Estratto dell'articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
AVRIL HAINES
«L’intelligenza artificiale […] sta diventando anche uno degli strumenti preferiti dai regimi autoritari per la repressione digitale». È l’allarme lanciato dalla direttrice nazionale dell’intelligence americana Avril Haines, partecipando nei giorni scorsi a un […] seminario pubblico ospitato a New York […]
[…] «c’è stato un tremendo potenziamento delle tecnologie per la comunicazione, che hanno facilitato la libertà di informazione per chi partecipa al dibattito civile. Ma c’è anche un contraccolpo contro la libertà e il flusso informativo, e la tecnologia viene usata per la repressione digitale. È una minaccia crescente e lo abbiamo scritto nel nostro rapporto annuale, perché pensiamo che aumenterà nei prossimi anni.
intelligenza artificiale 2
[…]l’intelligenza artificiale generativa […] può essere utilizzata per prendere meglio di mira gli obiettivi. […] Poi accresce la capacità di disinformazione, non solo rivolta contro i dissidenti, ma anche per operazioni di influenza su larga scala».
intelligenza artificiale 1
Il primo problema è la Cina: «Loro sono i leader della repressione digitale. Lo vedi in molti aspetti. Prima di tutto il vasto apparato dedicato a queste attività. I nostri rapporti denunciano le operazioni condotte per catturare e rimpatriare migliaia di individui accusati di corruzione, ma in realtà dissidenti. Poi ci sono le stazioni di polizia cinese nel mondo, […] Il modello cinese, rispetto a russi o iraniani, è il primo per la tecnologia. Sono molto bravi a censurare le informazioni accessibili dai cittadini in Cina; sorvegliare e monitorare; […] raccogliere dati sulle attività di tutti ».
xi jinping e putin - immagine creata con l intelligenza artificiale midjourney
La Russia segue da vicino: «Gli obiettivi sono simili: preservazione del regime, controllo interno, promozione di prospettive su Paesi o temi, ma ci sono varianti sul come. È noto quanto siano bravi con la disinformazione. Hanno usato i deep fake per diffondere la storia che la nave Moskva nel Mar Nero si era incendiata a causa di una tempesta, invece di essere stata colpita dagli ucraini. Ma è straordinaria anche la struttura legale costruita intorno alle loro attività. Ad esempio le leggi per condannare a 15 anni di prigione chi diffonde notizie sulla guerra, l’obbligo di registrare i siti presso il governo, o la spinta affinché le aziende private usino piattaforme più facili da controllare. Anche in Ucraina cercano di controllare l’informazione disponibile».
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