Testo di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
Il problema non è se ci sia stata frode elettorale nell’elezione presidenziale, perché in America è una piccola tradizione nella grandi città controllate dai Democratici da un secolo, ma se ci sia stata in una misura molto superiore alla norma.
Facciamo un esempio concreto con alcuni dati elettorali. Qui si vede che in questo distretto Biden ha vinto di circa 8,200 voti, 275 mila contro 267 mila di Trump, anche se il candidato democratico Rashid ha avuto 182 mila voti e quello repubblicano 257. Ben 93 mila votanti non hanno votato per i democratici, ma hanno votato per Biden? Oltre 75 mila repubblicani hanno preferito Biden?
BECCHI E ZIBORDI ELEZIONI USA 2020
Se si guarda a livello nazionale lo stesso fenomeno si è ripetuto in diversi Stati chiave nei distretti a maggioranza repubblicana (ma non quelli a maggioranza democratica!) per un totale di quasi mezzo milioni di voti “disgiunti” per Biden. Questo non era mai successo, o meglio anche in USA ci sono voti disgiunti, ma questa volta sono stati il triplo del normale.
Si può obiettare che molti che votavano repubblicano non volevano Trump, anche se all’elezione precedente il fenomeno non si è manifestato.
Ma qui c’è il secondo problema statistico. Questo massiccio spostamento di voti disgiunti è avvenuto solo nei distretti dove i repubblicani sono in maggioranza. In quelli dove sono in minoranza, anche nello stesso Stato, hanno votato compatti per Trump. È come se magicamente ovunque ci fosse una maggioranza nel distretto per i repubblicani, decine di migliaia di loro in questa elezione votassero Biden. Ma a poche miglia di distanza, in distretti elettorali a maggioranza democratica, tutti i votanti per il partito repubblicano hanno votato compatti anche il loro candidato alla presidenza, Trump.
PAOLO BECCHI
Come mai? Le macchine per le votazioni che sono impiegate in USA hanno un software che può essere hackerato per produrre un risultato così sistematico e si possono fare diverse ipotesi. Ad esempio per chi volesse spostare i voti che il software tabulava era più credibile farlo nei distretti dove c’erano più voti repubblicani. Non si possono spostare milioni di voti che è troppo macroscopico, ne devi spostare alcune centinaia di migliaia, ma il problema è che usi il software non puoi modulare seggio per seggio, devi inserire alcune righe di codice in fretta quando vedi arrivare i risultati nazionali e capisci che devi avere un certo numero di voti in più in alcuni Stati. Quindi può essere che inserisci una modifica che sposta una certa percentuale di voti presidenziali in base ad un criterio e scegli quello dei distretti dove votano meno repubblicani così è forse meno evidente all’esterno.
Giustamente voi direte che questa anomalia - di una massa di votanti repubblicani che solo in questa elezione e nessun’ altra elezione precedente, e solo nei distretti in cui sono in maggioranza, vota per il candidato Democratico - può anche essere spiegata con gli umori dell’elettorato. Forse centinaia di migliaia di votanti repubblicani in questi distretti non lo sopportavano Trump al punto di andare a votare per Biden. È difficile spiegare perché sia capitato solo in Stati controllati dai Democratici e in questi Stati solo nei distretti “rossi” (repubblicani), ad esempio in Florida per niente. Ma tutto è possibile al mondo, no?
joe e jill biden
Bene, lasciamo aperto il dubbio e parliamo invece di qualcosa che è storicamente certo.
Una tradizione tipica americana, che in Europa e altri paesi industriali non è molto nota, è la frode elettorale. Gli Stati Uniti per motivi storici che sarebbe interessare approfondire, hanno una ricca storia di frodi elettorali sia tramite la manipolazione dei voti postali che con altri sistemi, a partire da quella ormai in tutti i libri di storia con cui la famiglia Kennedy spostò centinaia di migliaia di voti rubando l’elezione a Nixon.
Qui ad esempio “Newsweek” di qualche tempo fa, “Le Top Cinque Elezioni Presidenziali Truccate” (“The Top Five Rigged U.S. Presidential Elections”) scrive che per eleggere Kennedy “si girava persino per un cimitero per registrare tutti i nomi sulle tombe e registrarli e farli votare. C’era una casa ora abbandonata, con nessuno che abitava e vi registrarono 56 votanti per Kennedy”.
donald e melania trump
Il “New York Times” che all’epoca era meno allineato, condusse una inchiesta a Chicago sulla massiccia frode elettorale ai danni di Nixon e preparò un reportage di 12 puntate. Nixon però quando vide che stava uscendo li chiamò e chiese che la interrompessero perché ci sarebbe stata una crisi istituzionale. Lo stesso il procuratore dell’Illinois, Morris Wexler incriminò 677 operatori del Partito Democratico (ma il giudice assegnato gli bloccò l’inchiesta). Oggi quasi tutti quelli che scrivono dell’elezione di Kennedy, ( Seymour Hersh, premio Pulitzer, tra i tanti) ammettono che il vincitore sarebbe stato Nixon senza i brogli, ma Nixon voleva tornare ad essere candidato e non volle rischiare la crisi istituzionale.
Il voto postale in particolare è una particolarità americana (fatto salvi i casi particolari di chi vive all’estero o è impossibilitato e muoversi) perché è consentito in larga scala solo negli USA tra tutte le democrazie moderne.
Come è facile immaginare e come conferma la cronaca, far votare milioni di persone per posta consente frodi massicce perché è difficile verificare le identità di milioni di persone in base alle loro firme in pochi giorni. In Europa l’unico paese che lo consente in una certa misura è il Regno Unito dove nei quartieri musulmani di Birmingham c’è stato ad esempio nel 2005 uno scandalo di migliaia di voti irregolari e alla fine l’elezione è stata annullata http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/england/west_midlands/4406575.stm. Se ne è parlato il meno possibile perché tutti i deputati laburisti implicati erano pakistani
È una cosa del passato? Non sembra leggendo un poco su internet, vedi qui sempre a Birmingham https://www.birminghammail.co.uk/news/birmingham-vote-fraud-still-happening-7229359
ELEZIONI TRUCCATE REGNO UNITO
In Francia il voto postale era consentito fino al 1975 quando si verificò un grosso scandalo di voti comprati e falsificati in Corsica e dopo è stato vietato.
Venendo a casi recenti, a Chicago nel 1982 furono incriminati e condannati 60 funzionari e operatori Democratici per aver falsificato oltre 100mila voti, secondo le stime del giudice che li condannò tutti al carcere https://www.heritage.org/election-integrity/report/where-theres-smoke-theres-fire-100000-stolen-votes-chicago.
Arrivando all’elezione di Biden e Trump cosa è successo di più sospetto del solito, nel senso che si dà per scontato in USA una certa dose fisiologica di frodi elettorali nelle grandi città controllate dai Democratici?
Diverse cose. Il conteggio dei voti è stato fermato in quattro Stati chiave nel mezzo della notte per diverse ore. Dal momento in cui ha ripreso sono arrivati valanghe di decine di migliaia di voti al 90% per Biden e i quattro Stati sono passati dal vantaggio per Trump e quello per Biden. Ci sono testimoni con affidavit giurati sull’arrivo di camion alle 4 del mattino che scaricavano pacchi.
Ma ritorniamo all’esempio concreto citato su cui ci sono dati obiettivi, cioè circa mezzo milione di voti “disgiunti” tutti a favore di Biden, mentre nell’ultima elezione il fenomeno era stato di circa 150mila, un terzo.
Questo è avvenuto quasi tutto in Stati e Contee in cui si utilizzano macchine per le votazioni e poi le immagini del tuo voto dovrebbero essere conservate in formato digitale per controlli per altri 30 giorni, ma risulta che siano stati distrutti. Per cui usando quelle macchine, è difficile tornare indietro e contare voti che sono stati immessi. Alcune università anni fa hanno dimostrato che il software usato è hackerabile e c’è un ampio discussione sui rischi di questo software (vedi questa storia di Bloomberg https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-11-08/expensive-glitchy-voting-machines-expose-2020-hacking-risks)
In conclusione, data la secolare tradizione di frode elettorale del Partito Democratico nelle grandi città che controlla da praticamente un secolo, e date le anomalie statistiche nella distribuzione ad esempio di centinaia di migliaia di voti disgiunti, è possibile che le cause che Trump sta intentando in cinque o sei Stati possano arrivare in tribunale. In altre parole che dei giudici possano chiedere riconteggi o invalidare. Oppure che alla fine, se le votazioni in questione sono rilevanti, si rimandi il tutto alla Corte Suprema.
Insomma, come diceva Yogi Berra, “it ‘aint over until is over”, “non è finita fino a quando non è finita”.