Andrea Valdambrini per ''il Fatto Quotidiano''
La notizia che Martin Selmayr, potentissimo segretario generale della Commissione e uomo di fiducia di Jean- Claude Juncker, lascerà il suo incarico con l' arrivo di Ursula von der Leyen, aveva fatto tirare un sospiro di sollievo. Dal 1 novembre, l' eurocrate tedesco guiderà la rappresentanza Ue a Vienna. Un "esilio dorato" da 17.000 euro al mese, ma defilato rispetto alla possibile assegnazione nelle sedi ben più delicate di Washington o Londra che erano state prospettate.
martin selmayr
La rapida ascesa di Selmayr, nel febbraio 2018, al ruolo non politico più importante dell' Ue era stata oggetto di contestazioni da parte di molti europarlamentari, che ne avevano invocato le dimissioni denunciando la mancanza di trasparenza nella nomina. Chiamata in causa, il difensore civico europeo, Emily O' Reilly, ha contestato irregolarità nella procedura. Eppure per allontanare il plenipotenziario di Juncker - ritratto dai nemici come dispotico e senza scrupoli - non è bastato lo scandalo, ma è dovuta rientrare in gioco la politica.
Per ottenere la presidenza della Commissione, a Von der Leyen è stata chiesta la testa del tedesco, come domandavano molti esponenti del partito di Angela Merkel, la Cdu. Selmayr verrà demansionato già da agosto, quando resterà consigliere speciale del presidente della Commissione, e poi relegato nella capitale austriaca.
Capitolo chiuso? Forse no. Come riferisce il sito Euroctiv, a pochi giorni dall' addio al Berlaymont, Selmayr avrebbe trovato il modo di piazzare alcuni dei suoi in posti-chiave.
Ad esempio, la funzionaria bulgara Jivka Petrova - già membro del team provvisorio "selmayeriano" che ha affiancato VdL" - è stata promossa vicedirettore del Segretariato generale della Commissione. C' è anche un nome per la vendetta in extremis dell' eurocrate: "operazione sole della sera". Andrà pure a Vienna, Selmayr. Ma poi non esclude il ritorno.
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