Estratto dell’articolo di Danilo Ceccarelli per “la Stampa”
«Banlieue in Francia è diventato sinonimo di ghetto per immigrati, le politiche di integrazione hanno fallito, i figli e i nipoti dei primi migranti non mai diventati francesi a pieno titolo».
BERNARD GUETTA
Bernard Guetta, giornalista ed eurodeputato del gruppo Renew, sintetizza così i problemi sociali legati alle periferie in fiamme.
[…] «[…] abbiamo un problema che si pone ormai da diversi decenni con i figli, i nipoti e i pronipoti degli immigrati arrivati nel dopoguerra e nel periodo post-coloniale. […] non è stata perseguita la politica di integrazione francese, che ad esempio è molto diversa da quella britannica. È un progetto portato avanti solo a metà, forse tre quarti. Chi viene dall'immigrazione oggi frequenta la scuola della Repubblica, ha gli stessi diritti degli altri francesi perché sono nati sul territorio nazionale, spesso come i genitori. Ma non sono mai stati visto come dei francesi a pieno titolo perché con o senza consapevolezza, la maggior parte di loro è stata lasciata all'interno di ghetti, che sono le banlieue. E quando si crea un ghetto, ci sono dei problemi che nascono di conseguenza».
BANLIEUE DI PARIGI
Per esempio?
«Da un punto di vista sociale, nascere in un quartiere difficile è un segno. Prendo il caso del mondo del lavoro, dove una persona nata da una famiglia di origini straniere in una banlieue riscontra spesso delle difficoltà legate più all'indirizzo che figura sul curriculum che al nome. Se viene da una periferia che ha la fama di essere un ghetto, il datore di lavoro ha il riflesso di farsi delle domande sul fatto che il candidato è una possibile fonte di problemi e preoccupazioni».
scontri con la polizia nelle banlieue 3
[…] «Da una trentina di anni si è instaurato un gioco deleterio di cowboy e indiani tra poliziotti e ragazzini. Utilizzo questo termine perché stiamo parlando di giovani che arrivano ad un massimo di 22 o 23 anni. Per la maggior parte sono adolescenti. Si crea quindi una tensione permanente di cui sono vittime anche gli agenti, non solamente i ragazzi. […]».
Pensa che l'eventuale applicazione dello stato di emergenza di cui si sta parlando in questi giorni possa risolvere la situazione?
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«Potrebbe diventare una necessità politica nel momento in cui lo Stato dovrà compiere un gesto forte optando per una misura volta a colpire l'attenzione. […] Le forze dell'ordine al momento sono mobilitate sul territorio, è non credo che si comportino in modo tenero o lassista. Le manifestazioni continueranno anche con lo stato di emergenza. Certe volte, però, la politica è fatta anche di parole e simboli». […]
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