Paolo Russo per la Stampa
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In attesa di sapere che effetto fa la scuola sul Covid, il ministro della Salute Roberto Speranza tende la mano ai farmacisti, assicurando loro più dosi del vaccino antinfluenzale e impedire così che la confusione tra sintomi del coronavirus e quelli dei malanni di stagione finiscano per fra prendere d’assalto studi medici e ospedali.
Il titolare della salute agli esponenti di Federfarma, che rappresentano i titolari delle farmacie, all’Ordine dei farmacisti e ad Assofarm, l’associazione delle farmacie comunali, ha promesso che i vaccini da distribuire negli oltre 19mila punti vendita saranno decisamente di più di quelle risicate 250 mila dosi, in media 13 a farmacia, concesse dalle regioni.
L’idea però è quella di non intaccare più di tanto la scorta di 17 milioni di antinfluenzali acquistati per immunizzare le fasce deboli della popolazione, quanto ricorrere a prodotti di importazione.
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Questo per non lasciare senza antidoto le fasce produttive della popolazione, che non avendo diritto al vaccino gratuito, fino ad oggi lo hanno acquistato per proprio conto in farmacia. Fino a ieri sono stati in 800mila a mettere mano al portafoglio per proteggersi dall’influenza, ma i farmacisti stimano che quest’anno saliranno almeno ad un milione e mezzo e segnalano di aver ricevuto già molte richieste di prenotazione.
E come ricordano le stesse organizzazioni di categoria, le persone che acquistano in farmacia il vaccino «sono proprio quelle che ogni giorno si recano al lavoro, frequentano i mezzi pubblici e hanno una più intensa vita di relazione» e per questo maggiormente esposte alla circolazione del virus.
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Ma se il problema della fascia 6-60 anni per la quale il vaccino non è gratuito sembra destinato a risolversi, resta aperto quello della massa di bambini da sei mesi a 6 anni, over 60 e malati cronici gravi, che si vaccinano da pediatri e medici di famiglia. L’obbiettivo da sempre dichiarato dalle autorità sanitarie è di arrivare ad una copertura vaccinale del 75%, ma fino a ieri solo un anziano su due si è immunizzato e nel resto della popolazione non si arriva al 17%. I 10 milioni di seguaci del vaccino antinfluenzale proprio per la paura del Covid dovrebbero lievitare quest’anno a 17 milioni.
Che rischiano di intasare gli studi medici. Per questo i farmacisti si sono offerti di farli anche loro i vaccini, magari in presenza di un infermiere e lasciando in esclusiva ai medici chi la puntura la fa per la prima volta e potrebbe incappare in una delle rarissime e mai gravi reazioni avverse.
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Del resto così si fa in Portogallo, Francia, Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Usa e Canada, tanto per citare alcuni paesi. Ed è per questo che il Lazio ha deciso di aggirare un regio decreto del ’32 che lascia l’esclusiva ai medici per concedere l’onore anche ai farmacisti. La regione ha già chiesto un parere agli scienziati del Cts che sembrano propendere per il via libera.
In attesa di capire in che spazi si muoverà il virus influenzale rialza intanto la testa quello del Covid, che ieri ha fatto conteggiare 1.452 nuovi casi contro i 1.229 del giorno prima, anche se con 100mila tamponi, 20 mila in più di martedì. L’elenco delle vittime si è allungato di altri 12 decessi e i ricoverati in più sono stati 63, oltre ai sei in terapia intensiva. La situazione negli ospedali è comunque al momento sotto controllo. E sarà bene mantenerla tale stringendo bene la museruola anche al virus dell’influenza.
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