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    "GALLIANI E BERLUSCONI HANNO AVUTO CORAGGIO A INVESTIRE SU DI ME. SPERO DI ROMPERE LA BARRIERA DI DIFFIDENZA VERSO I GIOVANI" - L'ALLENATORE DEL MONZA, RAFFAELE PALLADINO, PARLA DEL SUO RAPPORTO CON IL CAV: "PARLAVAMO SOLO DI CALCIO CON TUTTA LA FAMIGLIA, COMPRESE MARTA FASCINA E MARINA" - "HO PRESO MOLTO DA LIPPI E DA GUARDIOLA MA IL COPIA E INCOLLA NON FUNZIONA NEL CALCIO. PER GUIDARE UN GRUPPO SERVE UMANITA'"


     
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    [...] Estratto dell'articolo di Franco Vanni per “la Repubblica”

     

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    [...]Raffaele Palladino [...] a 38 anni ha preso il Monza con un solo punto dopo sei partite e l’ha portato all’undicesimo posto, nella prima storica stagione in Serie A.

     

    [...] Galliani e Berlusconi ci hanno visto giusto.

    «Hanno avuto coraggio a investire su di me, superando incognite e perplessità».

     

    Lei a 39 anni è considerato un allenatore giovanissimo. La trafila per arrivare in panchina in Italia è troppo lunga?

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    «Mi auguro che la mia esperienza rompa la barriera di diffidenza nei confronti dei giovani. Ne trovi tanti in Serie D, in Lega Pro, nelle Primavere. In Serie A, invece, pochissimi. Non ha senso. In Germania sono più avanti, ci sono giovani ad alti livelli».

     

    [...]

    Quest’anno dovrà affrontare tre suoi ex allenatori: Gasperini, Ranieri e Juric. Da chi ha imparato di più?

    «Mi etichettano come gasperiniano, ed è vero che i rimproveri di Gasperini mi hanno aiutato. Ma ho preso molto anche da Lippi e Guardiola. Da Juric ho imparato il perfezionismo. Ranieri è bravo nella gestione delle persone, come Deschamps, che non faceva distinzioni fra anziani e giovani. Io sono in cerca di un approccio che sia davvero mio, il copia e incolla nel calcio non funziona. Per guidare un gruppo non esiste un manuale, serve umanità. Contano le sensazioni: quando entri in spogliatoio, quando vedi i giocatori passeggiare, quando sono giù di morale dopo una sconfitta».

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    [...] Chi le ha chiesto di fare l’allenatore della prima squadra?

    «Galliani. Mi ha chiamato un lunedì mattina, dicendomi che mi voleva dare questa responsabilità, ma che mancava l’approvazione di Berlusconi. Siamo andati a cena da lui ad Arcore, mi sono sentito in famiglia».

     

    Di cosa avete parlato?

    «Solo di pallone, per quattro ore. Ho capito subito che mi trovavo fra appassionati di calcio come me, comprese Marta Fascina e Marina».

     

    Marina Berlusconi?

    «Sì. Sapevo che è una donna molto intelligente, ma mi ha sorpreso la sua competenza calcistica: i giocatori, gli avversari, le dinamiche di gioco. Ha parlato dei tempi del Milan. Il padre si fidava di lei in tutto. Avevano un rapporto bellissimo, una grande sintonia».

     

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    Cos’è cambiato al Monza dopo la morte di Silvio Berlusconi?

    «Abbiamo perso una guida. Come ci ripete Galliani, dobbiamo dare il massimo anche per lui, che ci ha permesso di salire in Serie A e restarci. Mi manca anche personalmente. Lo sentivo spesso, andavo a trovarlo».

     

    Cosa vi dicevate?

    «Mi faceva complimenti, dopo le vittorie mi ringraziava. Sono convinto che nel nostro piccolo gli abbiamo dato pensieri felici anche nell’ultimo periodo, segnato dalla sofferenza».

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     Fra i nuovi arrivi c’è Roberto Gagliardini. Come si motiva un calciatore che ha giocato poco ed è stato fischiato dai suoi ex tifosi?

    «È già super motivato. Anzi devo frenarlo, va a duemila all’ora. Sono contento che sia accompagnato da un po’ di diffidenza, farà ricredere molti. Prima del suo arrivo ho voluto conoscerlo e mi è piaciuto. Lo faccio sempre, per assicurarmi che i nuovi siano uomini giusti per il gruppo».

     

    [...] Oggi il cartellino dell’attaccante Palladino quanti milioni varrebbe?

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    «Direi pochi, ma la verità è che non lo so. Ho giocato in un’epoca di campioni. Nella Juve con me c’erano Trezeguet, Del Piero, Nedved, Camoranesi.

     

    A Roma giocavano Totti, Montella e Cassano. Nell’Inter, Adriano e Ibra. Noi giovani facevamo fatica a emergere. Oggi in Serie A i campioni sono più rari, i ragazzi hanno più occasioni».

     

    [...] Quest’anno per la prima volta in Serie A ci sarà un giocatore che ha fatto coming out. Perché nel calcio maschile si è sempre fatto finta che l’omosessualità non esista?

    «Per ipocrisia. Ma credo sia arrivato il momento di superare le paure e vivere il tema con serenità. È una cosa normale. Siamo nel 2023, dobbiamo avere una mentalità aperta».

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     Il razzismo negli stadi come si supera?

     «Tolleranza zero: condanne, segnalazioni, divieto di entrare allo stadio. Non so se fermare le partite sia efficace, ma si faccia tutto quel che serve. I compromessi non esistono».

     

    [...]

     

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