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    COME NELLE BARZELLETTE - METTI INSIEME UN GRILLO ITALIANO, UN INGLESE (FARAGE), GLI SVEDESI DI ESTREMA DESTRA, UN VERDE LETTONE E I CONSERVATORI LITUANI E VIENE FUORI L’ARMATA BRANCALEONE DEGLI EUROSCETTICI: MA DAL NUCLEARE AGLI IMMIGRATI SONO DIVISI SU TUTTO


     
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    Marco Zatterin per ‘La Stampa’

     

    I Democratici svedesi sono fra i migliori amici dell’uomo, a patto che sia bianco. Quando è nato, nel non lontano 1988, il partito professava la supremazia della razza caucasica e imponeva l’uniforme nazista a chi veniva alle loro riunioni. Un abbigliamento più casual è stato adottato dal 1995, quando s’è deciso di ispirare ogni scelta politica alla dichiarazione dei diritti fondamentali dell’uomo. L’attuale leader, Jimmie Akesson, ha cambiato il simbolo, ha messo una margherita blu al posto della torcia. Voleva rifarsi il look, eppure lo schieramento è ancora ritenuto razzista, populista e chiaramente antislamico.

    GRILLO E FARAGE GRILLO E FARAGE

    Lo Sverigedemokraterna è uno dei sei alleati di Beppe Grillo nel gruppo Efd Libertà e Democrazia, a cui gli eurodeputati a Cinque stelle hanno aderito come indicato dal referendum online di una settimana fa. Il numero uno della squadra è Nigel Farage, l’indipendentista britannico che nel giro di poco è diventato il politico più votato del Regno Unito e il più stretto sodale europeo dell’ex comico genovese. Con l’Ukip vuole tirare Londra fuori dall’Ue, affogare l’euro, limitare la circolazione dei cittadini per proteggere i «british jobs». E’ amato e odiato. Giusto ieri, per dirne una, Serge Pizzorno, chitarrista di origine italiana che guida la band inglese Kasabian, lo ha definito «un uomo molto pericoloso su cui bisogna sempre tenere un occhio».
     

    L’inglese è abituato a sentirne di peggio. E a dirne. I suoi interventi a Strasburgo regalano disprezzo e ironia, ha una retorica efficace, spara per colpire. In aula lo guardano con sufficienza e timore, però il 30% dei britannici che lo ha votato certifica l’efficacia del messaggio. Cinque anni fa ha creato l’Efd, ora l’ha difeso con carattere dagli attacchi dell’altra estremista, Marine Le Pen. Non ha badato a sforzi. L’obiettivo è stato raggiunto tirando a bordo chi c’era, così ha messo insieme poltrone e soldi, almeno 3-4 milioni l’anno, si stima.
     

    GRILLO CORONA DI SPINE GRILLO CORONA DI SPINE

    Sono 48 deputati. Di sette paesi, come si diceva. Ventiquattro hanno la casacca Ukip e invocano la riconquista della sovranità. Diciassette sono gli italiani che proclamano l’indipendenza dal nuclearista Farage, al quale sono uniti dalla fede nella democrazia diretta, non dai temi ambientalisti e nemmeno troppo da quelli europei, visto che senza Unione non si fanno gli eurobond. Due sono gli svedesi, Kristina Wunberg e Peter Lundgren. «Democratici». La stampa locale ha appena beccato la donna a spacciare una vacanza in Mozambico per un impegno in una organizzazione umanitaria. «Sono persone per bene - assicurano all’Ukip -. Patrioti uniti per il loro paese».
     

    GRILLO SI PRENDE UNA BIRRA ALLA BERSANI GRILLO SI PRENDE UNA BIRRA ALLA BERSANI

    La coppia di deputati che arriva dalla Lituania, Rolandas Paksas e Valentinas Mazuronis, fa capo a Ordine e Giustizia, partito socialconservatore e antiestablishment. Paksas ha una storia lunga, è stato premier e presidente, carica che ha perso nel 2004, accusato di contatti con la mafia russa, in un’inchiesta in cui è spuntata una mega tangente proveniente da Mosca. La condanna parla di diffusione di informazioni riservate. Fu temporaneamente interdetto ai pubblici uffici.
     

    I due lituani sono contrari all’euro. Come la lettone Iveta Grigule, una bella signora che viene dal Partito rurale e si batte per la riduzione delle competenze europee. «Non dobbiamo pagare noi per il debito spagnolo o greco», ama ripetere. Anche lei chiede la restaurazione della sovranità, tema chiave pure per Petr Mach, ceco, economista vicino all’ex presidente Klaus, leader del Partito dei cittadini liberi.

    farage nega ogni accusa farage nega ogni accusa

    Libertario, ultraliberista, vuole il minimo la redistribuzione del reddito ad opera dello stato. Poco Welfare, molto mercato. Il contrario di Joelle Guerpillon che sarebbe statalista alla stregua del Front National da cui è scappata perché non voleva lasciare il posto, come chiedeva la Le Pen. Non odia gli immigrati, il che gli è costato la fiducia del Fn, irriterà gli svedesi e Farage, ma non così tanto i grillini. Strano gruppo davvero. Senza legami, se la voglia di scardinare l’Europa, ognuno a modo suo. E di incassare una ventina di milioni almeno, insieme e appassionatamente. 

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