Carmelo Caruso per il Foglio - Estratti
GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI
Ecco il saldo degli “schiaffoni” di Giancarlo Giorgetti: in Cdm li ha dati, all’ Ecofin li ha presi. Non c’è accordo sulla riforma del Patto di stabilità. Anzi, c’è un irrigidimento della Germania. Se ne riparla il 9 novembre. La richiesta italiana di scorporare gli investimenti strategici, al momento, non passa.
E Daniele Franco non ha possibilità di fare il presidente della Bei. In Italia si dice “le ha prese”, ma c’è chi dice pure che questo ministro va abbracciato: “Come incassa lui, nessuno. Magari qualcosa ottiene, alla fine”. Da Berlino in su nessuno crede agli italiani, ma si fidano di Draghi. Ora è beato, ma Meloni potrebbe chiedere di farlo santo, San Mario della Pieve. Dunque quanti belli schiaffoni .
(...) Si chiama “golden rule”, almeno i competenti la chiamano così, e quando l’ha ascoltata, nuovamente, il vicepresidente, il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis, mancava poco e faceva muovere i tank da Berlino. Faceva sapere a Giorgetti, e agli italiani, che “non c’è consenso sulla cosiddetta golden rule”. Cosiddetta. Finiva uno e iniziava l’altro, il ministro amico, Lindner.
GIANCARLO GIORGETTI DANIELE FRANCO
Ai giornalisti tedeschi rilasciava la seguente dichiarazione: “Il Patto di stabilità si può modificare solo se si riduce il debito pubblico in maniera credibile”. E cosa intende per riduzione credibile? Intende questo: “Una riduzione credibile potrà avere successo solo se verranno ridotti anche i deficit annuali. Per la Germania il tre per cento è il limite massimo del deficit”. E’ avvelenato perché le elezioni gli sono andate male. Perché dovrebbe fare una carezza agli italieni ? Gli olandesi in questi casi, in economia, seguono i tedeschi pure al pub. E siamo a tre: il commissario all’Economia, il ministro tedesco e la ministra olandese.
(...) Non si accontentano di promesse tanto più che l’Italia, a parte le cesoie da giardiniere di Giorgetti, non ha molto da offrire.
VALDIS DOMBROVSKIS
Sul Mes, Salvini ha detto tutto: “La posizione della Lega la vedrete, se e quando voteremo il Mes”. In questi anni, dopo il Covid, il Patto di stabilità è stato sospeso e giustamente, fanno notare, sempre da Bruxelles, “siete stati capaci di inventarvi il Superbonus”. E’ vero che resta la Francia ma, a occhio, almeno da quanto diceva il suo ministro Le Maire, fa la Francia, la grandeur , e parla con Berlino: “Ci sono difficoltà importanti ma possiamo raggiungere il nostro obiettivo. Raggiungere un accordo entro l’anno”. I siti spagnoli titolavano ieri che Parigi e Berlino hanno le leve per sbloccare il negoziato sul Patto. L’Italia, dispiace, ma non c’è.
GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI
La verità è che Giorgetti, da solo, non basta. Dicono, sempre da lassù dove qualcuno ama, e davvero, Meloni, che l’Europa sta solo “issando i ponti levatoi per far capire a Meloni che è il momento di diventare adulta, scaricare la sua vecchia famiglia, la destraccia”. Alle europee vinceranno ancora popolari, liberali e socialisti e Meloni lo ha compreso. C’è una frase che Matteo Renzi ha pronunciato alla Festa del Foglio: “Meloni faccia il nome di Draghi alla Commissione europea”.
La casella su cui ragionano anche a Palazzo Chigi è un’altra. E’ quella di presidente del Consiglio europeo. Draghi è entrato tra i beati d’Italia, ma Meloni ha bisogno di santi e l’ex premier è l’unico che può placare i paesi frugali. Giorgetti è da anni che tiene il suo santino nel portafogli: “San Mario della Pieve, prega per me”. Preghiamo.
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