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    "ALBERTO SORDI MI INVIÒ CENTO ROSE BIANCHE, I MALIGNI DICONO CHE LE MISE SUL CONTO DI UNA PRODUZIONE..." - KATIA RICCIARELLI FA 75 ANNI: "ENTRAMBI PENSAVAMO CHE SPOSARSI ERA METTERSI UN ESTRANEO IN CASA. CON JOSÉ CARRERAS È DURATA 13 ANNI, LUI ANDAVA E TORNAVA DALLA MOGLIE E IO NON VOLEVO FARE L'ETERNA FIDANZATA. CON BAUDO È DURATA 18 ANNI. I PRIMI ANNI SONO STATI BELLI, POI SONO ARRIVATI I SILENZI. RIMPIANTI? PENSAVO A UN FIGLIO MA..." – I FISCHI ALLA SCALA, L'INCONTRO CON BURT LANCASTER, I CALDERONI DI PASTA DI PAVAROTTI… - VIDEO


     
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    Arianna Finos per “la Repubblica”

     

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    Katia Ricciarelli festeggia oggi 75 anni di vita e oltre mezzo secolo di carriera da stella della lirica occasionalmente attrice. Il cinema è il presente, ha appena girato Mancino naturale, film di Salvatore Allocca ispirato alla storia di Paolo Rossi e c' è un progetto d' autore «ma non ho ancora firmato».

     

    Chissà se si tratta di Pupi Avati, che ieri a Domenica in si è augurato di ritrovarla presto sul set. Nell' albergo romano vicino piazza Mazzini, stretta in uno scialle grigio, la cantante racconta che «la passione per il cinema è nata tardi. Da bambina non avevo i soldi per andare al cinema. Pensavo solo alla musica».

     

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    Tra i suoi primi flirt Alberto Sordi.

    «Veniva a teatro con Luchino Visconti e altri amici ad ascoltarmi. Mi inviò cento rose bianche, i maligni dicono che le mise sul conto di una produzione, ero lusingata. Ci sorpresero i paparazzi in macchina, c' era grande differenza d' età, finimmo sui giornali. Ci siamo lasciati ridendo, come avevamo iniziato. Condividevamo l' idea che sposarsi era mettersi un estraneo in casa».

     

    Il primo film con Franco Zeffirelli.

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    «Sì. L' Otello con Placido Domingo, andammo a Cannes. Ogni scena era un quadro di bellezza unica. Con Franco c' erano affetto, intesa e reciproca ironia. E anche con Domingo, abbiamo fatto insieme i teatri più importanti. Ero una bellissima ragazza, ma non ha mai detto una parola fuori posto.

     

    Con altri è successo, anche se riuscivo a buttarla a ridere, così l' altro fingeva di aver scherzato. Ho avuto uno stalker: dopo un mio spettacolo si presentò a casa mia rompendo i vetri. Mia madre riuscì a rabbonirlo, diceva che voleva sposarmi. Al processo spiegò che lo avevo provocato guardandolo durante lo spettacolo, malgrado fosse in galleria».

     

    La grande occasione è arrivata con Pupi Avati e "La seconda notte di nozze", vinse il Nastro d' argento.

    «Sì. Pensai che mi avesse chiamato per cantare, invece mi spiegò il ruolo, si fidò. Sul set ero naturale per inesperienza. Mai mi sarei aspettata un premio. Con Pupi ho fatto Gli amici del bar Margherita , con Cristina Comencini Il bianco e il nero . Carlo Mazzacurati mi volle in La sedia della felicità : temevo perché c' erano molte parolacce in veneto, poi invece sul set il turpiloquio fu liberatorio. Ho appena girato Mancino naturale , sono la nonna del giovane calciatore. Non è facile trovare i ruoli giusti».

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    Il grande amore è stato il canto.

    «Da quando ho otto anni è la mia vita, il mio strumento incorporato».

     

    Nascere povera le ha dato o tolto?

    «Mi ha dato la consapevolezza di non aver nulla e di poter conquistare tutto. Non ho avuto un padre, ho adorato mamma. Si proponeva nelle case per lavare i panni, l' assunzione da bidella fu un traguardo. Le regalavo pellicce e tanti anelli che non toglieva mai.

     

    Prima di morire era così magra che per non farli scivolare dalle dita teneva le mani rivolte in alto.La lirica non è un mondo elitario, è nata per il popolo. Non contano le prime alla Scala, i biglietti carissimi. Io ho rispettato sempre il pubblico, non sono mai sgattaiolata via come i colleghi a cui dicevo "quando non avrete più il pubblico piangerete".

     

    Il momento migliore e il peggiore della carriera?

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    «Il momento meno bello è quando mi sono sposata nell' 86 e mi hanno contestato alla Scala. Vennero con i fischietti. In Italia va bene quando sei un nuovo talento, se hai successo vogliono buttarti giù»

     

    Il ricordo più forte?

    «Ricordo e rivivo ogni spettacolo e ciò che c' era intorno. I miei maestri, Abbado, von Karajan, Kleiber, Muti. Quando si slacciò la sottogonna sul palco e cantando la scalciai dietro le quinte. Il principe Carlo che gettava i fiori, l' incontro con Burt Lancaster. I poker con i colleghi nel residence americano, i calderoni di pasta di Pavarotti».

     

    Del matrimonio con Baudo che bilancio fa?

    « È stato e sarà il mio unico matrimonio. Pensavo sarebbe durato fino in fondo. Ho avuto due amori. José Carreras: avevo 22 anni, eravamo innamorati della lirica, è durata 13 anni, lui andava e tornava dalla moglie, nascevano i figli e io non volevo fare l' eterna fidanzata.

    katia ricciarelli da diaco katia ricciarelli da diaco

     

    Con Pippo ci siamo sposati dopo 5 mesi ed è durata 18 anni. Era prestante e gentiluomo. Ma i nostri caratteri erano già formati e diversi. I primi anni sono stati belli, adorava l' opera, a Mosca addirittura tirava lui le corde del sipario. Poi sono arrivati i silenzi».

     

    Rimpianti?

    «Pensavo a un figlio, ma non è stato destino e non ho voluto forzare. Con Baudo andammo a Londra, feci una cura ormonale, il primario, che era un mio fan, mi disse "sarete l' ultima coppia che seguo prima della pensione". Morì due giorni dopo, quel capitolo l' ho chiuso».

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    Oggi?

    «Vivo da sola, ho le mie abitudini e il cane Ciuffi. Mia sorella è in una struttura, per il Covid non me la fanno vedere. Gli ultimi mesi sono stati duri. Ho partecipato a qualche streaming. ma mi sembra di cantare in un cimitero: noi artisti abbiamo bisogno di tornare nei teatri. Senza il pubblico non siamo nessuno».

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