Gigi Garanzini per “la Stampa”
massara maldini
Sono tanti i momenti in cui si vince un campionato. E non è difficile ricordare la doppietta di Giroud che ha ribaltato il derby di ritorno, poi i panni del centravanti da area piccola è andato a indossarli persino Tonali, all'Olimpico romano e poi per ben due volte a Verona, tappe decisive del cammino tricolore. Ma questa impresa del Milan nasce da più lontano: e pur se mai ostentato non è difficile riconoscervi il segno di Paolo Maldini.
paolo maldini
In generale per il carisma, la competenza, la serenità di chi è stato campione e finalmente, dopo troppo anni di oblio, si vede riconosciuto il diritto a provarci in prima persona. In particolare per come si è comportato l'estate scorsa, quando ha deciso che il gioco del portiere neo-campione d'Europa e del suo procuratore (parce sepultis) si era fatto troppo pesante. Sembra facile adesso. Ma rinunciare a un campione nato e cresciuto a Milanello proprio come trent' anni prima era successo a lui, e come lui predestinato a diventare un simbolo rossonero di generazione (destinata a prolungarsi con il figlio Daniel, anche lui campione d'Italia) , era una scelta da far tremare i polsi. Non solo Maldini l'ha fatta.
Ma pure a cuor leggero, visto che per la porta si era già cautelato con un certo Maignan che di questo scudetto è uno dei protagonisti, se non il protagonista. Come Donnarumma a Parigi, ma alla rovescia.
Non è nemmeno da escludere che questa mossa preventiva abbia cementato il gruppo.
il portiere del milan mike maignan 9
Di sicuro delle tre contendenti, tre perché la Juve si è chiamata fuori da subito e l'Atalanta con il passare del tempo, il Milan non era in assoluto la più forte. Semmai la più debole. Ma con più anima di Inter e Napoli, con un carattere che l'ha portato a limitare i danni nei momenti difficili, e a riemergere in qualche modo quando sembrava che la crisi non fosse reversibile. Giusto il contrario di Inter e Napoli cui proprio quello spirito di reazione, quella forza di ribellarsi è mancata nonostante risorse tecniche di cui il Milan non poteva disporre. E qui, anche qui, entra in scena il gran lavoro di Pioli. Che di meriti ne ha davvero tanti, a cominciare dalla serenità che ha sempre trasmesso alla squadra con il suo atteggiamento da Normal-one, per continuare con la varietà di soluzioni che si è dovuto inventare quando la contemporaneità degli infortuni mordeva forte, e si trattava di raschiare il fondo di un barile che non era poi quella barrique di gran pregio.
errore di donnarumma contro lo strasburgo
Alla fine, nella squadra neo-campione d'Italia il portiere è stato una certezza, la difesa ha retto meglio del previsto alla perdita prematura di Kjaer, e la coppia Kalulu-Tomori ha certamente un bel futuro. Ma da lì in su, prima di un finale perentorio illuminato da un magnifico Leao che ha troncato ogni discussione, sono stati in tanti, compreso Leao stesso, ad alternare grandi prestazioni ad altre modeste. E con il dovuto rispetto alle carriere e al carisma residuo, la staffetta Giroud-Ibrahimovic è sembrata più volte il passaggio di consegne tra un pensionando e uno che in pensione c'è già. Poi si sa che tutti i salmi finiscono in gloria. Così il francese ci ha messo firma e controfirma anche all'ultimo atto. E il Milan ha vinto uno scudetto facendo le nozze -anche - coi fichi secchi, che in questi tempi di contratti demenziali è il migliore dei complimenti possibili.-
gianluigi donnarumma al funerale di raiola maldini e massara foto mezzelani gmt006 il portiere del milan mike maignan 8 massara paolo maldini pioli gazidis