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    "PERDERE TEMPO VUOL DIRE MORIRE" - L'ALLARME DELL'ONU: NEL MONDO CIRCA 3 MILIARDI DI PERSONE VIVONO IN CONTESTI "ALTAMENTE VULNERABILI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI" - PER L'EUROPA I MAGGIORI RISCHI SONO LE ONDATE DI CALORE, SICCITÀ E INONDAZIONI, IN PARICOLARE NELL'AREA DEL MEDITERRANEO - "È URGENTE UN'AZIONE AMBIZIOSA E ACCELERATA PER ADATTARSI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI, CON PIÙ FONDI..."


     
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    cambiamenti climatici cambiamenti climatici

    Flavia Amabile per “la Stampa”

     

    Siamo in ritardo. Dalle ondate di caldo a siccità e inondazioni, incendi, perdita di vite umane e di biodiversità, innalzamento dei mari, danni alle infrastrutture, l'elenco di eventi meteorologici estremi è lungo e ormai non esiste area del mondo dove non si siano abbattuti provocando danni. L'ennesimo allarme è contenuto nelle oltre 3mila pagine del rapporto «Cambiamento climatico 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità» approvato dai 195 Paesi dell'Onu, 270 scienziati da 67 Paesi esperti del settore (Ipcc).

     

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     È un'analisi sulla salute del Pianeta a distanza di otto anni dal precedente Rapporto di valutazione, un lasso di tempo che consente di cogliere in pieno la gravità della situazione. «Alcuni impatti sono già irreversibili poiché hanno spinto i sistemi naturali e umani oltre la loro capacità di adattamento» sostiene il rapporto. Impatti «a cascata, sempre più difficili da gestire» e che hanno «esposto milioni di persone anche a una grave insicurezza alimentare e idrica, soprattutto in Africa, Asia, Centro e Sud America, nelle Piccole Isole e nell'Artico».

     

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     Si stima che nel mondo fra 3,3 e 3,6 miliardi di persone vivano in contesti «altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici», quasi la metà della popolazione. I progressi nelle azioni di adattamento al cambiamento climatico «non sono uniformi», avverte il rapporto, osservando che «i divari più grandi sono tra le popolazioni a basso reddito». Per l'Europa ci sono 4 rischi-chiave: ondate di calore, rischi per la produzione agricola, scarsità di risorse idriche e inondazioni.

     

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    Ai capitoli su Europa e Mediterraneo e siccità e risorse idriche hanno contribuito anche scienziati italiani del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici. In Europa, nel lungo periodo, l'aumento del rischio di siccità emerge in tutti gli scenari, con un incremento particolarmente rilevante per l'area del Mediterraneo. Con riscaldamento di 3°C sopra i livelli preindustriali, si stima che 170 milioni di persone saranno colpite da siccità estrema.

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     Contenendo il riscaldamento a 1,5°C, la popolazione esposta a queste condizioni scenderebbe a 120 milioni. Nell'Europa meridionale il numero di giorni con insufficienti risorse idriche (disponibilità inferiore alla richiesta) e siccità aumenta in tutti gli scenari di riscaldamento globale. Nelle prospettive di un aumento della temperatura globale di 1,5°C e 2°C la scarsità idrica riguarda, rispettivamente, il 18% e il 54% della popolazione.

     

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    Analogamente, l'aridità del suolo aumenta con l'aumentare del riscaldamento globale: in uno scenario di innalzamento della temperatura di 3°C l'aridità del suolo risulta del 40% superiore rispetto a uno scenario con innalzamento della temperatura a 1,5°C. Realizzare un modello di sviluppo in grado di resistere e adattarsi al clima è già adesso, agli attuali livelli di riscaldamento globale, una sfida complessa.

     

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    L'obiettivo sarà ancora più difficile da raggiungere se l'aumento della temperatura dovesse superare i +1,5 gradi, in alcune regioni sarà impossibile se dovesse superare i +2 gradi. Secondo gli esperti che hanno redatto il rapporto «è urgente un'azione ambiziosa e accelerata per adattarsi ai cambiamenti climatici, con più fondi, riducendo nel contempo in modo rapido e profondo le emissioni di gas serra», causate dall'uomo e all'origine del riscaldamento globale.

     

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    E avvertono che «qualsiasi ulteriore ritardo farà perdere una finestra di tempo, breve e che si chiude rapidamente», e con essa «un futuro vivibile». Anche stavolta il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha usato parole forti contro i vertici mondiali per «l'abdicazione criminale» nella lotta al riscaldamento globale rispetto alla «sofferenza dell'umanità». Il numero uno dell'Onu ha definito la pubblicazione «un atto d'accusa schiacciante del fallimento dei leader» e «perdere tempo vuol dire morire».

     

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    Per l'attivista Greta Thunberg «questa abdicazione alla leadership è criminale. I maggiori inquinatori del mondo sono colpevoli di dare fuoco alla nostra unica casa». E i colpevoli sono anche in Italia secondo Alessandro Gianni, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. «Questo rapporto - afferma - è un avvertimento serio che si scontra con la finzione ecologica in voga in Italia. Le rinnovabili sono bloccate e si continua a puntare sul gas fossile, che oggi è la principale fonte di emissioni, o addirittura a ipotizzare di riaccendere le centrali a carbone. Una trappola».

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