Ferruccio Giromini per "www.artribune.com"
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Franco Maria Ricci torna, col suo consueto e ormai proverbiale vestito grafico (raffinata combinaison di caratteri bodoniani bianchi intarsiati su fondo nero), a mettere in sontuosa mostra stampata l’ennesima collezione di oggetti inaspettati.
È la volta dei salvadanai: un centinaio, scelti con gusto della sorpresa, oltre che della documentazione, tra gli oltre milleseicento pezzi del Museo del Risparmio, creato nel 2012 da Intesa Sanpaolo a Torino, e fotografati nitidamente da Mauro Davoli.
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SALVADANAI E PORCELLINI
Ce n’è per tutti i gusti, alti pochi centimetri o più di mezzo metro, poveri o lussuosi, semplici e spettacolari. I classici porcellini ci sono, e certo non potevano mancare, ma marcano appena presenza.
Comunque si scopre che a quanto pare i salvadanai furono inventati durante l’Impero Majapahit, che regnò sull’odierna Indonesia dal 1293 al 1527, quando nella regione iniziarono a diffondersi le monete di rame cinesi: i contenitori si presentavano in robusta terracotta a forma di cinghiale, simbolo di prosperità. Ma in Occidente circola un’altra versione, legata all’abitudine contadina di utilizzare gli avanzi di cibo come “investimento” dandoli in pasto ai maiali, poiché i grassi suini fruttavano ottimi guadagni e abbondante nutrimento.
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Secondo altri, invece, esiste un legame con il materiale usato per modellare piatti e vasi nell’Inghilterra del Medioevo: una creta aranciata chiamata pygg. I primi salvadanai costruiti con questo materiale vennero chiamati pygg bank, banca di terracotta, e grazie all’assonanza tra le parole pygg e pig gradualmente il “maialino” iniziò a indicare la forma del salvadanaio e non più il materiale di cui era costituito.
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IL LIBRO E LE FIRME
Spostandoci più vicino a noi, nella prima metà del secolo scorso venne di moda negli Stati Uniti il salvadanaio semimeccanico a forma di registratore di cassa, che al raggiungimento di una determinata somma prevedeva il rilascio in un sol colpo di tutte le monete raccolte.
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Dopo la Seconda Guerra Mondiale, invece, quando il mondo del commercio cominciò a cercare modi di fidelizzare la clientela, anche i salvadanai – come portacenere, portachiavi e altri gadget – cominciarono a essere creati miratamente marchiati, se non addirittura a immagine del marchio stesso da pubblicizzare.
E poi ci sono casi particolari, come quelli che utilizzano eroi del cinema e dei fumetti cari al pubblico infantile, o addirittura la serie prodotta in tiratura limitata dalla Soholm, la più antica fabbrica di ceramica danese, dedicata alla riproduzione in ceramica dei busti di famosi politici internazionali.
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Il volume, evidente chicca per collezionisti e curiosi, affianca all’introduzione di Franco Maria Ricci un testo di Guido Guerzoni, ricercatore di Storia economica alla Bocconi, che ripercorre l’evoluzione sociale e culturale del risparmio, concetto mutato nel corso dei secoli; e c’è pure un racconto, Il maiale felice, dovuto alla penna di Giancarlo De Cataldo, in cui il noto autore di Romanzo criminale e Suburra narra il furto di un porcellino molto particolare. Ce n’è davvero per tutti i gusti, come si diceva.
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