Valentina Errante per “il Messaggero”
VENAFRO ZINGARETTI
Il primo filone dell' inchiesta, che all' alba di ieri ha portato la Guardia di Finanza a perquisire gli uffici la Regione Lazio, oltre a studi legali, aziende e abitazioni private, riguarda un' associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, alla ricettazione, al riciclaggio, all' appropriazione indebita aggravata dall' abuso di relazioni e l' evasione fiscale.
Ma gli affari degli imprenditori Fabrizio Centofanti, Paolo Baratta, Andrea Pisaturo, Luigi Coculo e di Umberto Croppi, ex assessore della giunta Alemanno, che, attraverso decine di società avevano creato un sistema per emettere false fatture ed evadere il fisco, si intrecciano con quelli degli uomini dell' entourage del presidente della Regione Nicola Zingaretti.
Dall' imprenditore Giuseppe Cionci, che per il governatore ha curato la raccolta dei fondi durante la campagna elettorale ed è accusato di avere emesso fatture per operazioni inesistenti, a Maurizio Venafro, l' ex capo di Gabinetto finito sotto processo (e assolto) nell' ambito dell' inchiesta per Mafia Capitale, l' unico indagato per corruzione in questo procedimento. Potrebbe essere solo l' inizio, visto che nei decreti di perquisizione si legge che «ingenti flussi finanziari in entrata provenivano da soggetti che avevano rapporti con le entità pubbliche», mentre flussi in uscita «erano diretti a soggetti riferibili alla pubblica amministrazione».
MAURIZIO VENAFRO
L' associazione gestiva decine di società che emettevano fatture per operazioni inesistenti finalizzate a un' evasione fiscale a sei zeri. Coinvolte anche grosse aziende, come la Cofely di Ezio Bigotti, indagato, insieme a Enrico Colombo, proprio per i documenti contabili fasulli.
LA CORRUZIONE
A mettere di nuovo nei guai Venafro è stata una consulenza da 72mila euro ottenuta, dopo le dimissioni dal gabinetto di Zingaretti, da Cosmec srl, una società schermo, almeno secondo i pm Stefano Fava, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, titolari del fascicolo. Di fatto sarebbero stati Coculo, Pisaturo e Centofanti (espressione delle Energie nuove srl) e Piero Amara della Dagi srl, «interessati a procedimenti amministrativi della Regione Lazio», a garantire quell' incarico a Venafro. Una consulenza fittizia, almeno secondo la procura.
ezio bigotti
«Energie nuove e Dagi - si legge nei decreti - entrano in relazione con Venafro, capo di Gabinetto del presidente della Regione, per la realizzazione di concessioni di derivazione d' acqua per uso idroelettrico dal fiume Marta, nel comune di Tarquinia, in un procedimento amministrativo segnato dall' assenza di procedure di evidenza pubblica, in un periodo in cui l' indagato è ancora capo di Gabinetto». Un affidamento diretto alle due società da parte degli uffici della Regione che non convince affatto la procura.
Quella dell' ex capo di Gabinetto sarebbe però una «corruzione susseguente», scrivono i pm, perché «la consulenza fittizia viene sottoscritta da Venafro immediatamente dopo la cessazione della sua qualità funzionale». Ossia quando ha già dato le dimissioni dalla Pisana. L' ex capo di Gabinetto è indagato anche per l' emissione della falsa fattura.
L' INDAGINE
fiume Marta
Sono una trentina i nomi sul registro degli indagati nel fascicolo aperto dopo le segnalazioni dell' Uif di Bankitalia. All' esame della Finanza sono così finiti, da un lato, i flussi finanziari nei quali intervenivano soggetti giuridici appartenenti allo stesso gruppo societario, dall' altro, i soldi in entrata «generati da soggetti che avevano rapporti con enti pubblici». Ulteriori flussi di denaro erano poi diretti «verso soggetti riferibili alla pubblica amministrazione».
Tra gli imprenditori, anche Amara e Centofanti, già coinvolti nell' indagine Labirinto, che l' anno scorso aveva rivelato l' esistenza di una centrale di controllo di appalti pubblici. Ed è proprio nella cantina di Centofanti che i militari hanno trovato la documentazione sulle società.