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    L’ALLEANZA PD-M5S E’ A RISCHIO! A ROMA TRAMONTA L'IDEA ZINGARETTI PER IL NO DEI GRILLINI AD UN'INTESA SULLA REGIONE – “NON POSSIAMO ANDARE DIVISI AL COMUNE E UNITI PER LA PISANA”. LO STOP ARRIVATO DOPO LA TRATTATIVA TRA CONTE, DI MAIO E CRIMI UNA VOLTA CERTIFICATA L’IMPOSSIBILITA’ DI FAR RITIRARE LA RAGGI. OLTRE A ROMA (DOVE I DEM PUNTANO SU GUALTIERI), ANCHE A TORINO, A MILANO E A BOLOGNA PD E M5S SONO SUL PUNTO DI IMBOCCARE STRADE DIVERSE. IL NODO PRIMARIE DEM…


     
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    Ernesto Menicucci per "il Messaggero"

     

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    Non è ancora ufficiale (e magari lo sarà a breve: anche 24 ore) ma la tentazione del Pd di spingere Zingaretti a candidarsi a sindaco di Roma pare già tramontata. E il motivo sarebbe fin troppo semplice, visto nel mondo della realpolitik: è sfumato, almeno per ora, l' accordo con i Cinquestelle.

     

    Sul Campidoglio dove del resto già si sapeva che, con Raggi in campo, la via sarebbe stata impervia ma soprattutto sulla Regione. Era quella la condizione, o almeno quella più importante, posta dallo stesso Zingaretti: per scendere in campo sul Campidoglio, avrebbe voluto mettere in sicurezza (dal punto di vista del risultato elettorale per il centrosinistra) la guida della Pisana. Solo che, per farlo, con un sistema elettorale basato sul turno unico vince chi prende più voti, senza possibilità di secondo round al ballottaggio l' accordo con M5S era fondamentale.

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    LA TRATTATIVA Però, dopo una serie di contatti serrati con l' ex premier (e oggi capo in pectore del Movimento) Giuseppe Conte, con Luigi Di Maio e con l' attuale reggente Rocco Crimi è arrivato lo stop definitivo. «Non possiamo marciare divisi sul Comune e andare uniti sulla Regione, non la reggiamo come situazione», il messaggio recapitato ai dem.

     

    Logica conseguenza dell' impossibilità di far ritirare Raggi dalla corsa: la sindaca, del resto, a più riprese ha fatto sapere che si sarebbe ricandidata anche da sola, specie ora che avrebbe a disposizione anche l' ipotesi di essere l' alfiere del gruppo Casaleggio/Rousseau, dopo la separazione dei destini del figlio del fondatore da M5S.

    I pentastellati, specie l' ala legata a Roberta Lombardi (la prima a caldeggiare l' alleanza con il Pd), hanno anche provato a rilanciare: «Dateci a noi la guida della Regione». Ma su questo dal Nazareno, e Zingaretti in particolare, sono stati irremovibili. Il massimo, come concessione, erano le primarie di coalizione.

     

    Zingaretti Bettini Zingaretti Bettini

    Qualora il governatore fosse sceso in campo per il sindaco di Roma, il sostituto sarebbe potuto essere Alessio D' Amato, attuale assessore alla Sanità. Sarebbe stato, questo, un modo per non venire meno all' impegno preso di «non lasciare il Lazio in piena pandemia Covid», puntando sull' uomo che ha gestito finora la campagna vaccinale e la lotta al virus. Scenario, al momento, che pare tramontato. I dem, salvo ulteriori sorprese, dovrebbero puntare allora su Roberto Gualtieri, ex ministro dell' Economia tenuto in stand-by da Enrico Letta per qualche settimana. L' ultima condizione posta è che Zingaretti sia al suo fianco nella campagna elettorale: e di questo si occuperà il segretario pd.

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    IL CENTRODESTRA E a destra? Senza Zingaretti, e con Gualtieri, cambia ancora la prospettiva. L' idea, comunque, è di un civico (per Forza Italia l' ideale sarebbe sempre Bertolaso: «Guardate cosa sta facendo in Lombardia con i vaccini», dicono gli azzurri) che possa allargare i voti della coalizione nell' ipotetico e molto probabile ballottaggio. Già, ma chi se non Bertolaso? La caccia, da adesso, è aperta.

     

     

     

    M5S, I VERTICI DELUSI DAL PD

    Emanuele Buzzi per il "Corriere della Sera"

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    L' alleanza tra Pd e M5S scricchiola già prima di essere ufficialmente varata. La fase di incertezza del Movimento insieme all' urgenza dei dem di dare risposte alle diverse istanze locali stanno mettendo a dura prova il fronte in vista delle Amministrative.

     

    Oggi potrebbe esserci già un «momento di confronto» tra Enrico Letta e Giuseppe Conte a margine dell' incontro online «Verso le Agorá» promosso dal think tank di Goffredo Bettini. Da parte dei vertici M5S infatti c' è «molta delusione nel caso il Pd decida di correre da solo a Torino».

     

    Il candidato della Mole è - insieme al Campidoglio - una nota dolente dei rapporti trai due partiti. Il Pd ha annunciato l' intenzione di fare le primarie. «I dem lascino perdere l' idea dei gazebo, altrimenti consegnano la città alla destra», dicono fonti qualificate M5S. E rincarano la dose: «Se chiudiamo accordi solo in una città o due, allora tanto vale mettere in discussione anche l' alleanza per le Politiche. Se è un problema allearsi, noi rimarremo ago della bilancia».

     

    Parole di fuoco, perché il fronte del Nord targato M5S è a dir poco sul piede di guerra sia nei confronti dei dem sia dei big M5S. Oltre a Torino, anche a Milano e a Bologna - gli altri capoluoghi di Regione interessati dal voto - Pd e M5S sono sul punto di imboccare strade diverse. In Lombardia Beppe Sala ha fatto capire che preferisce andare da solo, il Movimento gli contrapporrà probabilmente o Simona Nocerino o Gianluca Corrado. In Emilia-Romagna, l' alleanza si è arenata sul ruolo di Italia viva, che punta su Isabella Conti. «Possiamo raccontarcela come vogliamo, autonoma e libera, ma è una candidatura di Matteo Renzi», dice Max Bugani.

    LUIGI DI MAIO VITO CRIMI LUIGI DI MAIO VITO CRIMI

     

    Lo stallo fa crescere i malumori in Parlamento. «A ottobre cosa resterà in mano a Conte e al neosegretario del Pd Enrico Letta, che più di tutti si sono spesi per questa alleanza? Guardiamo in faccia la realtà: le elezioni d' autunno non sono comunali qualsiasi, ma delle vere e proprie consultazioni di medio termine», scrive il deputato Sergio Battelli.

    Che poi incalza: «Conte allora abbandoni i box e acceleri».

     

    L' ex premier viene difeso da Stefano Buffagni e Lucia Azzolina. Ma il nodo per Conte non è solo il Nord, ma anche la Capitale, vero terreno di scontro tra Pd e Cinque Stelle. Una parte dei vertici è pronta a sacrificare Virginia Raggi, che però gode del favore della base M5S e di un appoggio trasversale che va da Beppe Grillo ad Alessandro Di Battista. Non solo.

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    Sono sempre più i parlamentari, compresi quelli romani, che si sono schierati con la sindaca (che secondo i rumors M5S avrebbe dalla sua anche dei buoni numeri nei sondaggi). Insomma, un quadro difficile per un patto.

     

    Maggiori sono le possibilità, invece, per le Regionali in Calabria e - soprattutto - per le Comunali a Napoli. Qui il M5S dovrà trovare una quadra anche con il governatore Vincenzo De Luca. «Il tavolo è aperto a prescindere dai nomi», dicono i pentastellati. In realtà in pole position per la corsa a sindaco il Movimento vede il presidente della Camera Roberto Fico.

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