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Roberto D’Agostino per VanityFair.it
A un giovane fan che l’aveva perculato su Instagram (“Da ‘vita spericolata’ a vita in mascherina che tracollo che hai fatto. Brutta fine”), il 68enne Vasco Rossi ha replicato a martellate: “Io la mascherina la metto anche sulle mani e pretendo che la indossino tutti quelli che per qualsiasi motivo mi avvicinano. A tutti gli squilibrati, negazionisti, terrapiattisti, complottisti e socialmentecatti vari impegnati a insultarmi quotidianamente sul web dico di nuovo di andare allegramente a farsi fottere!’’
mascherina vasco rossi
E adesso sentite come li sfancula il 69enne Carlo Verdone: “Mi fa incazzare l'omologazione che avvolge i giovani. Sono tutti uguali: nei capelli, nei tatuaggi, nel gergo. Nessuno riesce a distinguersi davvero”.
binge drinking 3
Si dà il caso (ma non è un caso) che per anni la Società dei Costumi (intellettuali, sociologi, psicologi) si è occupata con fervido entusiasmo della gioventù, del quindicenne precipitoso, della ragazzina stupidona, del rockettaro strafatto, della piccina brufolosa stanca di sopravvivere; ogni loro gesto, dichiarazione, capriccio, anche il più demente, veniva rumorosamente narrato e gonfiato sotto le telecamere e sopra le copertine dei rotocalchi. Si viveva in un'epoca di sacralità giovanile, generosamente aperta a tutte i punk-rap-rave-acid-funk-grunge-techno, ecc.
alcol e giovani 1
Si dà il caso (ma non è un caso) che l'estate del Covid ha messo in scena la giovinezza più vigliacca; talmente vile e idiota che fa venire voglia di gettarla nell'olio bollente, come un sofficino Findus. Non avendo conosciuto i turbamenti del giovane Törless o provato i dolori del giovane Werther, né si riconoscono negli sfinimenti del giovane Holden o nella disperazione del giovane Curcio, i Covidioti non vogliono portare il lutto di nulla.
movida a ponza alla faccia del virus 1
Di fronte a una pandemia che sta ribaltando la vita di tutti in ogni angolo del mondo, non possono permettersi altro sacrificio che il divertimento. Finita la quarantena, malgrado mille avvertimenti e oltre 35 mila morti, s'imbottigliano in discoteca a mezzanotte, e si mettono a nanna alle otto del mattino, "strippati" e lessi.
roma movida
E da tale Rincoglionificio (“Non mi faccio mica rovinare le vacanze dalla paura del Covid”), il virus è di nuovo dilagato. Accanto al dramma della salute (il 14 settembre riaprono le scuole) e dell’economia (se si sbloccano i licenziamenti, saranno sommosse di piazza), c'è un altro trauma: quello che costringe persino genitori e figli, nonni e nipoti, fratelli e sorelle a percepirsi come reciprocamente pericolosi.
i beatles ai tempi di sgt pepper
Il Covid sta cambiando le nostre vite ma probabilmente il terreno su cui sta avvenendo il cambiamento più radicale è quello della gioventù, a partire dagli effetti sul modo di funzionare delle loro menti. Da Elvis e Beatles in poi, dai giovani ci si aspetta sotto sotto le solite tre cose: rivoluzioni, neologismi e porcherie. (Cose che poi arrivano sempre da parte dei vecchi).
i tuffi nella spazzatura a viale ippocrate 1
Una volta era la "sofferenza" di diventare grandi il punto di partenza; un frenetico modo di riempire i buchi della vita, sia quelli del dolore sia quelli della noia. Si andava alla ricerca del piacere non come fine, ma come terapia. Come mai, da Kerouac a Ginsberg, da Frank Zappa a “Porci con le ali”, siamo finiti a questi cretini senza passato né futuro - rompiballe di giorno, perversi di notte, insopportabili di pomeriggio, capaci solo di avere i “nasi comunicanti’’ per un tiro di coca?
ragazzi che fumano eroina
Ma l’anarchia mentale che li attanaglia sembra adesso perfino più oscura e confusa. C'è una formidabile vignetta di Altan per capire come è cambiata l'immagine della giovinezza, oggi. Con l'espressione stropicciata di uno che è appena uscito da una lavatrice, ecco un bebè che strilla alla cicogna: "Da chi mi porti?". E l'uccellone bianco, con l'occhio a mezz'asta, sospira: "Che te frega? Tanto son tutti stronzi uguali". Ma sì: in tempi di deliri inimmaginabili, di virus assurdi, di horror quotidiano, la cicogna di Altan è una desolata metafora che potrebbe anche voler dire: su ragazzi, piantate lì tutto, chiudiamo la bottega delle illusioni, non c'è più niente da fare.
gabriele bianchi
PS
Modestamente, voglio avanzare una proposta. Dopo averli mandati a svacanzare in Sardegna o a Panarea, ora portateli a visitare gli ospedali. La repressione del vociare e dell'allegria sarebbe automatica, fin dall'entrata. Fategli vedere, per gradi, a seconda dell'età, tutto: sale operatorie, obitorio, oncologia, aids, parto, grandi ustionati, bambini, pronto soccorso, rianimazione. Imparino che la gioventù non è una stagione della vita, è solo uno stato mentale.
fratelli bianchi