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    L’AMERICA STRONCA IL PRIMO FILM SU STEVE JOBS - UNA MELA RECITA MEGLIO DI ASHTON KUTCHER


     
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    Matteo Persivale per il Corriere della Sera

    ASHTON KUTCHERASHTON KUTCHER

    Da qualche parte nel suo studio a Santa Monica, poco lontano dall'oceano, Aaron Sorkin sta sorridendo. Lo sceneggiatore più ricco di Hollywood («West Wing» e «The Newsroom» in tv, Codice d'onore e The Social Network e Moneyball al cinema) sta lavorando a un film-biografia di Steve Jobs - tratto dal libro best-seller di Walter Isaacson - che uscirà nel 2015. Sorkin sorride perché il suo film sul fondatore della Apple (morto nel 2011) arriverà secondo nelle sale, dopo quello con Ashton Kutcher, Jobs , appena uscito negli Stati Uniti.

    ASHTON KUTCHER SUL SETASHTON KUTCHER SUL SET

    Ma è difficile, giudicando dall'accoglienza riservata da critici e pubblico al film con Kutcher, che quando tra due anni uscirà il film scritto da Sorkin qualcuno si ricorderà ancora di questo Jobs dell'estate 2013 - che racconta la vita del papà della Apple dai tempi dell'università alla presentazione dell'iPod nel 2001: in Italia esce il 3 ottobre - che sembra aver deluso un po' tutti.

    Il New York Times : «Jobs impazzirebbe di rabbia se sapesse che il nuovo film sulla sua vita ha il sex-appeal di una presentazione in PowerPoint... Kutcher sfortunatamente ha la tendenza a sottolineare i momenti più emozionanti delle sue scene con un sorrisetto, facendoci tornare alla mente la sua carriera di testimonial di macchine fotografiche digitali. La colpa però è del regista, che non riesce a trovare una chiave per raccontare le "passioni, il perfezionismo, le ossessioni, i desideri, il genio e la fissazione per i dettagli" che Walter Isaacson ha illustrato in Steve Jobs , la biografia autorizzata uscita nel 2011».

    ASHTON KUTCHER DIVENTA STEVE JOBSASHTON KUTCHER DIVENTA STEVE JOBSASHTON KUTCHERASHTON KUTCHER

    Il Los Angeles Times : «Ashton Kutcher non riesce mai a raggiungere l'anima di quel mago della tecnologia». Time magazine: «Al film mancano le caratteristiche più famose del suo soggetto: l'intensità e la concentrazione». E si potrebbe continuare, con il coro quasi unanime di stroncature (superficialità, cinismo, scarsa precisione) per il film che ha debuttato al settimo posto al box office americano, pessimo piazzamento.

    A cercare di difendere Kutcher - peraltro molto somigliante al giovane Jobs - e il suo film ci sono quasi soltanto i siti e i blog che si occupano di tecnologia. Forse per solidarietà tra colleghi: l'attore, che al contrario di molti colleghi è ricco di interessi al di fuori della recitazione, è da anni un acuto investitore in start-up della Silicon Valley (in passato ha scommesso, tra le varie aziende, su Skype, Foursquare e Airbnb).

    STEVE JOBSSTEVE JOBS

    Ieri, Kutcher ha scelto di contrattaccare. Il bersaglio? Steve Wozniak. Che una figura oracolare nel mondo della tecnologia come «Woz», co-fondatore della Apple, se la sia presa con il film, l'ha irritato. Anche perché Wozniak è consulente del film concorrente, quello di Sorkin tratto dal libro di Isaacson: «Woz è a libro paga di un'altra casa di produzione per un altro film su Jobs. Per lui è un fatto personale, ma anche di business. Ricordiamocelo».

    STEVE WOZNIAKSTEVE WOZNIAK

    Più difficile però confutare con attacchi ad hominem la critica di Evgeny Morozov, autore di Contro Steve Jobs. La filosofia dell'uomo di marketing più abile del XXI secolo (ed. Codice), non certo un agiografo: «Il regista del film? Mia madre sa più cose di lui, su Steve Jobs».

     

     

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