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    UNA CORDA REALIZZATA CON LE MANICHETTE ANTINCENDIO ANNODATE, LE SBARRE DELLA CELLA SEGATE CON UNA LIMA E IL FILO SPINATO FATTO A PEZZI CON UNA TRONCHESE. POI, UNA FUGA DA FILM, L'ENNESIMA, DAL CARCERE DI REBIBBIA - DUE DETENUTI DI ETNIA ROM, LIL AHMETOVIC, 46 ANNI, CROATO, E DAVAD ZUKANOVIC, 40 ANNI, DI OLBIA, SE LA SONO SVIGNATA PER RISPARMIARSI NOVE ANNI DI DETENZIONE - LE FALLE NEL SISTEMA DI SORVEGLIANZA, L’ALLARME DATO MOLTE ORE DOPO, LA CRONICA CARENZA DI ORGANICO...


     
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    1 - REBIBBIA, EVASIONE DA FILM CON IL TUBO ANTI-INCENDIO

    Michela Allegri e Marco De Risi per “il Messaggero”

     

    Una corda realizzata alla meglio, con le manichette antincendio annodate. Le sbarre della cella segate con una lima e il filo spinato fatto a pezzi con una tronchese. Poi, una fuga da film, l'ennesima, dal carcere di Rebibbia. In un clima di disattenzione generale, con l'allarme scattato in ritardo e nessuna sentinella a monitorare il muro di cinta. Un copione già visto troppe volte, all'interno del penitenziario romano dove negli ultimi anni si sono susseguite evasioni una più clamorosa dell'altra. Ieri, è stato il turno di due detenuti di etnia rom, accusati di reati contro il patrimonio e contro la pubblica amministrazione, dalla ricettazione alla truffa. Sarebbero dovuti restare in prigione fino al 2029.

    EVASIONE DAL CARCERE DI REBIBBIA EVASIONE DAL CARCERE DI REBIBBIA

     

    Si tratta di Lil Ahmetovic, 46 anni, croato, e Davad Zukanovic, 40 anni, di Olbia. Hanno studiato il piano per giorni e lunedì sera hanno messo a punto gli ultimi dettagli per cercare di risparmiarsi nove anni di carcere. A notte inoltrata, approfittando delle falle nel sistema di sorveglianza e della carenza di personale, hanno divelto le sbarre e calato la fune che li ha retti entrambi mentre scavalcavano indisturbati il muro di cinta.

     

    Gli agenti della Scientifica hanno già effettuato i rilievi e hanno catalogato tutti gli oggetti trovati nelle celle degli evasi e anche quelli abbandonati durante il percorso che porta alle campagne intorno a via di Rebibbia. Ahmetovic e Zukanovic hanno un profilo criminale basso: a condurli in carcere, oltre a una lunga lista di precedenti, anche il tentativo di spacciarsi per pubblici ufficiali, con tanto di distintivo taroccato.

    EVASIONE DAL CARCERE DI REBIBBIA - DAVAD ZUKANOVIC EVASIONE DAL CARCERE DI REBIBBIA - DAVAD ZUKANOVIC

     

    L'ALLARME

    La cosa più grave è che l'allarme sarebbe stato dato molte ore dopo: nella tarda mattinata di ieri sono state avvisate sul territorio le pattuglie di polizia, carabinieri e guardia di finanza. E così i due hanno avuto tempo per nascondersi. Probabilmente qualcuno li aspettava all'esterno e li ha aiutati a fare perdere le loro tracce. E ora gli investigatori li stanno cercando ovunque. Sorvegliati speciali i campi rom, le stazioni, gli aeroporti e i confini con l'estero. La fotografia dei due fuggiaschi è stata spedita a tutte le forze dell'ordine, mentre la procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla vicenda e ha già disposto l'acquisizione dei filmati delle telecamere di sorveglianza, che hanno immortalato movimenti anomali intorno alle tre di notte.

     

    I SINDACATI

    A dare la notizia dell'evasione sono stati i sindacati della polizia penitenziaria, corpo stremato dall'emergenza Covid all'interno dell'ambiente carcerario e che ha dovuto fronteggiare in questi mesi di crisi sanitaria anche le violente proteste dei detenuti. Il Sappe ha denunciato le carenze nella sicurezza della casa circondariale, sottolineando che i ricercati sarebbero stati «favoriti dal probabile mancato funzionamento del sistema anti-scavalcamento e dal fatto che non ci sono le sentinelle della Polizia Penitenziaria sul muro di cinta». Allarmi che non funzionano e personale sotto organico.

     

    EVASIONE DAL CARCERE DI REBIBBIA - LIL AHMETOVIC EVASIONE DAL CARCERE DI REBIBBIA - LIL AHMETOVIC

    Un mix che renderebbe impossibile garantire una vigilanza ottimale dell'istituto, mentre gli agenti raccontano di essere allo stremo delle forze e costretti a turni di lavoro massacranti. Mentre Gennarino De Fazio, della Uilpa, punta il dito sullo «stato di abbandono all'interno delle carceri», con i detenuti che, «se lo decidono, se ne vanno autonomamente senza neppure il vaglio di un giudice. Il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria è una nave che imbarca acqua in tempo di mare calmo e non è assolutamente in grado di reggere alle tempeste che ciclicamente lo investono».

     

    LE REAZIONI

    Dopo la diffusione della notizia, sono arrivate anche le reazioni della politica. La reazione più dura è stata quella dell'ex ministro dell'Interno: «Due detenuti sarebbero evasi da Rebibbia, sono due nomadi. Però sicuramente Bonafede non ne sa nulla e non è colpa sua, è colpa di Babbo Natale», ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini.

    roma, rivolta dei detenuti a rebibbia 1 roma, rivolta dei detenuti a rebibbia 1

     

    2 - TUTTE LE FALLE DELLA SICUREZZA: NIENTE SENTINELLE DI GUARDIA

    Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”

     

    C'è una cronica carenza di organico nel carcere di Rebibbia, denunciata dai sindacati della penitenziaria a cui ha sempre coinciso un sovraffollamento di detenuti. Una polemica che va avanti da anni. In qualche caso forse è impiegata per giustificare gravi disattenzioni. Anche perché il carcere sulla Tiburtina ne ha viste veramente di tutti i colori fino a guadagnarsi la fama di penitenziario groviera. È stato il palcoscenico di fughe leggendarie.

    Il 23 novembre 1986, durante l'ora d'aria, tre persone detenute salgono su un elicottero atterrato nel campo sportivo del carcere; uno viene fermato, gli altri due fuggono. Erano André Bellaiché, un francese di origini tunisine, e Gianluigi Esposito, romano legato ai movimenti dell'estrema destra della capitale.

    rebibbia rebibbia

     

    Appena un anno più tardi un tunnel lungo alcuni metri viene scoperto dalle guardie penitenziarie. Il cunicolo partiva da una panchina. Sempre nel 1987 sparisce nel nulla Giuseppe Mastini, meglio noto con il soprannome di Johnny lo zingaro: ripreso, viene trasferito a Volterra. Nel 1989 viene scoperta un'altra galleria. Lo scavo, lungo sedici metri, largo 50-80 centimetri, parte dalla sala socializzazione del settore G7 ed è arrivato quasi al muro di cinta. Le guardie carcerarie, scoprendolo, evitano un'evasione di massa.

    Dal carcere sulla Tiburtina, nel 1996, riesce a scappare anche il terrorista palestinese Majed Al Molqui, condannato per il sequestro della nave Achille Lauro. Lo ritrovano in Spagna poco tempo dopo.

     

    ULTIME EVASIONI

    Per il resto le altre fughe, per quanto assurde, sono state sempre abbastanza simili: sbarre segate, lenzuola annodate usate per calarsi da un muro di cinta, come quella avvenuta ieri. Con un'eccezione. Il 12 febbraio 2014 la coppia di fuggiaschi, due romani di Primavalle e Tor Bella Monaca, Giampiero Cattini e Sergio Di Palo, decise di lasciare un biglietto prima di congedarsi: «Ci volevamo scusare per il nostro momentaneo allontanamento dovuto a problemi psichici e a quelli legati alla tossicodipendenza.

    carcere rebibbia carcere rebibbia

     

    Ci scusiamo con il personale della terza casa circondariale. La nostra permanenza ci ha portati a comportamenti scorretti, ma qui abbiamo trovato persone speciali. Con rispetto salutiamo». Un gesto da banditi galantuomini per due piccoli rapinatori arrestati dopo 5 giorni dall'evasione.

     

    Il 27 ottobre 2016 era dovuto intervenire un detenuto per spiegare alla penitenziaria che tre carcerati erano scappati. Era iniziata così, con 9 ore di ritardo, la caccia all'uomo mirata ad arrestare Basho Tesi, Mikel Hasanbelli e Ilir Pere, fuggiti il 27 ottobre 2016 segando le sbarre, legando alcune lenzuola con cui calarsi e scavalcando le mura di cinta. Solo Ilir Pere è stato trovato.

     

    carcere rebibbia carcere rebibbia

    Per il sindacato della penitenziaria, Sappe, i due evasi di ieri sarebbero «stati favoriti dal probabile mancato funzionamento del sistema anti-scavalcamento e dal fatto che non ci sono le sentinelle sul muro di cinta». Questa evasione sarebbe «la conseguenza dello delle carenze di organico». Il segretario del Sappe Donato Capece ha ricordato che proprio pochi giorni fa era stata richiamata «l'attenzione sulle criticità del carcere romano ed era stato richiesto di rimediare con l'assunzione di dieci agenti».

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