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    “LA SITUAZIONE STA LENTAMENTE MIGLIORANDO” - L’IGIENISTA ITALO ANGELILLO: “LA CURVA SEMBRA ATTENUARSI, SIA QUELLA DEI NUOVI CASI DIAGNOSTICATI, SIA QUELLA DEI DECESSI. L'ASPETTO PIÙ INCORAGGIANTE È LA MINORE PRESSIONE SULLE TERAPIE INTENSIVE. UN ALTRO DATO POSITIVO È CHE IL 58% DEI MALATI SONO IN ISOLAMENTO DOMICILIARE PERCHÉ HANNO SINTOMI LIEVI…”


     
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    Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”

     

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    Cosa ci dicono g li ultimi dati sull' epidemia?

    «La situazione sta lentamente migliorando, indipendentemente da lievi variazioni quotidiane. La curva sembra attenuarsi, sia quella dei nuovi casi diagnosticati, sia quella dei decessi, che però sono l' esito infausto di infezioni contratte le scorse settimane, prima dei blocchi», legge lo scarno bollettino della Protezione civile Italo Angelillo, presidente della Società italiana di igiene e medicina preventiva, la Siti.

     

    L'aspetto forse più incoraggiante è la minore pressione sulle terapie intensive?

    «È il numero più interessante. Significa che le misure di contenimento stanno funzionando bene ed è ancora meglio che proseguano. In assenza di barriere avremmo avuto una tragedia inimmaginabile, le epidemie non concedono tregua se non si cerca di fermarle in modo deciso. La minore pressione sui centri di rianimazione è l'indicatore della capacità da parte del servizio sanitario di individuare più precocemente il paziente. Un altro dato positivo è che il 58% dei malati sono in isolamento domiciliare perché hanno sintomi lievi dunque non gravano sui dipartimenti di emergenza urgenza e sulle terapie intensive».

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    Come si spiega che il virus abbia avuto la strada spianata in alcune residenze per anziani?

    «È problematico attuare le norme del distanziamento sociale in strutture molto spesso di piccole dimensioni, dove sono ricoverate persone fragilissime che hanno bisogno di un' assistenza continuativa e ravvicinata. Anche per altre infezioni meno letali, e penso all' influenza, avviene che quando si ammala un degente gli altri rischiano il contagio».

     

    Lei coordina l'unità di crisi anti Covid-19 dell' azienda ospedaliera universitaria della Campania. Da operatore cosa auspica?

    «Mi auguro che le chiusure vengano protratte oltre il 3 aprile, per almeno i successivi quindici giorni. A livello territoriale sarà fondamentale mettere in condizione i dipartimenti di prevenzione impegnati sulla sorveglianza dei pazienti in isolamento di garantire l'assistenza nei tempi giusti. In alcuni contesti può succedere che il tampone per verificare positività o negatività del paziente non ospedalizzato venga fatto con ritardo.

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    Ecco perché molte Regioni sono contrarie alla strategia di uno screening di massa di tutta la popolazione proposto dalle Regioni del Nord. Noi non potremmo permettercelo, in Campania e suppongo in molte altre realtà del Centro-Sud».

     

    E in Campania cosa vi aspettate?

    «Questa settimana sarà decisiva perché si vedrà il risultato degli eventuali contagi legati alla moltitudine di persone fuggite dal nord. Se supereremo questo momento sarà un buon segnale. Finora ci siamo trovati in una fase di relativa tranquillità, non abbiamo avuto grossi focolai. Voglio essere ottimista. Ci siamo ben preparati con reparti ad hoc».

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