Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
E se Facebook diventasse a pagamento? Se la privacy non fosse più un diritto ma un prodotto di lusso per cui spendere parte del nostro reddito? Un tempo era la più noiosa e ripetitiva delle fake news, ogni tanto leggevi che il social network della grande F non sarebbe più stato gratuito. Immediata arrivava la smentita.
UDIENZA DI ZUCKERBERG AL SENATO
Oggi, se si riascolta con attenzione l'audizione al Senato americano di Mark Zuckerberg (ieri secondo round alla Camera dei rappresentanti), si constata che qualcosa sta cambiando. Facebook sarà gratuito, ma segue un «però».
Domanda di un senatore a Zuckerberg: il modello di business di FB potrà garantire la tutela dei dati ma anche l'accesso gratuito? Risposta sibillina: «Sì, ci sarà sempre una versione di Facebook gratuita». Chiaro, no? «Una versione», non «qualsiasi versione». Non sarete mai obbligati a pagare per utilizzare il social network. Ma nessun pasto è gratis.
E Zuckerberg non esclude che vi possa essere anche un modello differente. Vuoi la massima protezione? Paghi. Così eviterai pubblicità invasive che ti propongono un hotel a Ibiza perché nei post parli spesso delle Baleari; sarai certo che le tue opinioni sull'immigrazione non diventino merce da vendere.
GIARDINO PROTETTO
«Già oggi - racconta Nicola Zamperini, autore del libro Manuale di disobbedienza digitale - Facebook, ma anche le altre techno-corporation, ci garantiscono un giardino protetto, ma alle loro condizioni.
La vera notizia, tra le cose dette da Zuckerberg, è che si sta prendendo in considerazione un modello differente, anche a pagamento». Sia chiaro: l'accesso a Facebook sarà sempre gratuito, ma per la prima volta si intravede un futuro alternativo, non prossimo ma neppure remoto, in cui potremo comprare un accesso Vip, che proteggerà i nostri dati.
UDIENZA DI ZUCKERBERG AL SENATO
Conta poco il fatto che Alexander Tayler, amministratore delegato di Cambridge Analytica, la società che ha usato impropriamente i dati di 87 milioni di utenti, sia stato rimosso (ma non licenziato). Il fondatore, Alexander Nix, è sospeso.
Cambridge Analytica si difende: «Non abbiamo infranto le leggi o influenzato il referendum su Brexit, raccogliamo dati con il consenso informato, stiamo conducendo un'indagine indipendente».
NEMICI
Torniamo a Facebook: già oggi esistono sistemi per rendere meno accessibili le informazioni, ma pochi utenti sanno orientarsi. Lo ha detto Zuckerberg nella seconda audizione in cui ha indossato di nuovo la cravatta e lasciato a casa la t-shirt che lo aveva sempre caratterizzato anche nel suo avatar del film The Social Network.
Sta cambiando lui, cambierà Facebook. Il fondatore ha dovuto rispondere un imbarazzante «sì» alla domanda: «Anche i suoi dati personali sono compresi tra quelli venduti a terze parti scorrette?». Altro passaggio delicato sulla politica. Tra i nemici i finti account russi. Zuckerberg: «È una corsa agli armamenti, continueranno a migliorare».
UDIENZA DI ZUCKERBERG AL SENATO
Eh sì, senatori e deputati americani hanno messo alle strette Zuckerberg sul suo ruolo di monopolista, ma al contempo la politica americana sa di non potere fare a meno di Facebook, di Google o Amazon, perché sono garanti dell'egemonia americana.
Scena finale, che potrebbe convincere Aaron Sorkin a scrivere un seguito di The Social Network: «Agli americani non piace essere spiati, voi state raccogliendo informazioni anche su persone che non sono su Facebook?», chiede la democratica Kathy Castor. Zuckerberg balbetta: «La gente sceglie di condividere dati, questo è il modo primario in cui Facebook funziona».
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