Rosario Dimito per “il Messaggero”
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Il fondo americano Kkr torna a incrociare le strategie di Tim, dopo essere stato per cinque mesi alla finestra per una possibile Opa. In questi giorni l'investitore estero sta esercitando il suo ruolo e relativi poteri di veto come azionista di Fibercop (37,5%), la società controllata da Tim con il 58% depositaria della rete secondaria.
Al centro delle discussioni c'è il tema dell'accordo commerciale Tim-Open Fiber (OF) in base al quale la società di fibra ottica controllata da Cdp al 60% e da Macquarie al 40%, prenderà in uso pali e cavidotti di Fibercop a fronte del pagamento di un canone. In più Tim si impegna a fornire clienti. Secondo l'accordo raggiunto fra Tim e OF, il prezzo dovrebbe attestarsi a 190 milioni da pagare in sei anni.
henry kravis
Ma gli ostacoli e le tensioni tra le parti si stanno riverberando sulla rete unica che dovrà essere realizzata attraverso l'ulteriore passaggio di un Mou fra Tim e Cdp da siglare indicativamente entro il 30 aprile, sostitutivo del Nda del 2 aprile. Quest' ultimo è propedeutico al secondo che dovrà definire perimetri e modalità di integrazione degli asset per sfociare nella rete unica: fusione, scissione, acquisto, scorporo. Oggi il cda di Tim sulla trimestrale, ne dovrebbe essere informato.
TUTTI I VINCOLI
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Le condizioni concordate fra Tim e OF e approvate dai rispettivi cda, per il fondo guidato da Alberto Signori non sono sostenibili perchè ritenute vantaggiose per OF e penalizzanti per Fibercop visto che ne ridimensionerebbe la valorizzazione.
PIETRO LABRIOLA
Per queste ragioni il cda della società della rete secondaria, che secondo le attese di Tim avrebbe dovuto ieri ratificare il tutto, non si è nemmeno tenuto, dopo la fumata nera della scorsa settimana. E fino a quando gli ostacoli non saranno rimossi, il board non verrà convocato.
alberto signori
Da Tim però arrivano segnali di fiducia e «di disponibilità a trovare una valorizzazione che soddisfi tutti». Il 31 agosto 2020 il cda di Tim accettò da Kkr un assegno di 1,8 miliardi sulla base di un enterprise value di 7,7 miliardi (equity value 4,7 miliardi). Riguardo al business plan, recitano gli accordi sottoscritti tra le parti, si prevede che FiberCop avrà un Ebitda di circa 0,9 miliardi ed Ebitda-capex positivi a partire dal 2025 e non richiederà iniezioni di capitale da parte degli azionisti.
Sempre le regole di governance attribuiscono a Kkr speciali poteri in alcune delibere strategiche che vanno a impattare sugli indici di redditività del business plan.
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L'accordo che coinvolge la società nella messa a disposizione delle proprie infrastrutture a Open Fiber rientra nelle fattispecie per le quali il voto dei rappresentanti del fondo Usa è vincolante.
LA VIA D'USCITA
Sulla valorizzazione Tim dà la disponibilità a trattare anche se poi a dover pagare è Open Fiber visto che la richiesta dall'azionista Usa è molto più alta: circa 310 milioni. Ma l'altro elemento di frizione riguarda le modalità di pagamento. Non sei anni come dal patto Tim-Open Fiber, ma subito. Insomma serve tanto oltre all'ottimismo. La vicenda è all'attenzione di Agcom: il nodo si scioglie solo con un confronto diretto tra Signori (Kkr) e Dario Scannapieco (Cdp).
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