1 – TUNNEL DI HAMAS, "ISRAELE INIZIA AD ALLAGARE LA RETE SOTTERRANEA DI GAZA"
Estratto dell’articolo di www.adnkronos.com
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L'esercito israeliano ha iniziato a pompare acqua di mare nella vasta rete di tunnel di Hamas a Gaza. Lo scrive il Wall Street Journal citando fonti Usa che sono state informate delle operazioni militari israeliane, che fanno parte di un intenso sforzo per distruggere le infrastrutture sotterranee del gruppo.
L'allagamento dei tunnel con l'acqua di mare, che è nelle fasi iniziali, è solo una delle diverse tattiche che Israele sta usando per svuotare e distruggere i tunnel di Hamas, aggiunge il giornale.
soldati israeliani che smantellano i tunnel di hamas 1
A riferire dell'ultima strategia adottata dallo Stato Ebraico per rendere inutilizzabile la rete sotterranea, era stato lo stesso Wall Street Journal il 5 dicembre scorso. La dimensione sotterranea dell'enclave palestinese, spiegava il quotidiano, è un labirinto di cunicoli che sarebbe più lungo della metropolitana di Londra.
Secondo il Wall Street Journal, che cita fonti Usa, i militari israeliani avrebbero installato a metà novembre cinque pompe idriche a nord di Gaza City. […]
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Eppure, ricordano i media internazionali, nel 2015 l'Egitto utilizzò l'acqua del Mediterraneo per allagare una rete di centinaia di tunnel lungo il confine con Gaza. Il contrabbando è il 'problema' rappresentato da sempre da quel labirinto sotterraneo. E nel 2015 l'operazione egiziana scatenò le ire a Rafah dove denunciarono danni per le coltivazioni. […]
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Adesso a complicare lo scenario ci sono gli ostaggi, rapiti il 7 ottobre in Israele e da allora trattenuti nella Striscia. Hamas afferma che si trovano in "luoghi sicuri e nei tunnel". E c'è anche la questione dell'impatto ambientale. Pompare acqua salata potrebbe comportare anche danni per la falda acquifera sotterranea.
[…] L'operazione che secondo il Wall Street Journal avrebbero in mente i militari israeliani potrebbe richiedere settimane e quindi consentire ai combattenti di Hamas di spostarsi, portando potenzialmente con loro gli ostaggi.
2 – COME AVVIENE LA SCELTA DEI BERSAGLI NELLA STRISCIA
Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
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I palazzi del potere di Hamas in un posto come la Striscia possono essere grattacieli di venti piani o cubi grigi mal intonacati dove vive un comandante militare del gruppo. L’esercito li chiama in ebraico «matarot otzem» e come spiegava un ufficiale dell’intelligence già nel 2019 a una rivista locale specializzata «non devono per forza essere di proprietà dell’organizzazione terroristica, è sufficiente che li utilizzi».
A volte simboli, come il parlamento palestinese a Gaza fatto esplodere dalle truppe durante questi 67 giorni di guerra, ma anche le infrastrutture che garantiscono il controllo dei fondamentalisti sui 363 chilometri quadrati, lo detengono dal 2007 da quando hanno sbaragliato con un golpe armato le forze dell’Autorità palestinese.
BENJAMIN NETANYAHU VISITA I SOLDATI ISRAELIANI NELLA STRISCIA DI GAZA
La dottrina Dahiva
È stata l’inclusione di questi obiettivi, decisa dal governo e dallo Stato Maggiore fin dall’operazione Piombo Fuso, ad ampliare la distruzione a ogni scontro nel territorio dove sono ammassati oltre 2 milioni di abitanti, devastazione mai così enorme come in questi due mesi abbondanti.
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Nell’offensiva attuale ordinata in risposta ai massacri perpetrati dai terroristi il 7 ottobre dentro i villaggi e le cittadine israeliane, 1.200 persone ammazzate, Tsahal dichiara di aver attaccato 22 mila bersagli, anche 450 in ventiquattro ore, è accaduto al termine della settimana di pausa nei combattimenti con lo scambio tra un centinaio di ostaggi tenuti dai jihadisti e 300 detenuti palestinesi, donne e minori.
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Continuava la stessa fonte anonima: «La campagna deve essere come un incendio che si propaga e la percezione della magnitudine della distruzione comincia a permeare il nemico». È «la dottrina Dahiya» sviluppata nell’estate del 2006 da Gadi Eisenkot, capo di Stato maggiore e adesso nel consiglio ristretto: i bombardamenti massicci sul Libano, su Beirut e sul quartiere-roccaforte di Hezbollah (da cui il piano prende il nome) devono servire a «ristabilire la deterrenza e spingere la popolazione a premere» sui gruppi perché smettano le azioni militari contro Israele.
Hamas attacca da aree con un’alta densità di abitanti, li usa — accusano le organizzazioni per i diritti umani — come scudi. Il nord della Striscia, dov’è partita l’invasione di terra, è per la maggior parte una landa spopolata di macerie e sabbia, i civili che hanno potuto sono scappati a sud lungo le vie di evacuazione stabilite dalle truppe. […]
Obiettivi in tempo reale
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I palestinesi uccisi a Gaza sono oltre 18 mila, un terzo sono combattenti. Il Vangelo secondo l’AI — scrive Local Call — può generare nuovi bersagli in tempo reale macinando dati accumulati e informazioni fornite dai soldati sul campo: la posizione di paramilitari in un edifico, la preparazione al lancio di razzi contro le città israeliane individuata da un drone.
È un ingranaggio algoritmico che travolge il momento in cui i servizi segreti e l’aviazione esauriscono la cosiddetta «banca degli obiettivi», il momento in cui generali e politici cominciavano a parlare per ragioni operative di chiudere l’offensiva. Adesso quel momento, la tregua, può essere spostato sempre più in là.
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