Claudio Del Frate per www.corriere.it
ATTENTATO A STRASBURGO - CHERIF
L'attentatore che martedì sera ha compiuto una sparatoria nel centro di Strasburgo provocando 4 morti e almeno 11 feriti, (tra cui un italiano, giovane giornalista radiofonico), è stato identificato: si chiama Cherif C.. ha 29 anni, è di origine nordafricana ma è nato a Strasburgo; proprio martedì mattina, poche ore prima dell’attentato in centro città, nella zona dei mercatini di Natale, avrebbe dovuto essere arrestato nell'ambito di una inchiesta per estorsione, ma la polizia non l'ha trovato nella sua abitazione.
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Il ministro dell'interno Castaner ha detto che l'uomo ha precedenti proprio per questo genere di reati. Nel 2011 era stato condannato a due anni per aver aggredito una persona armato con un coccio di bottiglia. Per la prefettura sarebbe già stato classificato come "S", che corrisponde a «elemento religioso radicalizzato». Nel corso della fuga lo sconosciuto sarebbe stato ferito dalla polizia. Nonostante ciò, è riuscito a sfuggire a un blitz delle forze dell'ordine che lo ritenevano asserragliato in un palazzo di rue d'Epinal.
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2 - ATTENTATO STRASBURGO, CHERIF DAI REATI COMUNI ALL’IDEOLOGIA: COSÌ NASCE IL TERRORISMO «IBRIDO»
Guido Olimpio per www.corriere.it
Primo. L’attentatore, come altri, non è arrivato dal Medio Oriente ma è nato in città. Un terrorista cresciuto «in casa» dopo un passaggio in prigione per reati comuni, con alle spalle condanne in Francia e Germania. Per gli investigatori è un «ibrido», un elemento che combina criminalità e terrorismo, magari attraverso una radicalizzazione rapida. Un profilo che ricorda lo stragista di Nizza, un uomo che ha scoperto tardi la vocazione islamista e, in apparenza, solo sul web.
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Secondo. In Europa si conferma la tendenza del «banditismo jihadista»: i killer sono dei predoni ideologizzati. Per un certo periodo della loro vita delinquono, rubano, spacciano solo per soldi. Poi, in una seconda fase o parallelamente, offrono il loro «braccio» ad una fazione che ben volentieri accetta la loro esperienza. Sviluppo già rilevato all’epoca del qaedismo, ma che negli ultimi anni si accentuato, specie in Francia e Belgio.
Terzo. Cherif F. era noto alle forze di polizia, era stato schedato come pericoloso ed era sfuggito di un soffio ad una perquisizione nella mattinata nell’ambito di un’indagine su un caso d’estorsione. Particolari che richiamano altri episodi del passato e che, ovviamente, suscitano polemiche come interrogativi. Al tempo stesso va ricordato che in Francia i soggetti «a rischio» sono oltre 20 mila e il loro numero continua a salire. Questo non può essere un alibi per giustificare buchi nella rete, però non si può ignorare un dato di fatto: è impossibile tenere tutti sotto controllo.
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Quarto. I mercatini di Natale sono ormai da tempo un target: alcuni sono stati colpiti in modo duro come a Berlino, altri sono finiti nei piani dei militanti. Nel lontano dicembre del 2000 al Qaeda aveva progettato un massacro sempre a Strasburgo in occasione delle feste, minaccia parata con l’arresto di diversi affiliati. Ogni anno le polizie europee rafforzano le misure di sicurezza, ma che evidentemente non sono sempre sufficienti. In quest’ultima vicenda non è chiaro se l’evento fosse il vero obiettivo. Non si può escludere che lo sparatore, sfuggito alla cattura qualche ora prima, abbia tentato una mossa disperata.
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Quinto. Alla fine di novembre la polizia francese aveva annunciato di aver sventato un attentato che doveva avvenire proprio nel mercato natalizio a Strasburgo. Una cellula presente nel Paese e guidata da esponenti dello Stato Islamico nell’area siro-irachena. Il nucleo era ben organizzato, aveva risorse, comunicava attraverso sistemi «protetti». L’inchiesta dovrà accertare se Cherif era legato ad un ispiratore lontano o, invece, ha agito di propria iniziativa. Non meno rilevante la presenza di eventuali complici.
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Sesto. La sparatoria si inserisce in un clima di grande tensione sociale. È una situazione di instabilità che può favorire le azioni di estremisti vicini allo Stato Islamico. Lo spargimento di sangue aumenta l’incertezza, crea panico, incide in modo profondo sulla società, alimenta le teorie cospirative di chi sospetta manovre per distogliere l’attenzione. Ma, attenzione a voler dare sempre spiegazioni «scientifiche» ad un terrorismo che negli ultimi anni si sviluppa grazie alla volontà del singolo unita al disegno globale di un movimento.
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