DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Anna Lombardi per “la Repubblica”
I social possono avere «effetti estremamente dannosi» sulla salute mentale di bambini e ragazzi: bisogna agire con nuove regole al più presto. È l’allarme lanciato lunedì dalla massima autorità sanitaria statunitense, il dottor Vivek Murthy 45 anni, l’ammiraglio che riveste il ruolo di “Surgeon General”, ovvero “Chirurgo Generale”, fin dai tempi di Barack Obama.
Ebbene, dopo aver denunciato un’altra emergenza solo due settimane fa, «la solitudine come nuova epidemia, mortale quanto il fumo, di cui soffre il 50 per cento degli adulti», ora con un rapporto di 19 pagine, chiede a studiosi, legislatori e soprattutto ai colossi della tecnologia di far fronte a un’altra urgenza: il disagio mentale di bambini e adolescenti.
Pur riconoscendo i vantaggi offerti da certe piattaforme come spazio per connettersi ed esprimersi in modo creativo, il rapporto afferma infatti che «ci sono ampi indicatori secondo cui i social media possono apportare danno al benessere di bambini e adolescenti».
Tanto che il Doctor- in-Chief li definisce addirittura «principali motori di una crisi nazionale di salute pubblica». E chiede innanzitutto «nuove ricerche che ci aiutino a comprenderne fino in fondo i loro effetti sulle menti più giovani». Ben sapendo che quando i suoi predecessori hanno lanciato allarmi simili, hanno ottenuto attenzione nazionale e impegno legislativo: sul fumo fin dagli anni 60. Sull’Aids negli anni 80. E sull’Obesità nei primi anni 2000. […]
Sulle conseguenze negative, aggiunge, si hanno già «molte prove»: diversi sono gli studi che stabiliscono legami tra l’uso incontrollato dei social e sintomi depressivi. «C’è il rischio di indebolire l’autostima. E le ragazze sono ancor più vulnerabili, perché più esposte dei maschi a cyberbullismo e allo sviluppo di disturbi alimentari».
In un paese dove, secondo dati del Pew Research Center, il 95 per cento dei teenager usa almeno uno dei cinque principali social (TikTok e YouTube i più amati, poi Instagram, Snapchat e Facebook), e il 35 ammette di farne un uso “quasi costante”, è chiaro che comprenderne l’effetto su menti non ancora definitivamente formate diventa essenziale.
Tanto più accostando quelle percentuali ai risultati di una recente ricerca condotta dall’Harvard Institute of Politics e pubblicata ad aprile, secondo cui il 55 per cento dei giovani americani riferisce di sentirsi “ansioso o nervoso” e il 47 più specificamente “depresso”. Per carità: le cause sono varie e si va dal ripetersi di stragi nelle scuole alla paura di perdere tutto scatenata dalla pandemia. Ma anche il tempo speso online, in tutto questo, ha un ruolo. […]
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