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    DRAGHI TIRA CALCI: “IL GOVERNO NON È QUI PER STARE FERMO” – DOPO IL TENTATO BLITZ DEL CENTRODESTRA PER AFFOSSARE LA RIFORMA DEL CATASTO (SALVA PER UN VOTO), IL PREMIER MANDA UN GESUITICO VAFFA AGLI STRAPPI ANTIGOVERNO DI FORZA ITALIA (COME DAGO-RIVELATO GIANNI LETTA AVEVA RAGGIUNTO UN ACCORDO CON DRAGHI SUL CATASTO, SUBITO "CESTINATO" DALL'ALA FILO-SALVINI CAPITANATA DAL DUPLEX TAJANI-RONZULLI)


     
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    Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

     

    mario draghi a bruxelles mario draghi a bruxelles

    «Questo governo non è nato per stare fermo», sprona Mario Draghi con gesti eloquenti delle mani e un tono di voce inedito, tra il sarcastico e lo spazientito. Succede alla Camera, al termine del question time, quando il capogruppo di Fratelli d'Italia accusa il capo del governo di aver piazzato nella revisione del catasto una «patrimoniale nascosta», per «stangare gli italiani durante la più grande crisi internazionale dal dopoguerra».

     

    Il presidente del Consiglio ascolta e quando Roberto Fico dallo scranno più alto gli dà la parola, prima di entrare nel merito richiama l'attenzione dell'Aula su una questione di metodo, che lui ritiene cruciale per la sopravvivenza del governo. «La sua domanda rivela un equivoco profondo - risponde Draghi a Francesco Lollobrigida -.

     

    Siccome c'è l'emergenza bisogna fermarsi, non bisogna fare altro. Bisogna stare fermi». E qui la voce di Draghi si fa acuta, sottile, quasi sfottente: «Niente riforme, niente cambiamenti, sempre fermi. Ecco, questo non è il motivo per cui è nato questo governo». Applausi, sorrisi dietro la mascherina e occhiate interrogative tra i parlamentari.

    MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI

     

    Il messaggio è chiaro, forte e non è rivolto tanto all'opposizione guidata da Giorgia Meloni, quanto ai partiti della litigiosa maggioranza di unità nazionale. Ai quali Draghi torna a dire, in sostanza, che lui non sta bluffando. A Palazzo Chigi l'ex presidente della Bce ci sta «per fare le riforme che servono agli italiani», ma se l'alleanza di governo dovesse di nuovo sfaldarsi su un provvedimento cruciale, il premier salirà al Quirinale e dirà al presidente Mattarella che non ci sono più le condizioni per andare avanti.

     

    Mercoledì notte, per tre volte, il governo si è salvato per un solo voto nella commissione Finanze della Camera. Come sei giorni prima - quando la sottosegretaria Maria Cecilia Guerra aveva alzato i toni per scongiurare lo stralcio della revisione del catasto dalla delega fiscale - il centrodestra si è mosso unito. Lega, Fratelli d'Italia e anche Forza Italia hanno provato di nuovo ad affossare la revisione del catasto. L'agguato è fallito, ma ancora una volta Palazzo Chigi ha dovuto assumersi il «rischio calcolato» di andare al voto contro la volontà di mezza maggioranza.

    SILVIO BERLUSCONI LICIA RONZULLI SILVIO BERLUSCONI LICIA RONZULLI

     

    E ieri, al question time , Draghi è stato sarcastico e severo anche sul merito. «L'impianto del catasto è del 1939, ci sono state tante cose in mezzo, anche una Guerra mondiale», ha premesso il premier, ricordando che Ici, Imu e Tasi sono state introdotte e abolite sulla base di valori inesistenti: «Vogliamo trasparenza».

     

    Non ne può più Draghi di strappi, sgambetti e blitz, è colpito dalle tentazioni antigovernative di Forza Italia e non sopporta che il drammatico conflitto in Ucraina venga usato come alibi dai partiti, per impantanare il governo e forse anche per logorarne il capo. Lui è determinato a correre e sul catasto ha voluto dare un segnale politico. L'obiettivo è stoppare sul nascere la guerriglia parlamentare sui provvedimenti cruciali legati al Pnrr, dalla concorrenza agli appalti, dalla giustizia alla delega fiscale.

     

    Per sminare il terreno sul fisco cominciano oggi gli incontri «bilaterali» tra governo e partiti, con il ministro Federico D'Incà e i sottosegretari all'Economia, Maria Cecilia Guerra e Federico Freni. Prima ancora di sedersi, il tavolo sul fisco si va virtualmente riempiendo di emendamenti.

     

    mario draghi mario draghi

    «Le sensibilità sono molto diverse», spiegano eufemisticamente gli addetti ai lavori, che sanno quanto divisivo possa essere un tema come il regime forfettario riservato agli autonomi e alle piccole imprese. La tensione resta alta e un deputato reduce dalla battaglia sul catasto, previa richiesta di anonimato, manda un avviso a Chigi: «Se Draghi vuole portare a casa le riforme non può pensare che i parlamentari stiano qui solo per ubbidire e schiacciare bottoni».

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