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    DAL CONFLITTO IN UCRAINA ARRIVA UN CETRIOLONE PER L'EUROPA! L’INFLAZIONE CONTINUA A CORRERE: A GIUGNO SEGNA UN NUOVO RECORD NELL’EUROZONA SALENDO FINO ALL’8,6%, IN ITALIA È ALL’8% - AD ALIMENTARE IL CAROVITA CONTINENTALE SONO I PREZZI DELL’ENERGIA, A CAUSA DELLE TENSIONI SULL’EXPORT DI GAS E PETROLIO RUSSO PER LA GUERRA IN UCRAINA - LA BANCA CENTRALE EUROPEA SI PREPARA AD ALZARE I TASSI DI INTERESSE PER LA PRIMA VOLTA DA 11 ANNI...


     
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     Giuliana Ferraino per corriere.it

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    L’inflazione continua a correre: a giugno segna un nuovo record salendo fino all’8,6%, in media, nella zona euro dall’8,1% di aprile, secondo le stime preliminare di Eurostat, l’uffiico statistico europeo. L’indice dei prezzi al consumo aumenta anche in Italia: il mese scorso ha segnato +1,2% su aprile, arrivando all’8% su base annuo, il nuovo picco dal gennaio 1986, quando arrivò all’8,2%. In Spagna va ancora peggio, con l’indice dei prezzi in rialzo al 10%, mentre in Grecia è al 12%. Più contenuta in Francia (+6,5%), mentre in Germania a sopresa l’indice è sceso di mezzo punto all’8,2% dal precedente 8,7%.

     

    Ad alimentare il carovita continentale sono, ancora una volta, i prezzi dell’energia, in rialzo del 41,9% a giugno dal 39,1% di maggio, a causa delle tensioni sull’export di gas e petrolio russo per la guerra in Ucraina. In Italia il rincaro sul mercato energetico è ancora più marcato, con una crescita che dal +42,6% di maggio accelera a +48,7% a giugno, soprattutto a causa della corsa dei beni energetici regolamentati (+64% rispetto all’aumento del 39,3% dei beni energetici non regolamentati).

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    Alla corsa dei prezzi contribuisce anche l’accelerazione dei prezzi alimentari lavorati e no, che nella zona euro cresce dell’8,9% e in Italia sale del 9,6% a giugno, spingendo ancora più in alto il nostro carrello della spesa, che segna un aumento dell’8,3%. L’«inflazione di fondo», al netto cioè degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +3,2% a +3,8% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,6% a +4,2%.

     

     

     

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    In questo scenario sempre più preoccupante, la Banca centrale europea si prepara ad alzare i tassi di interesse per la prima volta da 11 anni durante la prossima riunione di politica monetaria in programma il prossimo 21 luglio. L’aumento già annunciata dalla presidente Christine Lagarde sarà di 25 punti percentuali. Ma a questo punto appare ormai scontato un nuovo rialzo di mezzo punto a settembre. Dopo potrebbero seguire aumenti più aggressivi, ha anticipato Lagarde al Forum della banche centrali a Sintra, in Portogallo.Dipenderà dai dati, che per ora non promettono nulla di buono.

     

    Il problema — e il presidente della Federal Reserve Jerome Powell lo ha detto chiaramente a Sintra— è che il rischio di perdere il controllo sull’inflazione, con il disancoraggio delle aspettative nel medio periodo, è molto peggiore del rischio di una recessione. Almeno questo vale negli Stati Uniti, alle prese con un’economia in salute e un mercato del lavoro che continua a perdere milioni di lavoratori ogni mese, costringendo le aziende ad aumentare i salari e a lasciare scoperte molte posizioni.

     

    Sono tante le spiegazioni che gli esperti forniscono per spiegare il fenomeno delle grandi dimissioni, che sta alimentando una pericolosa spirale prezzi salari. Fra queste probabilmente c’è anche l’enorme quantità di denaro immessa dalla Fed nell’economia, mentre i tassi restavano a zero. Questo ha fatto salire il valore delle case a nuovi massimi e fatto volare le Borse, facendo esplodere la domanda interna. Salvo la brusca inversione di marcia che ora sta deprimendo i listini.

     

    JEROME POWELL JEROME POWELL

    In Europa le cose sono un po’ diverse e per Christine Lagarde il compito è più difficile. L’economia della zona euro, dopo la crisi provocata dalla pandemia, è in frenata rispetto alle stime formulate dopo il varo del Recovery Fund, che promette risorse e investimenti in cambio di riforme per modernizzare le economie e accompagnare la transizione digitale ed energetica. L’Invasione russa dell’Ucraina ha esacerbato il rialzo delle quotazioni di petrolio e gas, già in aumento. Mentre la politca zero Covid della Cina ha prolungato gli strozzamenti delle catene di fornitura. Perciò l’intevento della Bce, legittimo, è meno efficace per domare un’inflazione che non è generata soprattutto dall’aumento della domanda, come in America. Allo stesso tempo il rialzo dei tassi potrebbe deprimere l’economia e innescare una recessione. Al momento non si vede ancora, ma potrebbe arrivare nel 2023.

     

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