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    “GENERALMENTE HO RAGIONE MA QUESTA VOLTA CHIEDO SCUSA SUL CORONAVIRUS. ECCO PERCHE’” – SGARBI: "HO ASCOLTATO SVARIATI VIROLOGI CHE HANNO, ALMENO SINO AL 9 MARZO, STIMATO IL PERICOLO DEL COVID-19 COME RELATIVO... POI LA SITUAZIONE È STATA VALUTATA DIVERSAMENTE. E IO MI SONO TROVATO NEL MEZZO DI UNA TEMPESTA POLEMICA. È STATO DA IRRESPONSABILE - NON VOLEVO INCITARE NESSUNO AD ANDARE A CODOGNO E A VIOLARE NESSUNA NORMATIVA…"


     
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    Matteo Sacchi per “il Giornale”

     

    SGARBI PREGLIASCO AVIGAN NON E L ARENA SGARBI PREGLIASCO AVIGAN NON E L ARENA

    Non è facile gestire la comunicazione durante le emergenze men che meno durante questa del Coronavirus. Tanto che Vittorio Sgarbi, uno che difficilmente si scusa, si è scusato ripetutamente per alcune sue affermazioni che sono state viste come minimizzanti il pericolo, soprattutto da chi non è abituato al modo di comunicare «espressionista» -lui stesso lo definisce così- del noto critico d' Arte. Ci abbiamo fatto due chiacchiere al telefono.

     

    Sgarbi lei raramente si scusa. Questa volta sì perché?

    «Mi scuso raramente perché raramente sbaglio, generalmente ho ragione... In questo caso io ho ascoltato svariati virologi che hanno, almeno sino al 9 marzo, stimato il pericolo del covid-19 come relativo... Poi la situazione è stata valutata diversamente. E io mi sono trovato nel mezzo di una tempesta polemica in cui non avrei dovuto trovarmi. È stato da irresponsabile perché non dovevo far circolare informazioni rassicuranti che esulano dalla mia competenza.

    sgarbi pregliasco sgarbi pregliasco

     

    Però è anche vero che io sono irresponsabile di quelle informazioni la cui responsabilità ricade sui competenti che le davano. E che non mi pare si scusino. Guarda ho i link, te li giro». E mentre parliamo e anche adesso che trascrivo ogni secondo il telefono fa blink ed è un altro documento o video che manda Sgarbi col virologo di turno che diceva la sua minimizzando il rischio (o così facilmente può sembrare al profano).

     

    Hanno fatto impressione alcune sue affermazioni sull' andare a Codogno. Erano incitazione a violare le zone rosse?

    «Non volevo incitare nessuno a violare nessuna normativa. Ho parlato con persone della zona e anche di Piacenza. Si sentivano trattate come appestati. Io volevo veicolare un messaggio di carità cristiana, ai malati si sta vicini. Ovviamente senza violare quarantene e andando quando la zona veniva indicata come bonificata.

     

    vittorio sgarbi vittorio sgarbi

    Non volevo fare nessuna provocazione o violazione. Volevo trasmettere ottimismo e che questa malattia non è come la peste. Ma di nuovo sono stato frainteso e quindi mi scuso. Lo ridico: mai incitato nessuno a violare decreti. Anzi temo che le chiusure e il tutti a casa siano stati fatti anche con ritardo. Ma di tutto questo si discuterà quando avremo i dati finali.

     

    Lo ridico: sono stato irresponsabile a fidarmi di informazioni che credevo scientifiche e certe, ma non lo erano.

     

    Adesso leggo poesie su facebook e parlo di arte cose su cui sono competente io e mi appartengono».

     

    Qualcosa però avrebbero anche potuto non travisarla?

    »Sì quando ho insultato il virus dicendo che il Covid è come il buco del culo stavo solo dicendo che il virus fa schifo, che è una merda. In quel caso sono proprio stato frainteso al di là di quello che stavo chiaramente dicendo».

     

    Alla fine suona molto come: ho sbagliato ma volevo stare dalla parte delle persone...

    vittorio sgarbi 1 vittorio sgarbi 1

    «C' era gente che si sentiva spaventata e mi scriveva: vogliamo tornare a vivere. Io volevo trasmettere speranza e ribadisco un messaggio cristiano. Volevo essere propositivo contro la paura. Non certo far violare leggi o decreti. Mi scuso se ho comunicato in modo troppo spregiudicato...

    Io mi batto in parlamento perché anche i carcerati possano mantenere le distanze di sicurezza per il virus previste per legge, pensate anche a chi è in custodia cautelare... Il carcere non può trasformarsi in una condanna ad ammalarsi o morire».

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