HOTEL IN VENDITA
Claudia Osmetti per "Libero quotidiano"
Non è crisi, è peggio. La pandemia, soprattutto: le chiusure dell'anno scorso, il lockdown, la quarantena di massa. E poi il mercato, che si assottiglia perché crescono gli affitti brevi, le soluzioni alternative, gli scambi di casa a costo zero per le vacanze dell'ultimo minuto. Gli alberghi non ce la fanno più e si mettono in vendita. Cambio gestione, chiuso per rinnovo proprietà, sotto a chi offre di più.
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Una prima stima l'ha fatta il portale dell'immobiliare Idealista.it che ha contato, sul suo sito, la bellezza di 1.022 annunci di strutture ricettive pronte a cercare un nuovo acquirente. Dall'abbazia di Spineto, nella Valdorcia toscana, all'hotel extralusso in zona Giudecca, gioiello della Venezia dei canali e delle residenze d'epoca. Rispetto al 2020, il numero degli alberghi in vendita su Idealista.it è aumentato del 63% (allora se ne contavano 628).
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Questi dati sono significativi per due ragioni. La prima, scontata: fotografano un balzo non da poco. La seconda, un po' meno ovvia: Idealista.it non ha nemmeno una sezione dedicata, nelle sue ricerche on-line, per alberghi e hotel. «Il fatto che, invece, ci troviamo a gestire così tante richieste la dice lunga», fanno sapere dalla società, rimarcando che il fenomeno ha oramai assunto i connotati nazionali.
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INCREMENTO
Sì, è vero: nelle province costiere l'incremento delle vendite del terzo settore cresce meno (appena, si fa per dire, del 44%). Ma per il resto non c'è regione che si salvi: più della metà degli annunci si concentra in Toscana (194), in Veneto (125), in Lombardia (109) e nel Lazio (96). A chiudere la classifica sono la Valle d'Aosta (cinque), la Basilicata (quattro) e il Molise (tre).
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Però parliamoci chiaro, signori: si tratta anche delle aree meno popolose del Paese e di quelle, territorialmente, meno vaste. E poi, vogliamo dircela tutta? Questa è solo la punta dell'iceberg, sotto c'è molto di più. C'è, per esempio, che molti gestori (o ex gestori) di alberghi, per vendere, comprare e affittare, preferiscono ancora la vecchia maniera, quella dell'agente immobiliare in carne e ossa.
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O del passaparola tra colleghi. E c'è, va specificato, che Idealista.it è solo uno dei siti che nel web trattano acquisti immobiliari. A spulciare le voci che escono su Google c'è da perderci un pomeriggio intero. Secondo Immobiliare.it solo nel centro storico di Milano ci sono ventitré strutture decise a cambiare l'insegna fuori dalla receptionist (per una di queste, a piazzale Loreto, 120 camere e trenta suites, ristorante, wine bar, parcheggio e sale per riunioni chiedono almeno 21 milioni di euro).
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Su Casa.it collezionano 103 proposte a Roma (da un minimo di 350mila euro per sedici stanze in piazza Cavour, ai tre milioni di euro per 830 metri quadrati a Caracalla, a due passi dal Colosseo, con la possibilità di mantenere pure la vecchia gestione in modo da essere operativi praticamente senza interruzioni di servizio).
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Bancadellecase.it, invece, elenca qualcosa come 282 alberghi in vendita solo a Venezia e in provincia: terrazze sul porto e scorci tra le calle. Metti assieme tutto, provi a tirare le fila, e scopri che a occhio e croce, in Italia, ci sono in vendita circa 5mila hotel. Pochi?
UNO SU SETTE
Neanche per idea. Le ultime rilevazioni dell'Istat (l'Istituto nazionale di statistica), aggiornate al 2019, cioè a prima che il coronavirus venisse a sconvolgerci l'esistenza, stimano che in Italia ci siano poco più di 33mila alberghi funzionanti (33.166, per essere precisi). Se 5mila di questi sono in vendita significa che uno su sette ha deciso di cambiar vita.
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D'accordo, non saranno tutti annunci effetto della pandemia, c'è pure chi, semplicemente, vuole rinnovarsi e basta. Però non è un quadro estremamente incoraggiante. Solo nella riviera romagnola, da Comacchio a Misano Adriatico, il cartello "vendesi" è ben visibile su oltre 350 edifici che, d'estate, accolgono turisti e bagnanti alla bisogna.
E c'è persino chi ha calcolato che con un portafogli di 320 milioni di euro (cifra impensabile per noi comuni mortali, ma basta mettere insieme qualche super-miliardario annoiato e un paio di società coi conti in regola) si riesce persino ad acquistare duecento strutture. Un terzo di quelle disponibili. La stagione, poi, sì che diventa rovente.
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