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    IO, ROBOT – LA MORTE DI FLORIAN SCHNEIDER È LA FINE DEL SOGNO ELETTRONICO DEI KRAFTWERK – ERA LUI IL GRANDE ARCHITETTO E “FETICISTA” DEL SUONO RIVERBERATO DELLA MITICA BAND TEDESCA – DALLE SUE INVENZIONI È NATA LA NEW WAVE, LA DISCO DI MORODER, I DAFT PUNK E OVVIAMENTE LA TRILOGIA BERLINESE DI DAVID BOWIE – I CONCERTI IN 3D, IL CUBASE E INFINE IL CANCRO CHE L’HA PORTATO VIA – VIDEO


     
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    Massimo Cotto per “il Messaggero”

     

    florian schneider 1 florian schneider 1 kraftwerk kraftwerk

    Il mondo del rock piange un pioniere, uno dei più grandi. Se ne va a 73 anni il tedesco Florian Schneider, fondatore dei Kraftwerk, una delle band più importanti nella storia della musica popolare. Difficile raccontare la loro parabola ai più giovani, difficile spiegare che senza di loro tutto sarebbe stato diverso, più lento, più buio. Perché erano altri anni, altri tempi.

     

    DÜSSELDORF 1970

    ralf hutter florian schneider ralf hutter florian schneider

    Erano nati a Düsseldorf nel 1970, all'alba di un decennio che avrebbe rivoluzionato il mondo del rock e loro diedero a quel mondo una robusta spallata. Facevano musica elettronica, ma detto così non dice nulla. Non furono nemmeno i primi a sonorizzare la società industriale e nemmeno i primi a utilizzare le tastiere elettroniche, ma furono i migliori, perché riuscirono a riverberare ogni invenzione, a spargere il seme in tutte le direzioni.

     

    IL FETICISTA

    florian schneider florian schneider i kraftwerk nel 1981 i kraftwerk nel 1981

    Florian Schneider era il grande architetto, il feticista del suono, come lo definì Ralf Hütter, artefice con lui della favola chiamata Kraftwerk. Le loro canzoni si sistemavano a metà strada fra l'ossimoro del dolce rumorismo e l'elettropop e per questa ragione possiamo affermare che tanto la musica industriale che la dance discendono dai Kraftwerk. Senza di loro la new wave avrebbe preso una piega differente, i Blondie non sarebbero esistiti e nemmeno Devo, Ultravox, Gary Numan, gli OMD. Senza di loro i Simple Minds non avrebbero conosciuto la loro prima fase, quella più disimpegnata, e i Depeche Mode avrebbero faticato a trovare una strada. Senza i Kraftwerk, Giorgio Moroder non avrebbe infilato l'elettronica nella disco e Donna Summer sarebbe rimasta una bellissima sconosciuta.

     

    I PIONIERI

    david bowie hansa studios berlino david bowie hansa studios berlino GIORGIO MORODER GIORGIO MORODER

    Se non vi basta, sappiate che i pionieri dell'hip-hop hanno consumato i dischi del gruppo tedesco. Afrika Bambaataa scrisse uno dei primi classici del genere, Planet Rock dopo aver mandato a memoria Trans-Europe Express. Di conseguenza non esisterebbero Chemical Brothers e Daft Punk. Mi fermo qui. Potrei raccontare ancora della geniale invenzione di Schneider, l'e-flute, il flauto elettronico. O l'uso stratosferico, dopo l'avvento dei computer, dei sequencer virtuali, primo fra tutti il Cubabase.

     

    L'EMOZIONE

    florian schneider nel 2004 florian schneider nel 2004 kraftwerk kraftwerk

    Ma, alla fine, quello che rende grande un artista non è solo il lascito, l'influenza sui posteri, il solco tracciato. È anche l'emozione. Ed è qui il capolavoro assoluto di Schneider. Perché è difficile davvero toccare le corde emotive quando suoni musica elettronica. Loro ci riuscirono, in album fenomenali come Autobhan, Trans-Europe Express e The Man-Machine, oltre che nel folgorante esordio. Le loro suite erano puro dadaismo elettronico, mai prima di loro la poesia si era avvicinata così tanto alla freddezza del suono. Fra i tanti a rimanere folgorati dall'avventura dei Kraftwerk, ci fu David Bowie, che inserì nella trilogia berlinese, insieme a Brian Eno, elementi introdotti o suggeriti da Florian Schneider. Non solo. Bowie volle che l'omaggio fosse chiaro, evidente a tutti. Per questo intitolò V-2 Schneider un brano di Heroes.

     

    david bowie agli hansa studios di berlin david bowie agli hansa studios di berlin kraftwerk kraftwerk daft punk daft punk

    I FUNERALI

    Se n'è andato non di coronavirus, ma di tumore. Una settimana fa, anche se la notizia è stata data solo ieri, a funerali avvenuti. In forma privata. Come la sua musica, che è avanzata in punta di piedi, ma che ha fatto strada. Così tanta, che a raccontarla per intero nemmeno si può.

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