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    FELTRI GODE PER LA "DEA": "LA TV BENCHÉ L’ATALANTA ABBIA VINTO 3 A 1 PARLA SOLO DEL BEL NAPOLI, RIDICOLO" - L’ATALANTA VOLA IN FINALE DI COPPA ITALIA. GASPERINI, ALLA SECONDA FINALE IN 3 ANNI, TROVERÀ LA JUVE – "IL NAPOLISTA" CHIEDE LA TESTA DI RINGHIO: "ADESSO DE LAURENTIIS DEVE DECIDERE. CONTINUARE A VIVERE IMMERSO NELLA MEDIOCRITÀ DI GATTUSO E GIUNTOLI, OPPURE…" -  MA PERCHÈ IL TELECRONISTA RAI HA URLATO OSIMHEN NEL MEZZO DELL’AZIONE DEL GOL DI PESSINA?- VIDEO

     


     
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    FELTRI TWEET: "LA TV BENCHÉ L’ATALANTA ABBIA VINTO 3 A 1 PARLA SOLO DEL BEL NAPOLI, RIDICOLO"

     

     

    Marco Guidi per gazzetta.it

     

    ATALANTA NAPOLI ATALANTA NAPOLI

    L'Atalanta è in finale di Coppa Italia per la quinta volta nella sua storia, la seconda negli ultimi tre anni, con Gian Piero Gasperini come condottiero. Ma per raggiungere la Juventus, contro cui il 19 maggio si giocherà il trofeo, la Dea ha dovuto anche soffrire, più di quanto dica il 3-1 finale sul Napoli nella semifinale di ritorno al Gewiss Stadium (0-0 all'andata).

     

    Perché gli ospiti, pur in difficoltà per assenze e ambiente vulcanico, con la tensione tra il presidente De Laurentiis e il tecnico Rino Gattuso che si tocca con mano partita dopo partita, a un quarto d'ora dalla fine hanno avuto anche la palla della finale, gettata da Osimhen sul corpo di Gollini, dopo essere stati dominati per buona parte della gara.

     

    Gasperini non recupera Maehle, ma a sorpresa ha a disposizione Sutalo, inizialmente escluso addirittura dai convocati. Il croato si sistema proprio a destra nel 3-4-1-2, viste le assenze del danese e di Hateboer. Dietro non c'è Romero squalificato, con Toloi e Djimsiti spazio così a Palomino.

     

    vittorio feltri vittorio feltri

    In attacco, come all'andata, Zapata e Muriel insieme, sostenuti da Pessina. Gattuso, invece, rilancia dal 1' Osimhen, affiancato da Lozano e Insigne esterni offensivi. L'emergenza è però in difesa, dove Rrahmani e Maksimovic rilevano la coppia titolare Manolas-Koulibaly: il greco è out per infortunio, il senegalese per Covid. In mediana torna Bakayoko.

      

    Dopo un tentativo da fuori di Insigne, pericoloso, ma a lato, inizia lo show della Dea. Al 10' apre le danze Duvan Zapata: il colombiano si stacca dalla linea molto bassa degli uomini di Gattuso, sfrutta l'incomprensione tra Hysaj e Maksimovic, che si rimpallano la responsabilità di uscire a pressarlo, e con il destro scarica un tiro fortissimo in diagonale all'angolo. Ospina non può nulla, Atalanta in vantaggio.

     

    Il Napoli subisce il colpo e 6' dopo capitola di nuovo. Stavolta è una splendida azione manovrata, quella della Dea: Gosens pesca Zapata in area, giocata di prima per Pessina che solo davanti a Ospina non sbaglia. È 2-0 e a Bergamo sentono già il profumo della finale. Anche perché gli ospiti sembrano completamente fuori partita. Osimhen litiga con tutti, pallone compreso. E Gattuso perde al 42' anche Hysaj (infortunato), sostituito da Mario Rui. Così, il 2-0 all'intervallo va quasi bene ai partenopei, che prima del gong rischiano sul diagonale fuori di Muriel (37') e sulla zampata alta in mischia di Zapata (45').

     

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    Nella ripresa, aperta con il cambio Politano-Elmas, in pochi sono pronti a credere che il Napoli possa rientrare in partita, ma al 53', quasi dal nulla, ecco il gol che riapre i giochi: percussione di Bakayoko, rimpallo che favorisce Lozano, prima stoppato da Gollini, poi abile a rialzarsi velocemente e infilare la porta vuota. Memore della rimonta subita in campionato dal Torino, Gasperini cerca di dare subito la sveglia ai suoi inserendo Ilicic per Muriel, quasi come segnale.

     

    E lo sloveno al 67' costringe Ospina alla deviazione in angolo con il suo mancino velenoso. Poi Zapata da due passi di testa non trova il bersaglio. L'Atalanta spreca, Gattuso prova a dare energia alla mediana con gli ingressi di Lobotka e Demme per Zielinski e Bakayoko. Al 69' è ancora Ospina a tenere in gara gli azzurri con una gran parata sul sinistro dal limite di Pessina. Proteste della panchina campana per un'entrata di Palomino (già ammonito) su Osimhen: l'arbitro La Penna non estrae il secondo cartellino, ma Gasperini si prende paura e toglie l'argentino per inserire Caldara.

    gasperini gasperini

     

    Al 75' si vede finalmente il Napoli, ma Osimhen si fa respingere da Gollini il tocco sotto porta dopo il bel servizio di Demme, partito sul filo del fuorigioco. Col senno di poi, la palla della possibile finale. Perché 3' dopo, Gasp è pronto a correre ai ripari con un doppio cambio (Pasalic e Miranchuk), ma è anticipato dalla magia di Pessina che chiude il conto:

     

    Ilicic in verticale per Zapata, che accomoda palla per l'inserimento dell'ex Verona, bravissimo nel dribbling su Di Lorenzo prima di scavalcare Ospina con un tocco sotto. Il terzo gol è una mazzata per il Napoli, che pur ci prova con Mario Rui (ancora bravo Gollini), prima di alzare bandiera bianca. Il 19 maggio, Gian Piero Gasperini proverà a vincere il primo trofeo con l'Atalanta, dopo aver fallito l'assalto alla Coppa nel 2019 all'Olimpico contro la Lazio.

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    FATE PRESTO

    Massimiliano Gallo per ilnapolista.it

     

    “Fate presto”. È il titolo simbolo del Mattino del Napoli. Fu partorito da Roberto Ciuni e Pietro Gargano, in un articolo a firma Carlo Franco. È come paragonare Careca Maradona Bagni e Ottavio Bianchi al Napoli di oggi allenatore compreso. Napoli, trentuno anni fa, era un’altra città. Il principale quotidiano aveva giornalisti di spessore, di caratura nazionale. Il Mattino era una testata nazionale non provinciale.

     

     

    Ci limitiamo a dire che soltanto il giornalismo – in Italia, non solo a Napoli – poteva esporsi nella difesa di Rino Gattuso. Che sarà una brava persona – non più di Mazzarri Sarri Ancelotti, ovviamente – ma che è un modesto allenatore.

     

     

     

    gattuso de laurentiis gattuso de laurentiis

    “Fate presto” è il titolo che quel gigantesco Mattino – potremmo anche definirlo semplicemente professionale – concepì per il dramma del terremoto del 1980 e per il ritardo negli aiuti. Noi lo chiamiamo capziosamente in causa per richiamare la famiglia De Laurentiis a un soccorso più che mai urgente. Anche se in questo caso, per fortuna, non ci sono vite da salvare. Ma soltanto la faccia di una società e una squadra che non erano mai state così platealmente inadeguate a una seppur modesta platea di semifinale di Coppa Italia.

     

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    Il Napoli stasera si è schiantato contro la parvenza dell’Atalanta. Soprattutto nel primo tempo. Alla squadra di Gasperini – che è lontana anni luce dalla forma migliore – è bastato premere appena appena sull’acceleratore per mettere a segno due gol in sei minuti: dal decimo al sedicesimo. Uno con Zapata da fuori area. E l’altro con Pessina servito proprio da Zapata. Colombiano che venne deriso dal notoriamente competente pubblico di Napoli quando Benitez lo fece acquistare battendo la concorrenza del Sassuolo.

     

    Proprio lui Benitez che adesso sembra l’unico uomo individuato da De Laurentiis per sostituire in corsa Rino Gattuso. Verrebbe da dire: “De Laurentiis, agisci con molta prisa” ricordando il motto di Rafa “sin prisa pero sin pausa”. Ossia senza fretta ma senza pause.

     

    de laurentiis gattuso de laurentiis gattuso

    Nella ripresa, dopo l’ingresso in campo di Mario Rui al posto di Hysaj e Politano al posto di Elmas, almeno il Napoli si è visto in campo. Il minimo sindacale. Anche se non con tutti e gli undici calciatori. Come al solito ha dato battaglia Lozano che ha realizzato la rete del momentaneo 2-1. Di caparbietà. Non osiamo immaginare cosa sarebbe stato quest’anno il Napoli senza il messicano. Sul 2-1, Gattuso ha provveduto ad altre due sostituzioni: fuori Bakayoko e Zielinski, dentro Lobotka e Demme. Ma poi, dopo un’occasione facile facile fallita da Osimhen, è arrivato la terza rete di Pessina.

     

    Non possiamo fare un’analisi tecnica o tattica della partita di questa sera. Gattuso, anche giustamente, se l’è giocata buttando nella mischia dal primo minuto Osimhen palesemente fuori forma. Ma comprendiamo il tecnico calabrese: non ci si gioca il proprio futuro affidandosi a Petagna. La partita non c’è stata. È bastato il 20% dell’Atalanta per battere il Napoli.

     

    A tratti persino umiliare. Perché nel primo tempo è stata un’umiliazione. Gattuso ha i suoi alibi: le assenze di Manolas, Koulibaly, Mertens, lo stato precario di Osimhen. Poi, il secondo tempo servito a salvare almeno in parte la faccia. L’impegno dei calciatori – che è il minimo sindacale visto che sono lautamente pagati – è servito solo a evidenziare la povertà tattica del Napoli.

    rafa benitez rafa benitez

     

    Adesso De Laurentiis deve decidere. Continuare a vivere immerso nella mediocrità di Gattuso e Giuntoli, oppure strambare e provare a salvare la stagione. Oltre a immaginare un abbozzo di futuro. A Bari ha strambato, a Napoli non sappiamo. Noi siamo soltanto rassegnati spettatori di un Napoli cui De Laurentiis ha sottratto il futuro: a furor di popolo lo ha sottratto ad Ancelotti e affidato a Gattuso e Giuntoli. Sta a lui stabilire se vorrà continuare così. Il Napoli è suo. I soldi investiti sono i suoi. È sacrosanto che sia lui a decidere.

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