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    NIENTE E’ IMPOSSIBILE. NEANCHE PILOTARE UN AEREO PUR CHI E' CIECA – L’INCREDIBILE STORIA DI SABRINA PAPA, NON VEDENTE DALLA NASCITA: “MI BASTANO L'UDITO E UN ISTRUTTORE CHE DA' LA DIREZIONE. SENTO IL MOTORE MEGLIO DEGLI ALTRI. IN FRANCIA TANTI COME ME SFIDANO IL CIELO MA IN ITALIA NON ESISTE UNA NORMATIVA E NON C'E' NEANCHE L'ASSICURAZIONE''


     
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    Miriam Romano per Libero Quotidiano

     

    Seduta al posto di comando di un aereo, con la sua memoria infallibile e quell' udito che riesce a percepire ogni inflessione del rumore del motore. È incredibile vedere Sabrina Papa pilotare uno di quegli apparecchi ultraleggeri che si destreggiano tra i cieli, che passano in mezzo alle nuvole con acrobazie sempre diverse.

     

    È incredibile perché la 47enne Sabrina, impiegata che vive a Roma, è cieca fin dalla nascita. Non hai mai potuto buttare un occhio sul mondo e vedere le sfumature del cielo quando si libra in alto a bordo di un aeroplano. «Non posso vederli i metri che mi separano da terra», spiega, «ma li sento meglio di chiunque altro.

     

    Volare era il mio sogno fin da bambina, quando abitavo a Lecce vicino a un aeroporto. Sentivo il rumore degli aerei come se fosse un richiamo. Volevo essere uno di loro per volare via».

    «Avevo persino vergogna a dirlo ad alta voce. "Cosa vuoi fare?" mi ripetevo, "Sei cieca, è impossibile per te"».

     

    Alla fine ce l' hai fatta. Sei l' unica non vedente in Italia in grado di pilotare un aereo.

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    «Sì, e non perché sono speciale, ma per un motivo semplice: in Italia non esiste una normativa per piloti non vedenti. Non c' è nessuna assicurazione a coprire gli eventuali danni, così se dovesse succedere qualcosa mentre sono in volo sarebbe un disastro».

     

    Ma se non c' è una normativa, tu come ci sei riuscita?

    «Ho iniziato circa un anno e mezzo fa quando un post su Facebook dei Baroni Rotti, un' associazione di piloti con disabilità, ha catturato la mia attenzione. Li ho contattati e ho iniziato a frequentare un aereoclub di Roma, e lì gli istruttori mi hanno insegnato tutto. Poiché non esiste una normativa ci siamo inventati tutto da soli. Ovviamente ci muoviamo in totale sicurezza, però le difficoltà ci sono, soprattutto economiche dato il mio handicap».

     

    In che senso? Volare ti costa di più rispetto agli altri piloti?

    «Un' ora di volo costa 120 euro. A me fanno uno sconto, ma poi ci sono i libri da studiare che a me tocca ristampare in braille. In Francia, invece, che conta circa 50 non vedenti, hanno i libri con disegni in rilievo».

     

    Ma com' è possibile pilotare un aereo senza...

    «Senza vedere? È impossibile. Infatti non sono mai sola al posto di comando, ma sempre affiancata da un istruttore di volo. Sono un' allieva pilota. Ho imparato a memoria i comandi, so dove sono posizionati e dove mettere le mani.

    L' istruttore mi dice cosa fare. Le prime volte mi metteva le mani sulle spalle, spingendomi quella destra o quella sinistra a seconda del comando da azionare».

     

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    L' occhio, però, in qualche modo ci vuole sempre?

    «Sì. In Francia hanno da poco inventato uno strumento, il sound flyer. È un apparecchio acustico dotato di un tastierino. Ti dice la posizione dell' aereo, se è troppo a destra o a sinistra. E tu, in base a quello che dice, devi sapere dove mettere le mani».

     

    Hai mai avuto paura? E se non puoi vedere, come mai ti piace tanto volare?

    «Non ho mai avuto paura e se si potesse starei sempre per aria. La vista è un limite, ma voi vi perdete tutto il resto: le sensazioni del corpo, soprattutto quelle uditive.

    Sento benissimo il motore, meglio di piloti che hanno molta più esperienza di me, distinguo fino a una differenza di cento giri».

     

    I tuoi genitori come hanno preso questa passione?

    «Malissimo. Me ne hanno dette di tutti i colori. Però sono abituati, ho sempre scelto le cose più difficili, lo scii, equitazione, l' arrampicata».

     

    La reazione più comune quando dici di essere una pilota?

    «Restano stupefatti e sorpresi se fatico a raccogliere qualcosa per terra. Per un cieco è molto più facile pilotare un aereo che andare da qualunque parte sulla terra. Per potermi spostare per Roma devo sempre chiedere aiuto.

    Il punto è che la gente dovrebbe trattarci come persone».

     

    In che senso?

    «Le persone tendono sempre a dirmi che va tutto bene perché sono cieca. Ma non è così. Io ho un handicap. Voglio che mi si dica quello che non va bene».

     

    Prossimi obiettivi?

    «Comprare il sound flyer e continuare a volare. Ma anche istituzionalizzare quello che faccio per aiutare altri non vedenti a volare».

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