matteo renzi andrea orlando
Salvatore Dama per “Libero Quotidiano”
La strada che porta al voto anticipato nei primi mesi del 2017 è alquanto obbligata. Eppure nei ragionamenti politici l' argomento fa fatica a insinuarsi. Ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha detto una cosa abbastanza ovvia: comunque andrà il referendum sulla legge Boschi, sarà opportuna «una riflessione». Sia nel caso in cui gli elettori approvino la riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi, sia nella eventualità in cui la boccino.
L' ultima parola sullo scioglimento delle Camere, ricorda il Guardasigilli in una conversazione con Il Foglio, tocca al Presidente della Repubblica. Ma Sergio Mattarella, all' indomani del referendum confermativo, finirà per trovarsi di fronte a dei dati di fatto.
ANDREA ORLANDO MATTEO RENZI
Se vince Renzi, cambia profondamente l' architettura istituzionale e non ha senso tenere in vita un Senato archiviato dalla volontà popolare. Se prevale il fronte della conservazione (della Carta del '48), il premier ha già annunciato le proprie dimissioni. Insomma: come la giri o la volti, la Legislatura numero 17 non arriverà a scadenza naturale.
Le tappe di avvicinamento all' epilogo anticipato sono note. Le riforme necessitano soltanto di un ultimo voto della Camera. Uno solo: prendere o lasciare. Esito scontato, dati i numeri della maggioranza a Montecitorio. Succederà dopo Pasqua, verso metà aprile. Dopodiché il ddl Boschi sarà legge, ma entrerà in vigore soltanto dopo l' esito del referendum consultivo.
Questo appuntamento è già programmato per ottobre. Si opporranno due fronti. Quello del "no" è molto eterogeneo. E va da Magistratura democratica a Renato Brunetta, da Beppe Grillo a Nichi Vendola, da Stefano Rodotà a Matteo Salvini.
BERLUSCONI RENZI
Silvio Berlusconi, nonostante abbia contribuito ai primi passi della riforma, adesso la avversa con decisione. Dice che è un «atto dittatoriale» del premier. E sostiene di avere dei sondaggi in cui prevalgono gli italiani contrari alla modifica della Costituzione. Ma il Cav sa bene che una previsione fatta oggi rischia di essere acerba.
E poi la tipologia di referendum (senza quorum) fa sì che la sfida sia tra chi porta più gente a votare. Gara in cui la sinistra parte avvantaggiata. Dieci anni fa, a parti invertite, l' ex premier vide svanire il sogno di entrare nella storia come padre riformatore della Seconda Repubblica: la devolution fu impallinata nel segreto dell' urna.
Ma nel 2006 si era appena votato ed era prevalsa (di pochissimo) la sinistra. Che succede stavolta? A Palazzo Chigi hanno già una risposta.
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Scioglimento delle Camere prima di Natale e voto a febbraio, come già successe nel 2013. È chiaro che Renzi punta ad arrivare alle urne sull' onda della vittoria referendaria. Nel frattempo sarà già entrato in vigore l' Italicum (a luglio) e il disegno del Michelangelo di Rignano sarà compiuto. Un capolavoro, per l' autore. Una crosta, per gli altri.
Prendiamo Berlusconi. Il presidente di Forza Italia ha fiutato, suo malgrado, l' aria.
Egli rimane sempre in attesa della decisione della Corte dei diritti umani di Strasburgo sul suo caso e non è detto che a febbraio 2017 (ipotetico mese delle urne anticipate), possa essere già candidabile. In ogni caso ha intenzione di rimettersi in moto.
Lo ha annunciato l' altra sera cenando con gli europarlamentari azzurri. «Attualmente nei sondaggi siamo all' 11%, ma niente paura. Se torno in televisione io, recuperiamo un milione di voti». L' ex premier continua a insistere sull' area del non voto. È lì che sono finiti i consensi azzurri.
Ma, come disse la "buonanima", si tratta di «voti in libera uscita». Torneranno. Specie se Berlusconi riesce a lanciare il progetto che ha in canna da qualche mese: coinvolgere gente nuova, «campioni del fare» che rimpiazzino le solite facce di Fi.
Matteo Renzi e berlusconi
Il Cav ha rivelato di avere una lista di venti "eccellenze" della società civile. Nomi? L' altra sera, e non era la prima volta che succedeva, Silvio ha parlato di Lisa Ferrarini, vice presidente per l' Europa di Confindustria e manager dell' omonimo gruppo alimentare. Interpellata da Libero, Ferrarini però precisa:
PINOTTI ANDREA ORLANDO BEATRICE LORENZIN IN SENATO FOTO LAPRESSE
«Non ho avuto contatti, né ho intenzione di impegnarmi direttamente in politica. Se è vero quello che si scrive, mi fa piacere che Berlusconi abbia avuto parole di stima per me, lo considero un imprenditore molto capace che ha costruito un impero, ma ribadisco: continuerò a svolgere la mia attività», conclude la numero due di Giorgio Squinzi in via dell' Astronomia.
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