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    CAFONALINO DOPPIA LIBIDINE - I GATTI DI VICOLO MIRACOLI, KARINA HUFF, SABRINA SALERNO E GLI ANNI ’80, PARLA JERRY CALA’: “GLI YUPPIES ERANO CAZZONI MA IL LORO ENTUSIASMO SERVIREBBE ALL’ITALIA" - LA FRASE TRASH DEL BRANO RAP "OCIO": "TU TI FACEVI LE SEGHE, IO LA VENIER" - VIDEO


     
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    Foto: Luciano Di Bacco per Dagospia

    Francesco Persili per Dagospia

     

    Qualcosa, non tutto, può durare. L’amicizia che oggi lo lega agli altri Gatti di un vicolo veronese poco lontano dall’Arena, la voglia di nuovo e il continuo ritorno al futuro che scatta ogni volta con le battute di “Sapore di Mare” e “Vacanze di Natale” o sulle note di “Maracaibo”. Fuggire sì ma dove? Negli anni ’80, naturalmente. Forse perché per Jerry Calà quel decennio - un po’ come l’estate - è prima di tutto uno stato d’animo. Nessuna nostalgia canaglia, solo allegria nelle sue parole a Dagospia.

     

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    «Gli yuppies erano dei cazzoni e hanno fatto qualche danno al nostro Paese ma il loro entusiasmo servirebbe per rimettere in carreggiata l’Italia. Naturalmente mi riferisco all’atteggiamento perché gli yuppies avevano fame e sogni e non aspettavano, come tanti ragazzi di oggi, che qualcuno li scodellasse il futuro sul tavolo ma se lo andavano a prendere con le unghie e con i denti. Poi anche loro hanno fatto un sacco di cazzate».

     

    La parola chiave è cambiamento. «Mio padre ascoltava Claudio Villa, io i Beatles e poi sempre cose nuove. Ancora oggi sono così: faccio quel che mi pare, non piango sul vinile, sono curioso del mondo che cambia», scrive l’attore nel suo primo libro “Una vita da libidine” (Sperling&Kupfer).

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    Un armadio di sorrisi, canzoni e leggerezza che tiene dentro 65 anni di vita, 40 di film e 20 di serate alla Capannina, e una varietà di generi: il beat di Verona, «la Liverpool italiana», il progressive anni ‘70 dei Gatti di Vicolo Miracoli, il pop anni ’80, il revival, fino al rap di Jerry Calàshnikov con J-Ax che di recente ha conquistato il web. «Tu ti facevi le seghe, io la Venier». Il manifesto della libidine coi fiocchi.

     

    jerry cala con katia noventa jerry cala con katia noventa

    Già, perché negli anni ’80 Calogero Calà in arte Jerry (omaggio a Jerry Lewis) è diventato uno dei volti cinematografici più amati da una generazione cresciuta a pane e commedia. Ha baciato Stefania Sandrelli, ha preso 10 schiaffi da Virna Lisi, ha descritto “quel certo piacersi” con Marina Suma con uno sguardo sul finale di “Sapore di Mare” che alla prima del film strappò gli applausi anche di Carlo Verdone ma nel cuore di Jerry Calà un posto speciale lo occupa Karina Huff: «La sua morte è profondamente ingiusta. Era una ragazza solare, piena di vita. Con la sua allegria è stata l’icona femminile degli anni ’80 insieme a Sabrina Salerno che aveva una dimensione internazionale e spopolava con i suoi successi dance in tutta Europa».

    jerry cala col suo libro jerry cala col suo libro

     

    Dal Derby di Milano alle serate al "Ciucheba" di Castiglioncello con lo storico patron del locale Mauro Donati, il primo a far esibire Renato Zero, e Beppe Grillo (che dopo l’incidente d’auto gli mandò il biglietto più spiritoso: “Jerry, resisti o ci toccherà vedere tutta la tua retrospettiva”), l’attore “che non ha paura del nuovo” nel libro squaderna aneddoti su film, colleghi (vince per distacco Angelo Infanti con la frittatona di cipolle su un aereo per la Norvegia), su una serata americana con Woody Allen e sul passaggio al cinema d’autore con Marco Ferreri.

     

    La partecipazione a “Diario di un vizio” gli valse una ovazione in un ristorante di Berlino da parte di quei critici spocchiosi che non gli hanno mai perdonato nulla e che Ferreri demolì con una frase: «Se io in mezzo a una scena ce faccio passà un nano, quei cojoni ci scrivono sopra quattro libri. E invece ce faccio passà un nano perché non avevo altro da mettece».

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    Dalle stroncature alle scuse, una bella rivincita: «Nella mia vita non sono mai andato a caccia di rivincite – spiega Jerry Calà – mi sono sempre sentito un vincitore». Anche quando una certa critica cinematografica con la puzza sotto il naso snobbava le sue commedie. «E’ sempre stato così – prosegue Calà – basti vedere come è stato trattato Zalone ai David di Donatello. Non ha vinto neanche un premio ma con gli incassi del film del comico pugliese, come con i miei tanti anni fa, alla fine ci faranno altri 20 film cosiddetti da Festival. Non è cambiato nulla. Per questo dico viva Zalone».

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