Maddalena Camera per “il Giornale”
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L'autorità francese per la concorrenza con Google non scherza. Ai primi di giugno gli aveva già appioppato una sanzione da 220 milioni di euro per abuso di posizione dominante mentre ieri gli ha inflitto un'altra multa da 500 milioni.
L'Authority transalpina ha contestato alla società californiana di non aver negoziato in maniera equa con gli editori sull'applicazione dei cosiddetti diritti connessi, ostacolando un confronto «in buona fede» sulla retribuzione dei loro contenuti. Ora Google dovrà presentare, entro due mesi, «una nuova offerta di remunerazione per l'attuale utilizzo dei contenuti protetti» di editori ed agenzie di stampa, per evitare nuove maxi-multe fino a 900mila euro al giorno.
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L'accusa di «cattiva fede» nelle negoziazioni è stata mossa da alcuni editori come Alliance de la presse d'information générale , Syndicat des éditeurs de la presse magazine e Associated French Press. Il caso rilevato dall'Antitrust si concentra sull'ipotesi che Google abbia violato l'obbligo di avviare trattative «scrupolose» con gli editori, negando la possibilità di un confronto aperto sulla retribuzione dei contenuti veicolati dalle sue piattaforme.
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«L'Authority - ha spiegato il presidente Isabelle de Silva -ha rilevato che Google non aveva ottemperato a diverse ingiunzioni emesse nell'aprile 2020». Il colosso online si sarebbe anche rifiutato di intavolare «trattative sul compenso dovuto per gli usi correnti dei contenuti protetti da diritti connessi», oltre ad aver «ristretto l'ambito della negoziazione senza giustificazione, rifiutando di includervi i contenuti delle agenzie di stampa ripresi dalle testate come le fotografie». Naturalmente Google si è detta «delusa» dal verdetto.
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«La sentenza, ha spiegato, non considera gli sforzi messi in campo per giungere a una soluzione e ignora la realtà di come le notizie funzionano sulle nostre piattaforme». Ad oggi, ha detto un portavoce, «Google è l'unica azienda ad aver annunciato accordi sui diritti connessi. Stiamo anche per finalizzare un'intesa con l'Afp (Agence France Presse) che include un accordo di licenza globale, nonché la remunerazione dei diritti connessi per le loro pubblicazioni di carattere giornalistico».
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Intanto, però, per consentire al G20 e all'Ocse di completare entro ottobre il lavoro per raggiungere un accordo completo sulla global minimum tax, che comprenda anche una digital tax, la Commissione Ue ha deciso di sospendere durante questo periodo il lavoro in corso sulla proposta per una web tax come nuova risorsa propria della Ue.
L'iniziativa, portata avanti dal vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, prevede un prelievo dello 0,3% su beni e servizi venduti online da aziende con fatturato superiore a 50 milioni di euro. Anche se l'intesa raggiunta a Venezia con l'amministrazione Biden ha, per ora, bloccato il progetto, la multa dell'Antitrust francese conferma come in Europa ci sia la volontà di «intervenire» in ottica redistributiva sui profitti dei colossi del web.