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    I PAESI NON ALLINEATI NON ESISTONO: SONO SEMPLICEMENTE ALLINEATI A QUALCUN ALTRO (CINA E RUSSIA) – KGALEMA MOTLANTHE, EX PRESIDENTE DEL SUDAFRICA, E STORICO LEADER DEL PARTITO DI MANDELA, ANC, ATTACCA L’ATTUALE CAPO DI STATO, CYRIL RAMAPHOSA, CHE HA SCHIERATO IL PAESE DALLA PARTE DI PUTIN: “LA GUERRA IN UCRAINA COLPISCE AL CUORE L’EUROPA, IL NOSTRO PRIMO PARTNER ECONOMICO. I NON-ALLINEAMENTO DEVE EVITARE DI PRESTARSI A MALINTESI E FRAINTENDIMENTI. PERDERE LA FIDUCIA DELL’OCCIDENTE PUÒ ESSERE UN DANNO GRAVE"


     
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    Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”

     

    Il Sudafrica è la lettera esse nella sigla Brics, l’anti-G7, il club delle potenze emergenti che ad agosto terrà qui il suo vertice. Al quale teoricamente dovrebbe partecipare Vladimir Putin… rischiando l’arresto in base al mandato di cattura della Corte penale internazionale. Il presidente Cyril Ramaphosa di recente ha guidato la «missione di pace» di leader africani a Mosca e Kiev, per mediare sulla guerra in Ucraina.

     

    Il Sudafrica è quindi una nazione-chiave per capire l’orientamento geopolitico del Grande Sud globale. Oscilla tra il «non allineamento» e uno scivolamento verso la Cina o la Russia: due potenze con cui le forze armate sudafricane hanno tenuto di recente esercitazioni militari congiunte.

     

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    In questa intervista, l’ex presidente Kgalema Motlanthe sferra un duro attacco alla politica estera del suo Paese. Il 73enne Motlanthe è un leader storico dell’African National Congress: nella battaglia contro l’apartheid fu rinchiuso per dieci anni in carcere nella stessa Robben Island dov’era detenuto Nelson Mandela.

     

    Finito l’apartheid fu uno dei leader del movimento sindacale, con l’attuale presidente Ramaphosa. Motlanthe è rispettato come un leader di rara onestà, è un’autorità morale del Paese, prende le distanze dai suoi compagni di lotte sprofondati nella corruzione.

    Proprio da questo ha inizio l’intervista.

     

    Dove sono finite le promesse di ripulire il Sudafrica dal malgoverno?

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    «Ramaphosa aveva annunciato una rinascita, una nuova alba, la liberazione dalla corruzione. Invece la sua presidenza è offuscata dalla scoperta di una montagna di banconote in un divano di casa sua, di cui non sa o non vuole spiegare la provenienza.

    Siamo al remake degli anni di Jacob Zuma. Non abbiamo imparato nulla. E il Parlamento ha fallito nei suoi doveri di controllo».

     

    All’estero Ramaphosa ha tentato di rilanciarsi guidando la missione di pace tra Russia e Ucraina. È la mossa giusta?

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    «Il primo partner economico del Sudafrica è l’Unione europea, non la Russia. Il secondo è la Cina. Il terzo, gli Stati Uniti. La guerra in Ucraina colpisce al cuore l’Europa intera, cioè il nostro primo partner.

     

    Se vogliamo fare i nostri interessi, dobbiamo essere consapevoli che la grande maggioranza degli Stati membri dell’Ue appartengono anche alla Nato. Il nostro non-allineamento deve evitare di prestarsi a malintesi e fraintendimenti. Quando l’ambasciata Ue a Pretoria ha celebrato la festa dell’Europa, il governo Ramaphosa non ha mandato un solo ministro».

     

    L’ambasciatore Usa a Pretoria ha accusato il Sudafrica di fornire armi a Putin.

    «A quel punto io mi sarei aspettato che il nostro attuale presidente convocasse immediatamente il ministro della Difesa, per fare chiarezza. Invece ha insabbiato tutto con una commissione d’inchiesta […]».

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    Di Ramaphosa si diceva che si era costruito una carriera da uomo d’affari, quindi pragmatico.

    «Da un businessman ci si aspetterebbe quindi una maggiore attenzione ai nostri interessi reali. Siamo dentro i Brics, ma tra i Paesi che appartengono a quell’associazione il 96% del nostro commercio estero si concentra solo su Cina e India. Con Russia e Brasile facciamo il rimanente 4%. Non c’è alcuna ragione per prestare il fianco alle accuse di sostenere la Russia, è un errore dare adito a questi sospetti».

     

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    […] L’America, prima di cambiare rotta e varare le sanzioni contro il regime bianco razzista, aveva per molto tempo sostenuto i governi dell’apartheid. Il legame con Putin oggi è un modo di ripagare quei debiti?

    «Ma la Russia non è l’Unione Sovietica. […] Noi abbiamo dei debiti storici di riconoscenza con l’Urss, non con la Russia di oggi. D’altronde alcuni esuli dell’Anc vennero formati a Odessa, cioè in Ucraina. E se vogliamo ricordare tutta quanta la storia delle azioni anti-apartheid, dal 1973 in poi gli Stati Uniti decisero di fare pressione sul vecchio regime sudafricano, che cominciò a crollare proprio da quel momento».

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    Isolarvi dall’America oggi è un errore?

    «[…] Perdere la fiducia dell’Occidente può essere un danno grave, un impoverimento, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in una situazione economica già molto precaria». […]

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