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sergio berlato a caccia 3
Il Green Pass, così come introdotto dal governo Draghi, presenta delle palesi violazioni ad alcune norme dell’Unione europea. Per questo motivo, l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Sergio Berlato, ha chiesto Commissione europea di attivare immediatamente una procedura di infrazione contro il governo italiano.
«Alla luce delle violazioni del Regolamento (UE) 2021/953 e della Risoluzione n. 2361/2021 sul certificato COVID-19 – scrive Berlato in una nota – ho ritenuto opportuno interrogare la Commissione europea sull’opportunità di adottare immediatamente una procedura di infrazione nei confronti del governo italiano».
Berlato sul green pass cita le norme Ue. Infatti, «il regolamento e la risoluzione sul certificato verde sanciscono il fondamentale principio di non discriminazione di coloro che non possono o non vogliono vaccinarsi contro il Covid-19».
GIORGIA MELONI E SERGIO BERLATO
«Nel nostro Paese – prosegue l’eurodeputato – oggi il Green Pass è richiesto ai cittadini per svolgere attività quotidiane, lavorare, studiare e per accedere ai trasporti pubblici. Inoltre, il governo italiano ha deciso di lasciare a carico del cittadino il costo del tampone. Trasformando di fatto il certificato verde in un mezzo di coercizione e ricatto per obbligare surrettiziamente quante più persone a sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid-19».
Pertanto, prosegue l’europarlamentare di FdI, «queste violazioni al principio di non discriminazione, anche alla luce dell’obbligatorietà per gli Stati membri di recepire i regolamenti comunitari in ogni loro elemento, sono ingiustificabili e intollerabili. I diritti costituzionali dei cittadini italiani devono essere tutelati».
green pass
Nei giorni scorsi, è stato invece presentato davanti al Tribunale dell’Unione europea un ricorso per ottenere l’annullamento del regolamento sul pass sanitario Ue. Lo riporta il sito di informazione Contexte. Il sito cita un documento del Consiglio Ue distribuito alla riunione degli ambasciatori di mercoledì, in cui se ne fa menzione. I ricorrenti sono identificati come “Abenante e altri”. Il ricorso, datato 30 agosto, si rivolge contro il Consiglio Ue e il Parlamento europeo, che hanno approvato il certificato digitale Covid Ue. Nel ricorso si chiede l’annullamento totale del regolamento, e in attesa della decisione della giustizia europea, una sospensione immediata delle disposizioni.