PROSTITUTA TORINO
Lodovico Poletto per la Stampa
Quanto vale la vita di una prostituta? Anxela aveva vent' anni compiuti il primo marzo e un' esistenza di quelle che se le leggi sui libri pensi siano inventate. Aveva una famiglia in Albania e un marito in Italia. Un uomo molto più grande di lei, originario di Lecce, che l' aveva sposata prima di scappare, con lei, a Ravenna. «Era bella e giovane», ripete adesso questo signore che di nome fa Massimiliano Turco e alle spalle ha pure lui una vita complicata. Erano andati a vivere in centro, proprio alle spalle di piazza del Popolo, zona di ristoranti eleganti e di griffe.
Ma il loro alloggio sono tre stanze modeste. Anxela, da qualche tempo, si vendeva a Torino: un mese o poco più, da quando cioè aveva detto addio al marito. E ora, ostaggio di trafficanti di Tirana e Durazzo che sanno quanto vale - e quanto rende - una ragazza di quell' età, bella con i suoi occhioni chiari, l' aveva sbattuta su uno dei vialoni che portano verso la campagna. Anxela Mecani, è morta l' altra notte in ospedale. L' avevano scaraventata giù da un' auto nella tangenziale di Torino: aveva lesioni interne come se un pugile l' avesse pestata per spappolarla senza lasciare segni. L' hanno raccolta che ancora respirava. Erano le tre di sabato.
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E adesso, a guardare con distacco questa storia che sta impegnando gli investigatori della Mobile di Torino, vengono in mente tutte le Anxela che hanno fatto la sua fine: ventenni o appena più grandi.
Bambole di pezza, gettare via in autostrada, o scaricate in un fosso lungo le statali, quando non servono più. Oppure sono diventate meno docili.Meno schiave. Bamboline vestite con micro abiti che talvolta scatenano le perversioni dei clienti.
Chissà se con Anxela è andata davvero così. Se da quella utilitaria che ora cercano i poliziotti l' ha spinta giù l'«Organizazzione» perché non rendeva più come un tempo, oppure perché era diventata ribelle. O se è stata lei a lanciarsi davanti a una stazione di servizio illuminata per scappare a un bruto. Un cliente di quelli che tutte le Anxela del mondo non vorrebbero mai incontrare.
Uno, per capirci, alla Maurizio Minghella che di Anxela ne ha 15 sulla coscienza: ammazzate tra la Liguria e Torino. Ha preso 130 anni di carcere. «Serial killer» lo hanno chiamato.
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Per non star lì a dire che era un sadico, forse anche pervertito che passava con una facilità senza uguali dalle torture agli omicidi. E poi se ne tornava tranquillo a montare giocattoli di legno per bambini. Oppure come Giancarlo Giudice, un altro che da Torino ha fatto inorridire mezza Italia. Nove prostitute uccise in pochi anni.
Finiva un viaggio con il suo camion, arriva a casa e uccideva.
Il «Mulo del volante» come lo chiavano i colleghi non aveva mai cedimenti. E adesso, scontata la sua pena, è tornato in libertà.
E allora quanto vale la vita di una ragazza come Anxela?«Vale quello che riesci a dare all' organizzazione: se li fai ricchi stai bene, se sgarri sei morta», diceva Anila, anni fa, piangendo dietro i nastri rossi e bianchi della polizia, mentre gli uomini in tuta bianca fissavano la scena dell' ennesima prostituta ammazzata. Anxela però era ancora merce preziosa per i trafficanti. Era un bancomat. O un portafoglio pieno.
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E c' è il sospetto che dietro la sua morte ci sia altro. Un cliente feroce, ma dalla faccia pulita. «Perché noi non saliamo in auto se il cliente non ci convince. Noi guardiamo tutto, stiamo attente», raccontano adesso le ragazze che si vendono sul viale che porta alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, la lussuosa residenza di campagna di Casa Savoia. Ecco, Anxela lavorava da queste parti da meno di un mese. Di notte. E di giorno. Perché più sei brava è più incassi. Più fai felice chi ti sfrutta, più soldi hai per comprati telefoni e vestiti.
E camuffare la tua esistenza.
Dimenticando per un attimo che sei preziosa soltanto fin quando rendi. E hai speranze di un' esistenza migliore fino a che la tua strada non incrocia un pazzo.
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