VIOLENZE IN CARCERE: IN CHAT, LI ABBATTIAMO COME VITELLI
RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE
(ANSA) - "Li abbattiamo come vitelli"; "domate il bestiame" prima dell'inizio della perquisizione e, dopo, quando la perquisizione era stata completata, "quattro ore di inferno per loro", "non si è salvato nessuno", "il sistema Poggioreale", forse in riferimento a una metodologia di contenimento: è quanto hanno letto gli inquirenti della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e i carabinieri nelle chat presenti sui cellulari degli agenti della Polizia Penitenziaria coinvolti nell'indagine sulle presunte violenze che sarebbero avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il 6 aprile 2020.
RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE
Ad alcuni detenuti, definiti dagli agenti "barbudos", secondo quanto si evince sempre dalle chat, sono stati tagliati barba e capelli. Tra gli indagati, per falso, figurano anche due medici dell'Asl che avrebbero redatto certificati medici per favorire alcuni agenti coinvolti nelle indagini: i sanitari sono accusati di avere attestato falsamente che i poliziotti avevano riportato delle lesioni durante i disordini.
Lesioni che c'erano, ma che, per gli inquirenti, erano frutto della veemenza con la quale erano stati sferrati i colpi ai carcerati. Per lo stesso reato, falso, sono indagati anche 13 agenti. Tra i documenti ritenuti attestanti il falso, da parte della Procura, ci sono anche i verbali delle perquisizioni eseguite quel giorno (6 aprile 2020) a firma del provveditore per le carcere della Campania: documenti nei quali si affermava, falsamente per i pm, che erano stati sequestrati ai carcerati oggetti atti ad offendere le forze dell'ordine.
RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE
VIOLENZE IN CARCERE: GIP, ORRIBILE MATTANZA PER DETENUTI
(ANSA) - Detenuti costretti a passare in un corridoio di agenti, con caschi e manganelli, fatti inginocchiare e colpiti di spalle per tutelare l'anonimato dei picchiatori: è quanto emerge dall'indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che oggi ha consentito di notificare 52 misure cautelare ad agenti e dirigenti della Polizia Penitenziaria e funzionari del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Nell'ordinanza il gip definisce l'episodio una "orribile mattanza" ai danni dei carcerati: alcuni sono stati denudati e 15 anche portati in isolamento con modalità de tutto irregolari e senza alcuna legittimazione.
RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE
Tra i detenuti in isolamento, uno perse la vita, il 4 maggio, quasi un mese dopo la perquisizione, per l'assunzione di un mix di oppiacei. In relazione a questa morte, è stato spiegato in una conferenza stampa, ritenendo quel gesto conseguenza delle torture, la Procura ha contestato il reato di morte come conseguenza di un altro reato (la tortura, appunto). Una impostazione non condivisa dal gip che invece ha ritenuto di classificare l'evento come suicidio.
L'ufficio inquirente guidato da Maria Antonietta Troncone (le indagini dei carabinieri di Caserta sono state coordinate del procuratore aggiunto Alessandro Milita e dai sostituti procuratori Daniela Pannone e Alessandra Pinto) aveva chiesto misure cautelari per 99 indagati ma il Giudice, malgrado abbia riconosciuto la gravità indiziaria per 62 soggetti, ha ritenuto opportuno emettere 52 misure cautelari sulla base della sussistenza della pericolo di reiterazione del reato (sono quasi tutti in servizio).
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Nell'inchiesta, complessivamente, sono oltre 110 le persone indagate. Gli arresti riguardano quasi esclusivamente agenti del carcere di Santa Maria Capua Vetere: quella sera intervennero ben 283 poliziotti, un centinaio provenienti da Napoli Secondigliano, altri da un carcere dell'Avellinese. Di quelli provenienti da strutture penitenziarie diverse da quella casertana solo pochi sono stati riconosciuti dai detenuti (appena due, e sono di Secondigliano).
VIOLENZE IN CARCERE: PROVVEDITORE ACCUSATO DI DEPISTAGGIO
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(ANSA) - "Dare un segnale forte", "un segnale minimo per riprendersi l'istituto": è accusato di falso e depistaggio, il provveditore regionale delle carceri della Campania Antonio Fullone, al quale oggi è stata notificata una misura cautelare di sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio nell'ambito dell'indagine sulle presunte violenze che si sarebbero verificate nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il 6 aprile 2020.
La circostanza emerge dall'analisi delle chat acquisite dai cellulari degli indagati. Proprio da questi messaggi emerge la volontà del provveditore di dare una connotazione particolare alle perquisizioni. Per gli inquirenti, infatti, il reale scopo delle perquisizioni, che vennero disposte dopo una protesta, era dimostrativo e preventivo. Una sorta di segnale per la Polizia Penitenziaria che nei giorni precedenti aveva chiesto una risposta ai disordini avvenuti nel reparto Nilo.
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