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    “VEDEVO I VECCHIETTI ALLE FINESTRE CON GLI STRACCI SULLA FACCIA CHE ASPETTAVANO CHE QUALCUNO ANDASSE A SALVARLI” - L’INCENDIO NELLA RSA “CASA PER CONIUGI” DI MILANO È PARTITO DA UNA SIGARETTA FUMATA DA UNA 69ENNE IN UNA STANZA AL PRIMO PIANO: LE FIAMME HANNO AVVOLTO MATERASSI E COPERTE, SPRIGIONANDO UN FUMO DENSO E SOFFOCANTE. FINO AD ARRIVARE A UNA BOMBOLA D’OSSIGENO CHE È SALTATA IN ARIA - SONO IN MORTI IN SEI - L'IMPIANTO ANTINCENDIO ERA BLOCCATO DA UN ANNO


     
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    Estratto dell'articolo di Cesare Giuzzi per il "Corriere della Sera"

     

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    Il fumo avvolge subito i corridoi del primo piano, toglie l’ossigeno, soffoca il respiro. Muoiono in sei: Nadia Rossi, 69 anni compiuti due settimane fa; Laura Blasek, romana, 86 anni; Anna Garzia, 85 anni, Loredana Labate di 84, Paola Castoldi, 75 anni e l’unico uomo, Mikhail Duci, 73 anni, nato in Egitto. Tutti ospiti della Rsa «Casa per coniugi» di via dei Cinquecento, al Corvetto.

     

    L'impianto bloccato

    Qui nella prima ondata di Covid c’erano state più di cinquanta vittime e focolai incontrollati. Ora a provocare la strage è il fuoco. Con la complicità dell’uomo: perché l’impianto di rilevazione fumi nelle camere è guasto da più di un anno e sostituito da un «controllo dinamico» di un operatore antincendio. Tutto consentito dalla legge nell’attesa che il Comune — proprietario della struttura — dia il via ai lavori dopo la gara d’appalto.

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    Una procedura che però non è bastata a evitare le fiamme. Quelle che si sprigionano nella stanza 605 al primo piano che ospitava Nadia Rossi e Laura Blasek. Entrambe avevano patologie invalidanti. Sono morte uccise dal fuoco e dal calore. I loro corpi sono stati estratti quando ormai era mattina. Gli altri sono deceduti a causa del fumo che ha invaso i corridoi della Rsa. Mentre un 62enne lotta per la vita al Policlinico in condizioni disperate. In totale i feriti sono 81: 14 sono gravi sparsi su quindici ospedali di mezza Lombardia.

     

    L'innesco

    Le fiamme si sono innescate nella stanza 605 ma non si sono estese ad altre aree della struttura. Non ci sono dubbi sulla causa accidentale. Sembra che tutto sia partito da una sigaretta, fumata dalla 69enne. Poi le fiamme hanno lentamente avvolto materassi e coperte, sprigionando un fumo denso e soffocante. Fino ad arrivare a una bombola d’ossigeno che salta in aria e il gas che fa da «accelerante» all’incendio e avvolge quasi ogni cosa. Un testimone racconterà poi alla polizia di aver sentito un forte colpo prima di notare il fumo.

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    L'allarme

    La signora Laura è nel letto a fianco si sveglia e si accorge di tutto. Sono pochi drammatici secondi. È inferma nel letto e nonostante i suoi 86 anni riesce disperatamente ad afferrare il telefono. Alza la cornetta e si collega con la reception all’ingresso: «Aiuto». Poi più niente. È dalla portineria che parte la prima chiamata al numero unico d’emergenza. Sono le 01.18. Il custode parla di un incendio nella struttura, la voce è concitata. Viene avvertito il tecnico dell’antincendio che però non s’è accorto di nulla.

     

    In quel momento oltre al custode ci sono sei operatori: cinque Oss e un infermiere. Quanti ne ha previsti la direzione sanitaria per la copertura dei turni notturni per accudire 173 degenti distribuiti su tre piani. Da fuori non ci sono fiamme né fumo. Si vede solo un bagliore dalle finestre del primo piano. Ma l’aria puzza di plastica e cavi bruciati, stringe la gola. Le scale si stanno riempiendo di fumo.

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    Il primo intervento

    Alle 01.26 — otto minuti dopo — arriva la prima squadra dei pompieri. La caserma di piazzale Cuoco è lontana solo due chilometri e mezzo. È una fortuna perché il bilancio delle vittime poteva essere ancora più pesante. I pompieri salgono con i respiratori ma anche senza, perché c’è da fare in fretta, c’è da mettere in salvo un intero piano. Il fuoco nella 605 viene spento in meno di una manciata di minuti. Le due donne ormai sono senza scampo. Le altre vittime muoiono soffocate dal fumo, nelle stanze e nei corridoi. Via dei Cinquecento e l’intero Corvetto si riempiono di ambulanze, macchine della polizia e mezzi dei pompieri. Verranno evacuate più di cento persone.

     

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    I vicini in strada

    «Vedevo i vecchietti alle finestre, le stanze piene di fumo con gli stracci sulla faccia che aspettavano che qualcuno andasse a salvarli», racconta la signora Lucia Guaragni, che abita nel palazzo di fronte. La gente delle case popolari scende in strada, porta acqua e coperte. Le ambulanze corrono verso gli ospedali, senza sosta. Vengono chiamati anche i bus dell’Atm per trasportare via gli sfollati in altre Rsa. All’angolo della strada si decide di creare un’area protetta a cielo aperto: una lunga fila di carrozzelle e le sedie prese dal refettorio. Si radunano gli anziani evacuati. Parte la conta dei feriti e vengono allertate le strutture di tutta la provincia.

     

    Prime indagini

    C’è il sole della prima alba, invece, quando alle cinque e mezza inizia il sopralluogo degli investigatori. I primi pompieri intervenuti parlano di un possibile corto circuito. «Le fiamme hanno interessato una sola stanza», dice il sindaco Beppe Sala che alle sette arriva in via dei Cinquecento. Un’ora più tardi tocca al sopralluogo del procuratore Marcello Viola con l’aggiunto Tiziana Siciliano che coordina il dipartimento Tutela salute: «Escludiamo il dolo. Ma servirà tempo per capire cosa è successo».

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    La foto salva

    I primi esami dei vigili del fuoco di Milano, diretti dal comandante Nicola Micele, dicono che il rogo si è propagato da uno dei due letti. Uno è come liquefatto. L’altro quasi integro. Come è solo danneggiato un comodino di legno. Sopra c’è una foto di Padre Pio, intatta. La pista della sigaretta sembra sempre più concreta. La procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, per ora senza indagati. Nei prossimi giorni potrebbero essere iscritti i nomi dei responsabili della Rsa, del tecnico antincendio e del personale in servizio quella notte. Alla fine si decide di evacuare tutta la struttura: troppi rischi con l’impianto antincendio fuori uso.

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