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    L’EPIDEMIA NEGLI USA E’ SOLO QUESTIONE DI TEMPO - TRUMP FA IL GRADASSO SULLE MISURE TEMPESTIVE ANTI-CORONAVIRUS MA I BASSI NUMERI FINORA SONO IL PRODOTTO DI IMPREPARAZIONE E RITARDI - LE STRUTTURE SANITARIE FINO A POCHI GIORNI FA AVEVANO FATTO UN NUMERO RIDICOLO DI TEST: MENO DI 2 MILA SU 331 MILIONI DI ABITANTI - A SEATTLE, EPICENTRO DEL CONTAGIO NEGLI USA, IL PERSONALE SANITARIO RACCONTA DELLA FURIA DI MALATI CHE, RESPINTI PER MANCANZA DI TAMPONI, PROTESTANO E ARRIVANO A SPUTARE PER TERRA LE LORO SECREZIONI… - SALE IL BILANCIO A NEW YORK: 103 CASI...


     
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    CORONAVIRUS: SALE BILANCIO STATO DI NEW YORK, 103 CASI

     (ANSA) - Sale il bilancio dei casi di coronavirus nello stato di New York: i nuovi sono 16 e portano il bilancio complessivo a 105. Lo afferma il governatore Andrew Cuomo, sottolineando che i casi nell'area di Westchester sono saliti a 82, mentre quelli nella città di New York a 12.

     

    Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

     

    donald trump donald trump

    Trump continua a sostenere che, grazie ai tempestivi interventi della sua Amministrazione, dei 100 mila casi di coronavirus scoperti al mondo solo poco più di trecento sono negli Usa. La sua tendenza a minimizzare, travisare i fatti o a fornire addirittura dati non veri non è una novità, ma stavolta il presidente si è superato: è provato, al di là di ogni possibile dubbio, che i bassi numeri registrati sono figli di incredibili ritardi e di totale impreparazione davanti alla crisi, non di una reazione tempestiva.

    la copertina del new yorker sul coronavirus la copertina del new yorker sul coronavirus

     

    Non solo la Casa Bianca ha sottovalutato la crisi, trattando con sarcasmo chi lanciava allarmi, ma le strutture sanitarie del Paese più avanzato del mondo fino a due giorni fa avevano fatto un numero ridicolo di test: meno di duemila su 331 milioni di abitanti.

    Nulla rispetto ai 160 mila tamponi della Corea del Sud e alle decine di migliaia di controlli dell' Italia. In alcuni Stati importanti come Ohio e Texas fino all' altro ieri non era stato fatto nemmeno un test. A Seattle, nello Stato di Washington, l' epicentro del contagio negli Usa, il personale sanitario racconta su Facebook della furia di malati che, respinti per mancanza di tamponi, protestano e arrivano a sputare per terra le loro secrezioni.

     

    A New York, dove è arrivato qualche kit in più, i casi sono schizzati in due giorni da 11 a 76 e ieri il governatore Andrew Cuomo ha dichiarato lo stato d' emergenza: si aspetta una moltiplicazione dei casi quando arriveranno i nuovi tamponi, invocati da giorni invano anche dal sindaco Bill de Blasio. Anche il governatore della Florida, Ron DeSantis, un fedelissimo di Trump, invoca tamponi dopo i primi due morti nello Stato.

    coronavirus in usa e canada coronavirus in usa e canada

     

    Sordo a tutto ciò, il presidente, durante la visita al Cdc di Atlanta, l' agenzia federale antiepidemie, ha affermato che «chiunque ha bisogno di essere controllato riceve un bellissimo test». Ma il suo vice, Mike Pence, incaricato di sovraintendere alla campagna antivirus, riconosce i ritardi: «Avremo bisogno di settimane per disporre di tutti i kit necessari». La promessa fatta tre giorni fa - un milione di tamponi consegnati alle strutture sanitarie entro questo fine settimana - era infondata: ne sono arrivati solo 75 mila. Più un numero imprecisato (ma non elevato) destinato ai laboratori privati.

     

    La settimana successiva dovrebbero essere prodotte un milione di dosi (ogni paziente va testato due volte). I numeri dei test fatti fin qui sono indicativi, risultato di inchieste della Cnn e di Atlantic che ha raccolto i dati della Cdc e dei dipartimenti sanitari dei 50 Stati dell' Unione: il governo federale non ha un sistema di monitoraggio e, quindi, naviga a vista. Con la distribuzione dei kit, la crisi apparirà più grave: le conseguenze politiche ed economiche, oltre a quelle sanitarie, sono difficili da prevedere.

    conferenza stampa di donald trump sul coronavirus 1 conferenza stampa di donald trump sul coronavirus 1

     

    Mentre le borse continuano a scendere, stanno emergendo preoccupazioni per un sistema finanziario che si è ripreso a fatica dal crollo del 2008 e che rimane fragile, esposto al rischio di nuove gelate del sistema creditizio. Trump è intervenuto in ritardo non solo per naturale tendenza a sottovalutare i problemi (il piano da 8,3 miliardi appena varato glielo ha imposto il Congresso), ma anche per paura di danneggiare l' economia, la carta migliore della quale dispone per essere rieletto. È giudicato difficile da battere anche perché fin qui non ha mai dovuto affrontare una crisi grave: ora affronta nuovi rischi.

     

    mike pence coronavirus mike pence coronavirus

    Certe mosse teatrali - come provare a scaricare le responsabilità del coronavirus su Obama che ha lasciato la Casa Bianca più di tre anni fa e aveva rafforzato la sanità pubblica - tollerabili come siparietti di politica-spettacolo in tempi normali, non lo sono più quando esplode una crisi così seria. Una crisi che mette a nudo l' inadeguatezza di un modello sanitario Usa frammentato, costosissimo e inefficiente. Messo sotto accusa dai democratici nella campagna elettorale, mentre i repubblicani fin qui l' hanno difeso.

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