato presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Su di lui pende una prima richiesta di estradizione da parte della Svezia dove è stato accusato di violenze sessuali.
BRADLEY MANNING DONNA
La decisione di Obama non era legata a un patto di scambio. “Non leggo i tweet di Assange”, dice il presidente uscente. Lui ha deciso di cancellare 32 anni di carcere a Manning per ragioni umanitarie: “Pena eccessiva”.
Obama Wikileaks
L’ex soldato, poi divenuto donna, aveva tentato due volte il suicidio nel carcere militare (per soli maschi) dov’era detenuta. Ma quella clemenza non è andata giù ai repubblicani. Un portavoce di Trump ha criticato “il doppio standard” di Obama per avere “prima denunciato e investigato aggressivamente le fughe di notizie” di WikiLeaks. Il vicepresidente- eletto, Mike Pence, è ancora più drastico: “Manning è un traditore, commutare la sua sentenza è un errore”.
Obama Assange
Verso Assange, invece, il sentimento dei repubblicani ha avuto una netta evoluzione nel tempo. Dalla condanna alla simpatia. Un ripensamento legato al ruolo che WikiLeaks ha svolto nell’ultima campagna elettorale, prendendo di mira a senso unico Hillary Clinton e il partito democratico di cui ha saccheggiato gli archivi, con l’aiuto degli hacker russi.
Sean Hannity, anchorman della Fox legatissimo a Trump, dapprima accusò WikiLeaks di aver “messo a rischio le vite di militari americani”, per le sue rivelazioni sulle vittime civili di bombardamenti in Iraq e Afghanistan. In campagna elettorale invece lo stesso Hannity ha intervistato Assange più volte, riservandogli un trattamento di riguardo.
BRADLEY MANNING HERO
ASSANGE PUTIN TRUMP
Sarah Palin, la populista che fu candidata vicepresidente con John McCain, accusò Assange di avere “le mani sporche di sangue”, per poi scrivergli pubbliche scuse. Infine, Trump in persona ha più volte citato, elogiato o ringraziato Assange per avere diffuso le email fra Hillary e il suo capo- campagna John Podesta.
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Su Twitter, Trump ha anche ripreso e fatto propri gli attacchi di Assange ai media. La clemenza di Obama a Manning consente di chiudere un capitolo di storia segnato da ripetute ondate di rivelazioni, e invita a un bilancio sulle promesse mantenute o tradite di questa “rivoluzione della trasparenza”.
Anche se i documenti rivelati grazie a Manning (e da Edward Snowden) includevano l’Amministrazione Bush, e in certi casi hanno riguardato governi alleati o nemici, la principale vittima è stata la politica estera di Obama, costretta in alcuni periodi a rincorrere e giustificare quelle fughe di notizie imbarazzanti.
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Alcune primavere arabe, in particolare quella in Tunisia, hanno avuto tra le scintille iniziali anche le rivelazioni di WikiLeaks sulla corruzione di quei governi. Ma la “rivoluzione della trasparenza” non ha mai scalfito quei regimi dove di trasparenza ce n’è di meno. Russia, Cina, Iran, hanno provveduto a erigere muraglie censorie, di fatto nazionalizzando Internet.