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    L’INCHIESTA SULLE MASCHERINE PAGATE (E MAI CONSEGNATE) DALLA REGIONE LAZIO SVELA UN BEL PAPOCCHIO: MILIONI DI EURO DISTRIBUITI A PIOGGIA E SENZA CONTROLLI CHE SI SONO DISPERSI ANCHE ALL'ESTERO, NELLE CASSE DI SOCIETÀ DALLE ATTIVITÀ POCO CHIARE E TALVOLTA GUIDATE DA PERSONAGGI CON FEDINE PENALI NON PROPRIO IMMACOLATE - C'È ANCHE UN MISTERIOSO “INNOMINATO” CHE, IN UN'INTERCETTAZIONE, UN'INDAGATA CHIEDE ALL'INTERLOCUTORE DI NON CITARE MAI - IL RUOLO DI STEFANIA CAZZARO, GIA’ COINVOLTA IN UN FALLIMENTO - E SPUNTA ANCHE LA 'NDRANGHETA…


     
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    Giacomo Amadori e Paolo Gianlorenzo per “la Verità”

     

    NICOLA ZINGARETTI NICOLA ZINGARETTI

    C'è un decreto di perquisizione della Procura di Roma, rimasto riservato per più di sei mesi, che spiega meglio di un saggio come sia stata gestita l'emergenza pandemica in Lazio. Milioni di euro distribuiti a pioggia e senza controlli che si sono dispersi in mille rivoli finendo spesso all'estero nelle casse di società dalle attività poco chiare e talvolta guidate da personaggi con fedine penali non proprio immacolate. In tutta questa storia c'è anche un misterioso «innominato» che, in un'intercettazione, un'indagata chiede all'interlocutore di non citare mai.

     

    Per questo i magistrati scrivono nel decreto che «vi è la necessità di identificare la persona» di cui viene taciuta «l'identità». Infine, immancabile, spunta pure l'ombra della 'ndrangheta. L'indagine iniziale Il fascicolo nasce nel 2021 da quello sulla presunta frode in pubbliche forniture contestata ai titolari della Ecotech Srl di Frascati, una società impegnata nel settore delle lampadine che nel marzo 2020 ha ricevuto dalla Regione un acconto da 14,68 milioni di euro per una fornitura «fantasma» da 9,5 milioni di mascherine.

    STEFANIA CAZZARO STEFANIA CAZZARO

     

    A oggi sono stati consegnati solo 2 milioni di dispositivi di protezione di tipo chirurgico e mancano all'appello quasi 11,8 milioni di euro. Il titolare effettivo della Ecotech, Sergio Mondin, cinquantatreenne bellunese, fece sapere in Regione, tramite il vicecapo di gabinetto Andrea Cocco, dei suoi buoni rapporti in Cina, proponendosi per la fornitura. Ma oggi grazie al decreto di perquisizione, firmato dalla pm Giulia Guccione, scopriamo che il socio cinese era impossibilitato a operare a causa del lockdown.

     

    Per questo, quando Mondin assicurò, creduto, che sarebbe riuscito a portare le mascherine a Roma nel giro di pochi giorni (in un contratto si parlava di 72 ore) si rivolse alla cinquantaseienne padovana Stefania Cazzaro, all'epoca coinvolta in un procedimento penale per fallimento, e le inviò 4,7 milioni di euro. Sulla cui sparizione è stato aperto, nel 2021, il secondo fascicolo.

     

    E così la signora, sei mesi fa, ha ricevuto il già citato decreto di perquisizione insieme con altri suoi cinque presunti complici, indagati, a vario titolo, per frode in pubbliche forniture, riciclaggio e autoriciclaggio. Il decreto di perquisizione ricostruisce per filo e per segno a chi siano stati inviati dalla Cazzaro i soldi arrivati dalla Ecotech, versati in due tranche come acconti per fattura proforma.

     

    NICOLA E ANGELA ZINGARETTI NICOLA E ANGELA ZINGARETTI

    Tutto parte, secondo la ricostruzione degli specialisti del Gico della Guardia di finanza, dalla Giosar Limited con base a Londra e dalla Traffic group di Pietro Dal Mas, sessantacinquenne trevigiano. La Traffic rappresenta fiscalmente in Italia la Giosar. La Cazzaro e Dal Mas sono accusati di aver riciclato 3,7 milioni di euro. Infatti le ditte inviavano denaro alla Afin holding limited (2,146 milioni) con base a Londra e alla Noleggio car Sro (1,545 milioni), oltre che su due conti intestati alla stessa Cazzaro (71.000 euro), tra il 18 e il 23 marzo, ovvero subito dopo l'arrivo dei soldi sui loro conti correnti. Il rappresentante legale della Afin, Dario Ruggieri, cinquantanovenne piacentino, è a sua volta indagato per riciclaggio e, si legge nel decreto, risulta «gravato da precedenti di polizia» per insolvenza fraudolenta, falsità materiale, violazione norme sull'Iva, porto abusivo e detenzione di armi e condannato per bancarotta fraudolenta.

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    La Afin, evidenzia l'Antiriciclaggio, era titolare del 70 per cento delle quote della Medi test pharma Italia Srl. Ex socio di quest' ultima era Luca G. che ricoprirebbe un ruolo di «prestanome di alcuni soggetti indagati», come Antonio P.. Quest' ultimo sarebbe «collegato alla cosca di 'ndrangheta Gullace-Raso-Albanese operante nel Nord-ovest d'Italia». L'elenco di reati che sono stati contestati ad Antonio P. nel tempo è lunghissimo: estorsione (a 15 anni), associazione per delinquere, associazione di tipo mafioso, furto di auto, rapina, ricettazione, falsità ideologica. Accuse a cui sono seguite anche alcune condanne.

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    GLI ALTRI BONIFICI

    Altro socio della Medi Martino F. imprenditore attivo nel settore dei videogiochi e delle slot, già indagato a Biella per associazione a delinquere finalizzata alla frode informatica ai danni dei Monopoli di Stato. Ulteriore denaro è stato indirizzato alla Noleggio car Sro, con sede a Praga, che si occuperebbe di demolizioni nel settore edile. Indagati in questo caso, sempre per riciclaggio, sia il rappresentante legale Giovanni Franzese (quarantacinquenne pratese) che gli amministratori di fatto delegati a operare sui conti della società, ovvero Donato Ferrara, cinquantunenne originario di Nocera inferiore, e Giuseppe Rendina, ventisettenne di Pompei.

     

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    La provvista arrivata dalla Giosar è stata successivamente dirottata su alcune società ungheresi (1,3 milioni circa) con successivi prelevamenti in contanti in Italia da parte di Ferrara, su una bulgara (85.000 euro), e sul conto di Rendina (67.000). Cinquantacinquemila sono stati girati su altro conto della Noleggio car Sro e poi finiti su un rapporto bancario intestato a una seconda società ceca, la Lpt Sro.

     

    GLI INTERROGATORI

    I pm il 5 febbraio 2022 chiedono a Mondin (indagato in procedimento connesso) chi fossero i fornitori individuati dalla Ecotech e l'imprenditore ha risposto: «Fino al 25 marzo 2020», cioè quando gli anticipi erano stati già interamente erogati, «esclusivamente la Giosar limited, nella persona di Stefania Cazzaro. Preciso, infatti, che in quel momento il mio socio cinese Pan Hongyi era impossibilitato a causa del lockdown in Cina a rifornirmi di tali prodotti. Disponibilità che poi mi darà in seguito».

     

    MASCHERINE MASCHERINE

    Quindi Mondin ai magistrati ha spiegato: «Ho conosciuto Cazzaro tramite Andrea Fraccaro (ex amministratore della Traffic group, ndr) il quale in data 6 marzo 2020 mi rappresentò via mail la disponibilità di dispositivi medicali anche di ingenti quantitativi. Fraccaro mi era stato introdotto da Gianni Fabian, consulente bancario». Per gli inquirenti gli interrogatori fanno emergere «ulteriori profili di falsità». Infatti la Cazzaro riferiva ai pm di aver conosciuto Dal Mas tramite Fraccaro. Dal Mas, invece, parlava di «un incontro casuale con la donna, che si accompagnava in quell'occasione a Fraccaro».

     

    Però in un'intercettazione la Cazzaro aveva intimato al coindagato Dal Mas: «Tu parla sempre di Andrea Fraccaro, quell'altro lascialo stare». Per gli inquirenti «appare evidente come la Cazzaro si preoccupasse di non fa emergere il nome di colui» che l'aveva «realmente messa in contatto» con Dal Mas, «presumibilmente perché coinvolto nei fatti oggetto di indagine».

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    Dal Mas, con i magistrati, ha anche precisato di non aver avuto nessun ruolo nel commercio di mascherine da parte della Giosar «confermando il suo ruolo di "testa di legno"», che gli sarebbe stato proposto dal solito Fraccaro. Le forniture da Pechino Ma torniamo al socio cinese di Mondin. Nonostante l'imprenditore abbia detto di non averlo coinvolto inizialmente nel reperimento dei dpi il 18 marzo 2020, non appena arrivano i soldi della Regione, invia 318.500 euro alla Ningbo king power industry co. Ltd «riconducibile a Pan Hongyi».

     

    Altri due bonifici, per un totale di 1.775.000 euro, partono due giorni dopo la prima revoca dei contratti, un terzo da 100.000 successivamente alla seconda disdetta. Per Mondin «tutti i pagamenti sopra citati sono stati effettuati in relazione alle forniture alla Regione Lazio». L'imprenditore ha dichiarato a verbale: «Preciso che il pagamento Ningbo king power si riferisce a prodotti consegnati, ovvero 2 milioni di mascherine triplo strato» e «a 600.000 Ffp2, arrivate tra il 20 e il 24 aprile del 2020 e giacenti ancora ad oggi per quanto di mia conoscenza, presso le dogane aeroportuali di Milano e Roma e mai ritirate dalla Regione Lazio».

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    Per la Procura, però, qualcosa nel racconto di Mondin non tornerebbe e anche se il decreto di perquisizione è nei confronti di altri indagati viene evidenziato come «Sergio Mondin abbia omesso di riferire in merito a un bonifico effettuato [] in favore del "socio cinese" e fornitore Ningbo king power industry co. ltd». Il riferimento è a un «bonifico effettuato in data 23 marzo 2020, di 2.718.046,25 euro» per il quale sarebbe stata utilizzata «inequivocabilmente la provvista proveniente dalla Regione Lazio».

     

    Un invio che sarebbe avvenuto nel periodo in cui il «socio cinese», secondo Mondin, era fermo a causa del lockdown. In realtà, contrariamente a quanto dichiarato a verbale, in una memoria difensiva presentata dallo stesso Mondin e dalla moglie Anna Perna si legge che i 318.000 euro inviati il 18 marzo 2020 costituirebbero «il pagamento relativo alla fornitura di mascherine triplo strato richiesta alla Ningbo [], consegnate alla Regione Lazio nell'ambito del secondo affidamento [], rivendute a tale Ente per il prezzo complessivo di 1.160.000 euro».

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    Ma per i pm capitolini «le somme girate alla Ningbo sono state di gran lunga più rilevanti», in quanto al «socio cinese» sarebbero stati inviati ben 5,2 milioni di euro. Sottraendo dal totale i 318.000 euro usati per pagare le chirurgiche, restano 4,91 milioni di euro finiti al socio cinese di Mondin & C. che non sono mai tornati in Italia, se non sotto forma, almeno in parte, di 600.000 Ffp2 ancora ferme in dogana.

     

    Nel decreto è specificato: «Mondin non ha chiarito la destinazione di circa 5 milioni di euro, né si è proposto di effettuare la restituzione in favore dell'Ente». Dunque oltre ai 3,7 milioni che sarebbero stati riciclati dalla Cazzaro e dagli altri indagati a lei collegati, c'è da capire dove e a chi siano andati i soldi spediti in Cina. Le indagini sono ancora in corso.

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