Valerio Palmieri per CHI
milly carlucci
Molti identificano Milly Carlucci con la fatina buona della tv e la vestale del sacro rito del sabato sera di Raiuno, ma non è solo questo. Basta vedere con altri occhi Ballando con le stelle, un programma che Milly cura da 13 anni nei minimi dettagli (come fanno Maria De Filippi o Carlo Conti con le loro trasmissioni) per capire che, dietro il richiamo rassicurante della vecchia gara di ballo, vengono messe a confronto star della tv (nascenti e calanti) con professionisti della parola e della critica (la giuria), trattati temi di attualità (la diversità, la disabilità, la violenza subita), affrontata la modernità con un’estetica squisitamente pop.
diego armando maradona con milly carlucci (2)
In questa intervista apprezzerete una Carlucci poco conosciuta: ironica, pungente, guerriera nel difendere il proprio programma, il proprio lavoro, la propria immagine di donna della tv che rifugge l’eccessiva personalizzazione del ruolo e la retorica.
Domanda. L’ha penalizzata questo apparente distacco?
Risposta. «Nella vita e nel lavoro ho bisogno di appassionarmi, ma non ho smania di apparire, desidero solo fare le cose al meglio. In tv mi appassiona più la fase creativa che quella pratica. Ballando è stato un punto di svolta, il passaggio da conduttrice ad autrice e direttore artistico mi ha permesso di mettere in scena tutto ciò che mi piace: eleganza, bellezza, armonia e, ogni tanto, un po’ di pepe e qualche scintilla.
Vidi il format in Inghilterra nel 2004 e ne parlai subito con la Rai e con Bibi Ballandi (l’amatissimo impresario, scomparso di recente, ndr). Fu proprio l’attuale direttore di Raiuno, Angelo Teodoli, che allora era vice di Fabrizio Del Noce, il nostro primo sostenitore: dovevano essere 4 puntate sperimentali a gennaio 2005 e siamo ancora qui...».
D. Aldo Grasso ha detto di lei: “Milly è fredda, determinata, una macchina da guerra, il contraltare della De Filippi”. È così?
ALDO GRASSO
R. «Non ci trovo niente di male, mi sembrano tutti complimenti. Sono determinata, se non lo fossi non sarei al timone di un programma così importante, e la macchina da guerra non sono io, ma tutta la struttura produttiva e creativa di Ballando, che svolge un lavoro straordinario.
Quanto alla freddezza, invece, vorrei tanto averla, ma non mi appartiene. Mi lascio coinvolgere emotivamente da ciò che accade molto più di quanto sembri, solo che, per educazione famigliare e pudore, tengo per me i miei sentimenti e questo, talvolta, mi fa sembrare fredda. In ogni caso se un critico autorevole come Grasso sente la necessità di fare ben due interventi su Ballando nella stessa settimana e se testate prestigiose come Repubblica e Corriere hanno sempre nella homepage dei loro siti uno o più articoli riguardanti il programma, è un ulteriore segnale del successo. Anche perché gli articoli generano visualizzazioni e fanno bene alla salute del giornale. Quindi ho l’impressione che ne sentiremo ancora tante...».
milly carlucci
D. Grasso sostiene che Ballando non sia basato sull’abilità dei ballerini, ma sulle polemiche con la giuria.
R. «Mi sembra un po’ la scoperta dell’acqua calda, è come dire che il successo del calcio non risiede solo nella partita, ma anche nei commenti del dopopartita, nelle critiche all’arbitro e all’allenatore, nel fatto che ognuno pensi sempre di saperne più degli altri. Il cuore del nostro programma è una performance di ballo, da lì scaturiscono giudizi e talvolta polemiche, mai volgari e sempre nei limiti della buona educazione. Il nostro compito è anche quello di conciliare qualità artistica e ascolti: siamo una tv pubblica, ma siamo in regime di concorrenza e non dobbiamo deludere chi ha investito nel nostro programma».
Luciana Littizzetto maria de filippi
D. Ci sono, però, concorrenti terrorizzati dai giudici.
R. «Nessun terrore, i concorrenti sanno bene che la cosa peggiore che possa capitare loro è passare inosservati, un voto basso della giuria o un giudizio pungente spingono il pubblico a prendere le loro difese. La nostra è una gara di ballo, ma anche uno show e un meraviglioso gioco».
D. Nel suo programma ha trattato temi sociali, ospitando atleti paralimpici o storie forti come quelle di Gessica Notaro, non c’è il rischio di cadere nel “buonismo”?
Luciana Littizzetto maria de filippi
R. «È un modo di rappresentare ciò che accade nella società, non siamo in una bolla e dobbiamo vedere il mondo che ci circonda. Il rischio del “buonismo” non credo ci sia: Nicole Orlando, quello splendore di ragazza con la sindrome di Down, ha fatto un bellissimo percorso, è arrivata in finale, e non ha vinto perché c’era chi ballava meglio di lei, ma non sai quanti genitori di ragazzi con la sindrome di Down mi hanno scritto per sottolineare quanto sia stata importante la presenza di Nicole a Ballando. Lo stesso è avvenuto quando ha ballato con noi Lea T (la prima concorrente transgender della storia del programma, ndr). In Italia c’è sempre qualcuno che protesta, ma la spinta di libertà che viene dalla società non può essere fermata, se ne può e deve discutere, ma non censurare».
DE FILIPPI E LITTIZZETTO
D. Ivan Zazzaroni non ha voluto giudicare la performance di Giovanni Ciacci con un uomo: è omofobia?
R. «Ivan ha dato un giudizio estetico, le polemiche sull’omofobia sono ridicole e scorrette. Ognuno ha diritto di pensare che una cosa sia bella o non lo sia, Zazzaroni ha esercitato il suo diritto. A Ballando c’è libertà di ballare tra uomini e libertà di dire che un ballo non è armonico o esteticamente apprezzabile. La censura delle opinioni, dei gusti e delle tendenze personali appartiene ad altre epoche, per fortuna lontane. Chiaro che nell’epoca dei social, dove stiamo avendo un successo pazzesco e abbiamo raddoppiato il traffico dei canali Rai, tutto sia amplificato».
D. Che cosa pensa della partecipazione di Luciana Littizzetto a C’è posta per te su Canale 5 lo scorso sabato?
MILLY CARLUCCI E ANGELO DONATI
R. «L’appuntamento della Littizzetto a ‘’C’è posta per te’’ appena parte ‘’Ballando’’ è diventato un punto fermo, un po’ come l’arrivo della primavera: c’e’ ogni anno. Evidentemente il suo contratto lo prevede. Magari il prossimo anno, chissà, verrà a ballare da noi. Sono Rai e Mediaset a decidere come e quando farsi concorrenza: a Sanremo c’è la non belligeranza e ci sono conduttori Mediaset prestati alla Rai, ma abbiamo visto anche Paolo Bonolis spesso su Raiuno e Carlo Conti su Canale 5, proprio durante la finale di ‘’Ballando’’. Ora ci siamo noi e, nel giorno più difficile della settimana, riusciamo a confermare e ad aumentare il nostro pubblico. Sappiamo bene che, se andassimo in onda di venerdì, faremmo 4 o 5 punti di share in più, ma evidentemente per l’azienda è importante che andiamo di sabato sera».
perego bonolis conti