Alessandro Bocci per il Corriere della Sera
LUIS ENRIQUE
Stasera capiremo, una volta per tutte, se il 6-1 servito a ribaltare il Psg e a entrare nella storia della Champions, ha esaltato o prosciugato una squadra estrema, bella da impazzire, ma anche improvvisamente contraddittoria.
Il Barcellona strapazzato a Malaga ha compromesso la Liga e la possibilità di centrare il terzo triplete dopo quelli del 2009 e 2015. E il nervosismo di Luis Enrique, davanti allo spareggio dei quarti, è lo specchio dei tormenti e dei disagi dei profeti del tiki-taka.
HIGUAIN DYBALA
Lucho, che allo Stadium ha perso due volte su due quando allenava la Roma, interrompe la conferenza stampa poco oltre la metà, indispettito da una domanda un tantino provocatoria sull' arbitro di sabato sera, quello che ha espulso Neymar.
Così si alza di scatto, riservando uno sguardo di fuoco alla platea, prima di andarsene fischiettando nel tentativo poco riuscito di ostentare calma e serenità. Prima della clamorosa uscita di scena, Luis Enrique fa in tempo ad annunciare il piano di battaglia contro la Juve, persino banale nella sua semplicità: «Provare a vincere. Sin dal primo minuto».
MESSI SUAREZ NEYMAR
Perché l' obiettivo è ambizioso: ipotecare le semifinali già nella partita di andata, dentro il fortino della Juve dove la Signora ha infilato 32 vittorie consecutive in campionato e in Champions non perde dal 10 aprile 2013 contro il Bayern. Tradotto, significa tenere Higuain e Dybala lontani dall' area di Ter Stegen, controllare il gioco e le emozioni attraverso il solito palleggio ossessivo e sfruttare il talento, immenso, dei tre tenori.
Messi, Neymar e il pistolero Suarez si allenano in disparte durante la rifinitura, scherzando e parlottando, provando a immaginare come sorprendere la difesa di ferro della regina d' Italia, la migliore della Champions con due soli gol al passivo. «Per vincere basta giocare bene a football», si diverte a banalizzare Luis Enrique, rispondendo alla prima domanda con l' aria un po' saccente. Sembra stremato. Il Barcellona ti dà e ti prende. Lucho ha già annunciato che a fine stagione si prenderà un anno sabbatico, lo aveva fatto anche dopo i tormenti romani, scegliendo il triathlon per rilassarsi.
Ma prima di salutare vuole ancora lasciare il segno e per farlo dovrà superare Allegri, come due anni fa in finale a Berlino: «Non so dire se la Juve è migliore oggi di allora, questa domanda è buona per Max.
Di sicuro è una squadra all' altezza della sua storia e dei quarti della Champions. Per superarla servirà una grande partita».
ALLEGRI
Il Barcellona che si è arreso a Malaga, consegnando mezzo scudetto al Madrid, non avrebbe molte chance. Ma guai a illudersi perché i catalani sanno cambiare pelle e sinora, dopo una sconfitta rumorosa, hanno sempre rialzato la testa, prendendosi la scena. È il manifesto della loro tormentata stagione. E si torna all' enigma di partenza: cioè se il 6-1 con cui hanno disintegrato il Psg dentro l' arena del Camp Nou è stato l' apoteosi o la scintilla che ha acceso la Champions sul più bello. «Abbiamo buone sensazioni», dice il jolly Mascherano che stasera dovrebbe giocare a centrocampo al posto dello squalificato Busquets. Il Barcellona affronta i quarti della Champions per la decima volta di fila: storia, esperienza, qualità. E fosse solo per questo vanno temuti e rispettati.
LUIS ENRIQUE