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    IL FUOCO DI SANT’ANTONIO (CONTE) – L’INCAZZATURA DEL TECNICO HA UN NOME. ANZI TRE: DZEKO, LLORENTE E VIDAL – DAGLI AFFARI SALTATI IN ESTATE AL CALENDARIO, LE RAGIONI DEL MALUMORE DELL’EX CT – L’INTER, CHE NON HA GRADITO LO SFOGO, NON E’ INTENZIONATA A FARE GRANDI COLPI A GENNAIO – GARLANDO (GAZZETTA): "DA CONTE PAROLE SGRAZIATE SU BARELLA E SENSI. E IN CHAMPIONS HA PERSO SEI DELLE ULTIME OTTO TRASFERTE…”


     
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    Davide Stoppini per la Gazzetta dello Sport

     

    antonio conte antonio conte

    Non succederà più: Claudia Mori lo giurava cantando, quasi quarant' anni fa. Antonio Conte invece non l' ha promesso, ieri, di fronte a Beppe Marotta, Piero Ausilio, Lele Oriali e Javier Zanetti. Non può prometterlo, perché «io sono così, nel bene e nel male», come ama ripetere lui, ribadendolo anche subito dopo lo sfogo in diretta tv.

     

    Ieri pomeriggio ad Appiano lo stesso Conte e la dirigenza dell' Inter - che pure si era confrontata anche al rientro alla Malpensa - sono tornati sulla questione, passaggio prioritario prima di affrontare il tema della partita. Lo strappo è stato importante, pur nella comprensibile voglia dei protagonisti di derubricare il tutto il giorno dopo, a mente fredda. Alcuni punti fermi vanno certificati: né la dirigenza né la proprietà hanno gradito le uscite pubbliche dell' allenatore.

    edin dzeko foto mezzelani gmt17 edin dzeko foto mezzelani gmt17

     

    Al netto della comprensione per la delusione del risultato, a Conte è stato sottolineato come dichiarazioni di un certo tenore non siano positive, aggiungano tensione eccessiva al termine di una partita certamente importante, ma che non ha segnato un fallimento definitivo.

     

    Dal canto suo, l' allenatore ha ribadito la preoccupazione per il momento che sta vivendo la rosa. E si è detto preoccupato del calendario fino alla sosta di Natale, con il rischio di pregiudicare l' infinita rincorsa alla Juventus, a maggior ragione con due partite di Champions «vere» da affrontare tra Slavia e Barcellona.

     

    Ma perché Conte si è sfogato in quel modo? Tre risposte. La prima: ha voluto sottolineare che a suo dire la società non ha chiarito a sufficienza come l' Inter di quest' anno non sia chiamata a vincere. E che l' attuale cammino in campionato è frutto di un lavoro eccezionale, non preventivato. Così si spiega il riferimento ai dirigenti che dovrebbero parlare al suo posto. Secondo punto: il tecnico vuole vincere, non solo provare a.

     

    antonio conte antonio conte

    E ha capito che, se a gennaio davvero sarà fatto quel che non è stato completato in estate, la possibilità di dar fastidio alla Juventus sarebbero concrete. Terza risposta: quell'«ho sbagliato a fidarmi» nasconde tutta la delusione per l' attuale rendimento di alcuni elementi della rosa. E non si fa fatica a individuare i nomi di Godin, Gagliardini, Politano e Vecino. Di là c' è una società e i suoi molteplici attori, di cui Conte non ha condiviso tutti i passaggi. Dei nomi di Dzeko, Llorente e Vidal si può leggere nel pezzo a fianco. Ma anche qui qualche chiave di lettura va aggiunta.

     

    L' Inter è la società italiana col saldo mercato tra entrate e uscite meno positivo: -105 milioni di euro. E se sul fronte Dzeko il club ricorda come sia stato lo stesso Conte a propendere per Lukaku, una volta capito che tutte e due le operazioni non sarebbero state possibili, a lasciare perplessa la società sono stati i riferimenti a Sensi e Barella: nessuno disconosce i meriti di Conte sui due, ma i dirigenti ricordano come le due operazioni fossero condivise con l' allenatore. Cosa accadrà a gennaio? Il tecnico vorrebbe almeno due interventi: uno a centrocampo e uno in attacco, Giroud è un obiettivo possibile.

     

    llorente kjaer llorente kjaer

    Su Vidal resta la distanza: Conte lo ritiene ideale, Marotta e Ausilio lo farebbero solo in prestito gratuito. E propendono per un profilo economicamente compatibile e più futuribile, leggi Kulusevski. Sensazioni?

     

    Dipenderà anche dal distacco dalla Juve e dalla qualificazione europea. Ecco perché il k.o. di Dortmund ha aggiunto benzina sul fuoco di (Sant')Antonio.

     

     

    LE RAGIONI DI ANTONIO E UNO SFOGO ESAGERATO

    vidal vidal

    Luigi Garlando per la Gazzetta dello Sport

     

    Il secondo posto in A, a un punto dalla Juve, e il primo tempo di Dortmund certificano lo stato d' avanzamento lavori. Nuova identità tattica, nuovo spirito.

     

    Che Antonio Conte stia facendo in fretta e molto bene è palese. Che gli manchino giocatori altrettanto: da 2 a 4.

     

    Continueremo a ritenere un delitto non aver compiuto l' ultimo passo per Dzeko e determinante il mancato arrivo di un incursore «da bacheca», come li chiama Antonio, cioè d' esperienza internazionale che abbia vinto tanto. Un Vidal, per capirci, che avrebbe aiutato la crescita dei giovani e trasmesso sicurezza in certe notti di tempesta. In mezzo, la coperta è corta e dietro a Lautaro e Lukaku c' è un bimbo (Esposito). Terza concessione: il carattere. Se inviti Sgarbi a un talk-show, non ti lamentare se grida: «Capra!». Se assumi il tecnico del «ristorante da 100 euro», aspettati richieste ambiziose di mercato. Se ti serve un mister di fuoco, aspettati vampate ovunque.

    antonio conte antonio conte

     

    Per uno spirito vincente non esistono stagioni di transizione. Conte vede l' Inter che cresce bene e si chiede cosa avrebbe potuto fare (subito!) con i rinforzi promessi in estate, contro un Napoli in crisi e una Juve umana. Da qui nasce la febbre e lo sfogo di Dortmund. Ma era opportuno farlo in quel modo e in quel momento? «Errori di programmazione. Venite a spiegare». Chiamare alla sbarra la propria dirigenza, in Eurovisione, gli è servito per aggiungere pressione definitiva in vista di gennaio, ma a che prezzo? Il discorso mercato va letto nella sua globalità per essere onesto. L' Inter, appena riemersa dal fair-play finanziario, ha speso comunque 170 milioni (bonus inclusi), di cui 75 per Lukaku, stravoluto da Conte.

    antonio conte marotta antonio conte marotta

     

    antonio conte antonio conte

    Zhang investirà 34 milioni (bonus esclusi) per stipendiare il suo mister che guadagna quasi il doppio (10, poi 12) del secondo di A (Ancelotti, 6,5). L' Inter ha commesso errori sul mercato, ma è anche vero che una diversa distribuzione del tesoro avrebbe attrezzato meglio la squadra. Barella ha faticato nei primi giorni di Inter. Non è stato un balzo semplice per un ragazzo di 22 anni legato alla sua isola. Ma ha lottato ed è stato bravo a imporsi. E Sensi con lui. Insieme hanno dato spettacolo al Camp Nou. Sono cresciuti in autostima. Quanto li ricaccia indietro una frase in Eurovisione come questa?

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    «Non ho giocatori importanti e maturi che riescano a gestire. Lo chiedo a Barella e Sensi che vengono da Cagliari e Sassuolo?» Parole sgraziate.

    A parte il fatto che Barella gestirà da titolare un Europeo, il compito di un allenatore è opposto: gonfiare i cuori. In questo Conte è maestro, come ha dimostrato con Giaccherini e Candreva. Al 19enne Facchetti che debuttava in A contro Ghiggia, il Mago giurava: «Lui campione del mondo, tu lo diventerai».

     

    L' empatia aiuta a crescere.

    Empatia significa anche riconoscere i propri errori.

     

    ANTONIO CONTE ANTONIO CONTE

    Conte martedì ne ha commessi, ma non ne ha parlato. Poco è stato fatto per arginare Hakimi e per intercettare il crollo che non si spiega solo con la coperta corta. Già con Barcellona, Juve, Sassuolo e Brescia, l' Inter bipolare ha cambiato volto nel tempo. Implosioni inspiegabili.

     

    C' è molto su cui lavorare. Se i teologi mettono in discussione l' infallibilità papale, ci sta che possa sbagliare Conte che è tecnico ancora giovane e deve migliorare l' intesa con la Champions: ha perso sei delle ultime otto trasferte. Forse la morale è proprio questa: rimettersi sui binari, dopo il deragliamento generale, tecnico e dialettico, per crescere insieme, compatti, senza fuoco amico e pubblico.

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    Come chiedono i tifosi che non hanno apprezzato lo scomposto dopo-partita.

    Chiamiamola la lezione di Dortmund. Se tutti la impareranno, diventerà il più importante step di crescita di una squadra programmata per vincere. Magari non subito.

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