draghi conte
Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
La "linea rossa" da non oltrepassare per il M5S è quella del termovalorizzatore a Roma, inserito nel decreto aiuti e senza il voto in Cdm dei ministri del Movimento.
Nei giorni scorsi lo hanno messo nero su bianco due vicepresidenti del partito, Michele Gubitosa e Mario Turco. La convinzione di Giuseppe Conte è che l'esecutivo non porrà la fiducia sul Dl, non costringendo i 5 Stelle ad una scelta secca che sa di un dentro o fuori dal governo. Il problema però è che probabilmente la fiducia ci sarà.
GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI
Gli esperti del governo che lavorano al decreto - verrà presentato nelle commissioni Bilancio e finanze a metà giugno - fanno notare che di fronte a un provvedimento composto da 55 punti, tutti sensibili e potenzialmente oggetto di trattative infinite tra i partiti e con una scadenza temporale vincolante per convertirlo in legge, alla fine l'esecutivo sarà costretto a tagliare la discussione. Appunto, mettendo la fiducia. Se il quadro è questo e se non ci saranno margini di manovra per modificare il decreto nel passaggio inceneritore, davvero il Movimento si porrà di fatto fuori dalla maggioranza?
GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI
L'estate 2022 sarà quella del "Papeete" di Conte? A chi gli pone la domanda, l'ex presidente del Consiglio replica che insistere su questo passaggio sa di provocazione. Di sicuro però il mese prossimo si prospetta delicatissimo per il M5S. Dal tribunale di Napoli si attendono decisioni sulla legittimità formale o meno della leadership di Conte; poi ci sono le elezioni amministrative, che si preannunciano un mezzo fiasco per i 5 Stelle; infine, appunto, la faccenda termovalorizzatore, sulla quale Beppe Grillo informalmente sta avvertendo che si aspetta le barricate dei suoi. Da non escludere, infine, una nuova richiesta all'Italia di forniture militari all'Ucraina, altro tema che oppone il movimento alla linea del governo.
Insomma, un percorso ricco di insidie che arriva dopo mesi di tira e molla tra M5S da una parte. Mario Draghi e resto della maggioranza dall'altra.
MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE
La certificazione che tutto può davvero accadere l'ha data un post criptico apparso ieri sul blog del fondatore. Un articolo di un consulente e esperto di strategie organizzative, Paul Rulkens, che prima della pubblicazione ha avuto l'ok dei vertici politici. Titolo: "La maggioranza è sempre in errore", contenuto immaginifico ma non casuale: «C'è del metodo nella follia. Una volta compreso che la maggioranza è sempre in errore, è possibile smettere di dover continuamente aggiustare le cose e passare direttamente all'innovazione su larga scala». Per un Movimento diventato primo partito grazie ad un "metodo della follia", rompere e andare ad elezioni in autunno non è più un argomento tabù.
beppe grillo giuseppe conte
Un ascoltato intellettuale come Domenico De Masi l'ha detto chiaro tre giorni fa parlando col Domani, «Conte molli Draghi»; sul giornale di riferimento, il Fatto Quotidiano , lo si scrive da tempo; da fuori, lontano ma vicino, Alessandro Di Battista fa lo stesso. Accoppiare le elezioni nazionali con le regionali in Sicilia, laddove il M5S ha ancora un poco di zoccolo duro, potrebbe trainare il voto per Conte e compagni. E l'alleanza con il Pd? Se l'eventuale caduta del governo Draghi dovesse frantumarla, poco male: il M5S potrebbe fare una campagna elettorale - impossibile se in corsa assieme ai dem - all'insegna del "Conte presidente", puntando tutto sulla suggestione di un ritorno dell'ex premier a Palazzo Chigi; concreta o meno, conta poco.
DI BATTISTA domenico de masi foto di bacco
giuseppe conte mario draghi mario draghi giuseppe conteu